Tra oggi (mercoledì 25 luglio) e domani, più di 600 voli (il 12% del traffico aereo totale) del colosso low cost Ryan Air verranno cancellati in seguito allo sciopero del personale di volo che rivendica migliori condizioni salariali e di lavoro. Una lotta che arriva dopo le proteste del dicembre scorso in cui lo stato di agitazione sotto il periodo delle vacanze di Natale spinse l’azienda a riconoscere come interlocutori i sindacati dei lavoratori per la prima volta in 32 anni di storia.

L’ITF (International Transport Workers’ Federation) la federazione sindacale di gran lunga più rappresentativa all’interno del corpo dei dipendenti Ryanair ha inviato una lista di richieste che vanno dai miglioramenti delle condizioni economiche alla sicurezza degli equipaggi ma anche il contrasto a forme di lavoro precario (affidato ad agenzie esterne) e ai premi di produzione legati alla vendita di prodotti sugli aerei.

Il botta e risposta fra l’azienda, che dopo essere stata costretta dalla pressione dei lavoratori ad accettare la presenza dei sindacati ora non ne vuole sapere di fare concessioni di alcun tipo, e i sindacati stessi non ha prodotto risultati apprezzabili così in Spagna, Belgio, Portogallo e Italia i lavoratori si fermeranno, come avevano fatto i lavoratori di Germania, Regno Unito, Francia e Grecia nella settimana tra il 12 e il 20 luglio che ha causato la cancellazione di decine di voli da e per questi paesi.

In Italia la situazione vede la Fit-Cisl come unica sigla sindacale interlocutrice con Ryanair mentre UIL e CGIL andranno allo sciopero. Ovviamente per l’azienda tutto questo baccano è incomprensibile in quanto (dopo solo trentadue anni!) si sta discutendo, ovviamente con il sindacato che gli è sembrato più comodo, di un contratto nazionale collettivo. Non sorprende che la compagnia aerea utilizzi, per tentare di spegnere la protesta, la solita trita e ritrita storia della tutela dei consumatori che tanto piace ai padroni quando in realtà stanno solo difendendo i propri profitti milionari.

Il sindacato Belga CNT ha poi denunciato, nei giorni scorsi, l’intenzione dell’azienda a richiamare piloti da Germania e Polonia per sostituire gli scioperanti, evidente condotta antisindacale in teoria totalmente illegale.

La lotta dei lavoratori Ryanair si concentra quindi su alcune delle forme di sfruttamento tanto amate dai padroni 4.0, dall’uso delle agenzie esterne con tutto ciò che ne consegue, all’insicurezza del salario legato a forme di produttività quantomeno molto dubbie, alla disattesa (o, in questo caso, proprio all’assenza) di un contratto collettivo nazionale. La risposta dell’azienda è quella di sempre: comportamento antisindacale e muro verso le richieste dei lavoratori.

Un altro dato interessante è che Ryanair, nonostante gli scioperi, ha aumentato il volume di passeggeri del 7% (superando la quota di 37 milioni e mezzo) chiudendo il primo trimestre con un utile di 319 milioni di euro, in calo del 20% rispetto a quello precedente, i ricavi sono saliti del 9% portandosi a 2,07 miliardi di euro. Sulla diminuzione dell’utile pesa, secondo l’azienda, il rincaro del carburante e l’aumento del costo del lavoro, ulteriore prova, se mai ce ne fosse stato bisogno, che gli interessi di azienda e lavoratori sono contrapposti, se i lavoratori chiedono e ottengono miglioramenti salariali e normativi, li possono ottenere solo ai danni dell’azienda e viceversa, se l’azienda aumenta i profitti, questi ricadono sulla testa dei lavoratori.

CM