Ieri sera un uomo ha sparato con un kalashnikov a Parigi, sugli Champs Elysees,  contro alcuni agenti della polizia francese uccidendone uno e ferendo alcuni passanti. Un attacco di tipo terroristico prontamente rivendicato dallo Stato Islamico e che arriva a pochi giorni dalle elezioni presidenziali.
Una dinamica di attacco barbaro che rientra perfettamente nei canoni dei gruppi jihadisti, impegnati in una “guerriglia reazionaria” nei paesi imperialisti occidentali, fatta di attacchi contro civili inermi o a sorpresa contro singole pattuglie della polizia.

L’attentatore è un francese di 39 anni, già noto alla gendarmeria e con precedenti per reati comuni. È quest’ultimo un dato che ricorre spesso nella decifrazione del profilo dei militanti di Daesh (Isis). Sul suolo europeo sono quasi tutti ex detenuti o personaggi che vivono grazie al commercio di droga. Sono, cioè, appartenenti alla classe del sottoproletariato, a quel gruppo che vive di attività illegali e piccoli lavori, che Marx definisce giustamente “feccia al servizio della reazione”.
È evidente una crescente e progressiva radicalizzazione verso il terrorismo islamista da parte di giovani, autoctoni e immigrati, costretti ai margini della società democratica borghese. Non è un caso se la maggior parte dei militanti europei di Daesh viva nei quartieri popolari e periferici delle metropoli imperialiste.

I leader politici della destra Fillon e Marine Le Pen hanno prontamente annunciato che, se vinceranno le elezioni, attueranno una politica dal pugno di ferro “contro il terrorismo”, che molto probabilmente si tradurrà in una politica contro la popolazione di origine araba e contro gli islamici.
Mélenchon, principale candidato della sinistra neoriformista, dichiara che la lotta all’islamofascismo sarà una priorità del suo governo, ma non dice neppure una parola sulle politiche imperialiste francesi in Africa e in Medio Oriente.

L’attacco di ieri sera rappresenta un assist alle destre da parte dei gruppi del terrorismo islamista. È un atto stupido e cinico di un gruppo militare e politico interessato al controllo del commercio del petrolio. La “guerra di religione” è soltanto il contorno ideologico con cui giustificano i propri affari. Attentati di questo genere non rappresentano né una risposta all’imperialismo né  una forma di resistenza. È la conseguenza di una mancanza di direzione rivoluzionaria per le classi povere in Francia così come in Medio Oriente. Daesh emerge in mancanza di un’alternativa di classe e progressista alla povertà e alla marginalizzazione sociale di milioni di giovani. Il suo radicamento nel tessuto sociale è diretta conseguenza delle politiche di guerra e saccheggio che gli Stati-Nazione imperialisti dell’Unione Europea portano avanti in tutto il globo e del tradimento delle aspirazioni di benessere dei lavoratori da parte della sinistra tradizionale.

Soltanto costruendo l’unità tra operai autoctoni e immigrati, soltanto con una dura lotta alle idee religiose, sessiste, misogine, omofobe e razziste nelle sedi di organizzazione del movimento operaio è possibile scongiurare il reclutamento della gioventù nei gruppi dell’estrema destra islamica, in Francia così come altrove. Soltanto lottando per la ripartizione del lavoro in egual misura fra tutti, cancellando la disoccupazione, sarà possibile evitare attacchi terroristici. Soltanto lottando contro “l’imperialismo di casa propria” sarà possibile sconfiggere la jihad.

Lottare per questa prospettiva è il compito dei rivoluzionari francesi ed europei nella fase attuale. Oggi più che mai l’umanità è a un bivio: o il capitalismo con le sue guerre imperialiste e il suo totalitarismo o il socialismo con la sua associazione libera degli operai per una democrazia internazionale dei lavoratori. Non c’è via di mezzo e i candidati del riformismo francese non possono rappresentare questa prospettiva.

 

Redazione

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