Il movimento 5 stelle, tutt’altro che essere “nato dal basso”, è stato fondato, in realtà, nel 2009  dal comico genovese Beppe Grillo e dall’imprenditore del web Gianroberto Casaleggio.

In seguito alla morte di Casaleggio, Beppe Grillo è rimasto unico leader per conto della Casaleggio Associati.
Questo movimento somiglia molto di più a un’azienda piuttosto che a una organizzazione politica. Enrico Grillo, nipote di Beppe, è vicepresidente; Enrico Maria Nadasi, che gestisce una società finanziaria per le risorse  sociali della Regione Liguria, è segretario del movimento. Rocco Casalino, invece, è portavoce, con un passato passato nelle trasmissioni Mediaset, tra le quali il Grande Fratello, coinvolto in scandali a sfondo sessuale assieme a Lele Mora.

Dal 2009 il movimento ha fatto dell’antipartitismo di mussoliniana memoria la sua bandiera: nè destra nè sinistra, rottamare tutto il vecchio sistema politico, ecc. Un modo per polarizzare i voti degli scontenti sia a destra che a sinistra. Stessa metodologia che utilizzò Benito Mussolini agli inizi della sua ascesa e che riuscì a trascinare a sè anche militanti socialisti interventisti, nonchè Bombacci, fondatore del PCd’I e subito dopo passato con i Fasci di Sansepolcro.

Il M5S ha avuto la stessa dinamica di sviluppo. Nei primi anni ha affascinato tanti militanti di sinistra delusi dalle vecchie dirigenze di sinistra; alcune organizzazioni stalinista o tardostaliniste – come i CARC e Rete dei Comunisti – hanno sostenuto e continuano a sostenere che questo movimento abbia un ruolo progressivo.

Il M5S è permeato così in diversi segmenti dei movimenti di massa, tra i primi quello interclassista NoTAV, eleggendo anche diversi sindaci (vd. Appendino a Torino) grazie al suo formale sostegno a questa battaglia.

Al netto delle urla “antisistema” del comico milionario e pluripregiudicato di Genova, la sostanza del programma del M5S si caratterizza per la sua volontà di destinare i soldi pubblici (dei lavoratori) alle piccole e medie imprese. Ai lavoratori la miseria di un reddito di cittadinanza ricavato dagli stessi salari di altri operai: togliere a povere per dare a poveri.

Alla tanto sbandierata difesa della Costituzione contro il “mafioso Berlusconi” il M5S ha poi preferito l’apertura a Casapound (alla domanda “Lei è antifascista?”, Beppe Grillo rispose:”Non è un mio problema”, confermando che per il M5S non c’erano problemi se “i militanti di Casapound volevano candidarsi nelle loro fila”).

Le posizioni euroscettiche sono state poi abbandonate in nome di una più sobria e realista “rinegoziazione del debito” (stessa cantilena di Renzi e Gentiloni), ma sono rimaste le idee razziste, il programma antimmigrazione e il sostegno alle pulsioni secessioniste della Lega Nord (Sostegno al voto referendario per l’Autonomia di Veneto e Lombardia a discapito delle regioni del Sud). Uno dei capisaldi, invece, resta la lotta alle organizzazioni dei lavoratori: combattere i sindacati sembra essere una proprietà per il M5S, al punto tale che Di Maio ha annunciato che se sarà il prossimo Premier farà una legge per regolare la vita interna ai sindacati (lo Stato degli imprenditori che decide come deve funzionare il sindacato; Mussolini ne sarebbe compiaciuto).

Il programma del M5S è quello della reazione. Combatterlo è una priorità del movimento operaio.

R. M.

Nato a Cesena nel 1992. Ha studiato antropologia e geografia all'Università di Bologna. Direttore della Voce delle Lotte, risiede a e insegna geografia a Roma nelle scuole superiori.