L’avanzata e l’escalation della propaganda di guerra degli Stati Uniti e della NATO e il riconoscimento da parte di Putin delle repubbliche di Donetsk e Lugansk sono finiti in un’operazione militare russa in Ucraina.

Il governo Draghi difende a spada tratta l’escalation promossa dagli USA di Biden.

Abbasso l’interventismo imperialista NATO e l’aggressione militare russa in Ucraina.

Per un’Ucraina indipendente, operaia e socialista!


Il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato nelle prime ore di questa mattina, giovedì 24 febbraio, un’operazione militare speciale in Ucraina, a partire dalla regione filorussa del Donbass. Lo ha fatto dopo un discorso in cui ha dichiarato che la Russia non può permettere che esistano installazioni militari ucraine al suo confine e che effettuerà operazioni per “smilitarizzare” l’Ucraina. L’operazione ha incluso truppe russe di terra che sono immediatamente penetrate Donbass, anche oltre i confini delle autoproclamate Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk, che Putin ha riconosciuto giorni fa, con un attacco su larga scala alle postazioni militari ucraine.

Questa decisione arriva dopo mesi di avvertimenti incrociati e di escalation militaresca, e decenni di espansione della NATO nell’Europa orientale nelle zone di influenza dell’ex URSS. Il primo ministro italiano, Mario Draghi, ha seguito la tradizione italiana di totale appoggio alla NATO e agli USA, nodo politico su cui l’alta politica italiana aveva dato conferma a gran voce nella recente crisi per l’elezione del presidente della Repubblica. Draghi è anzi in prima linea nel rivendicare “sanzioni dure” e nell’escludere qualsiasi possibilità di un intervento diplomatico immediato per interrompere i combattimenti e tornare al tavolo dei negoziati. In questo, ancora una volta la retorica del PD, principale sostegno del governo, per una “pace immediata”, è stravolta dalla sua stessa azione di governo, e rivendica in modo criminale la pace che “fino a oggi” è regnata per decenni Europa… come se la guerra in Yugoslavia, dove l’intervento NATO fu appoggiato dagli stessi politici del PD di oggi, non fosse mai avvenuta. D’altronde, pur parlando di pace, è evidente che il PD è già pronto a schierarsi a favore di una pericolosissima prova di forza della NATO a sostegno del governo ucraino.

L’Ucraina ha ricevuto sostanziali aiuti finanziari e militari negli ultimi due anni dall’UE e dalle amministrazioni statunitensi di Trump e Biden. Negli ultimi mesi questo processo si è rafforzato con l’invio di truppe direttamente nel Mar Nero, e negli ultimi giorni nei paesi della NATO nel Baltico.

Il governo italiano fa la sua parte in questa escalation criminale, avendo assicurato l’invio, perlopiù in Romania e Lettonia, di circa 1.000 tra alpini e bersaglieri (sostanzialmente veterani delle missioni in Kosovo e Afghanistan) dotati di mezzi blindati Lince e Puma, e 4 coppie di caccia Eurofighter e F35, mentre rimane all’erta la portarei Cavour, ed è già pronta una sezione dedicata di informatici per la cyberguerra. Questo dispiego di forze ha un costo previsto di 78 milioni di euro secondo Milex, l’Osservatorio sulle spese militari italiane.

Le truppe italiane devono essere ritirate tutte e subito!

Mentre i tempi degli interventi “eterodossi” di Berlusconi nelle crisi diplomatiche con la Russia sono un lontano ricordo, il centrodestra, desideroso di tornare presto al governo con una rinnovata credibilità istituzionale, non si può permettere di prendere posizione apertamente a favore di Putin, celebrato da molti suoi esponenti fino a oggi.

Il M5S, pur esprimendo il ministro degli esteri Luigi Di Maio, assiste impotente alla crisi, vittima delle sue giravolte in politica estera che lo portano ad avere una posizione atlantista di chi nel dubbio si mette in riga con gli altri, mentre il portavoce Conte parla della necessità di un’azione unitaria dell’Unione Europea, quando una cosa certa di questa crisi è che l’UE non è neanche lontanamente nelle condizioni di incidere rapidamente come attore internazionale quando si toccano i nodi strategici della politica internazionale degli Stati, e quando gli interessi più profondi della classe dominante dei paesi “forti” dell’UE sono in gioco, come nel caso della politica autonoma della Germania rispetto alla questione della fornitura di gas russo e del gasdotto North Stream 2.

Più di 30 anni dopo la fine della guerra fredda, gli Stati Uniti mantengono una politica ostile verso la Russia. Questa è, dopo la Cina, la seconda ipotesi di conflitto nella nuova strategia di sicurezza imperialista.

Si può dire che i paesi dell’UE nel complesso siano impegnati nello sforzo strategico della NATO di accerchiare e ridurre l’influenza della Russia, anche se alcuni, tra cui l’Italia, hanno tentato seriamente di stabilire relazioni meno tese in difesa dei propri interessi imperialisti, ma senza successo. Né l’atlantismo né l’europeismo imperialista sono un’alternativa alla logica della competizione, degli scontri e persino delle guerre tra paesi e potenze, verso cui siamo spinti.

L’Ucraina è al centro di questa disputa della NATO con la Russia. Uno scontro che è alla base di recenti conflitti come quello in Georgia nel 2008, quello che ha diviso l’Ucraina dopo il movimento reazionario di piazza Maidan nel 2014 o l’attuale aggressione militare, che può intensificarsi e portare a una guerra aperta reazionaria. In ogni caso, l’azione militare ordinata dal presidente russo apre la porta a un confronto più ampio.

Al di là delle sue dichiarazioni di “difesa nazionale” contro l’avanzata delle potenze imperialiste americane ed europee, il regime di Putin è completamente reazionario. Non serve solo gli interessi capitalistici degli oligarchi che la pensano come lui, ma anche obiettivi controrivoluzionari in senso più ampio, come dimostra l’intervento militare ordinato da Putin per schiacciare la rivolta popolare in Kazakistan, o l’interferenza a favore del regime di Assad in Siria.

Decenni di oppressione nazionale, prima sotto lo zarismo e poi sotto lo stalinismo, e ora con l’assoluta negazione da parte di Putin dello status di nazione e di Stato indipendente dell’Ucraina, alimentano un nazionalismo reazionario anti-russo in Ucraina, usato dal governo Zelensky, dagli oligarchi legati al business USA e UE, e dalle potenze imperialiste.

Con il pretesto della “sovranità dell’Ucraina” o della difesa della “democrazia” contro l'”autocrazia”, gli USA e la NATO stanno spingendo le tendenze verso una guerra che sarà catastrofica per i lavoratori e i popoli.

Ecco perché noi rivoluzionari chiediamo una mobilitazione contro l’inizio di questa guerra reazionaria, contro la NATO e le sanzioni imposte dalle potenze imperialiste, così come rifiutiamo l’intervento militare della Russia in Ucraina. L’Ucraina, nel gioco geopolitico odierno, può essere solo merce di scambio. La possibilità di un’Ucraina indipendente è inestricabilmente legata alla lotta contro gli oligarchi da entrambe le parti e a una prospettiva socialista. La possibilità di fermare le guerre reazionarie è in definitiva legata allo sviluppo della rivoluzione socialista e alla fine della dominazione imperialista in tutto il mondo.

Rivendichiamo lo sviluppo di una mobilitazione indipendente, in Italia apertamente schierata contro l’atlantismo anche del PD, contro l’inizio di questa guerra reazionaria.

·Mobilitiamoci contro la guerra

·No all’intervento militare russo in Ucraina

·Abbasso la NATO! Ritiro immediato dei contingenti alla frontiera orientale della NATO, truppe italiane comprese, basta all’escalation imperialista! Per la chiusura di tutte le basi NATO

·Per un’Ucraina indipendente, operaia e socialista

 

Frazione Internazionalista Rivoluzionaria

La FIR è un'organizzazione marxista rivoluzionaria, nata nel 2017, sezione simpatizzante italiana della Frazione Trotskista - Quarta Internazionale (FT-QI). Anima La Voce delle Lotte.