Le dimissioni a sorpresa del 4 Novembre del Primo ministro libanese Saad Hariri, potrebbero far precipitare ulteriormente il Libano in una situazione di crisi politica, e ha infatti molto a che fare con l’aumento delle tensioni regionali, in particolare tra l’Iran e l’Arabia Saudita.

Saad Hariri, dall’ottobre 2016, era al capo di un governo di coalisione raggruppando quasi l’intero spettro politico libanese, incluso l’Hezbollah. E’ proprio a quest’ultimo che Hariri si aggrappa per giustificare le sue dimissioni:”L’Iran ha una presa molto forte sul destino dei paesi della regione. L’Hezbollah è il braccio dell’Iran non soltanto nel Libano ma ugualmente negli altri paesi arabi. In questi ultimi decenni, l’Hezbollah ha imposto una situazione, di fatto compiuta, dalle sue forze armate.

GUERRA D’INFLUENZA TRA L’IRAN E L’ARABIA SAUDITA

Ci sono simboli che non ingannano mai, e il fatto che Saad Hariri avrebbe annunciato le sue dimissioni attraverso un testo letto in televisione dall’Arabia Saudita , suo sponsor politico e finanziario, è uno di loro.

In effetti, è difficile non fare un collegamento tra ,una parte, l’interrogatorio dell’Iran e dell’Hezbollah, e dall’altra parte, la diplomazia saudita sempre più aggressiva per quanto riguarda Teheran , sotto la guida del principe ereditario Mohammed Ben Salman, con l’incoraggiamento di Donald Trump. Coincidenza ? E’ nello stesso 4 Novembre che una grande spazzata è stata organizzata dal sistema di stato saudita, con l’arresto di una cinquantina di personalità, tra cui 11 principi e 4 ministri, rinforzando sempre più la presa di  “MBS”  sulle leve di comando del paese.

La guerra d’influenza in cui sono impegnati l’Iran e l’Arabia Saudita , direttamente o per l’intervento degli alleati regionali, conosce anzi una nuova accelerazione , precipitata poi dai recenti successi in Siria, di Assad, delle milizie iraniene e dell’Hezbollah contro le alleanze dei Sauditi.

In un tale contesto ,  al quale conviene aggiungere la terribile guerra dello Yemen, le minacce del ministro saudita per gli Affari sul Golfo, Thamer al-Sabhane, non sono da prendere alla leggera:”I libanesi devono scegliere tra il paese e l’affiliazione a Hezbollah.”

NESSUN COMPROMESSO IN VISTA

La crisi politica aperta dalle dimissioni di Hariri continua a durare e il Libano, già considerevolmente destabilizzato per l’afflusso massiccio dei rifugiati provenienti dalla Siria, si ritrova ancora una volta ostaggio delle rivalità tra potenze regionali. Da molto tempo, nel 2016 è stato trovato un fragile equilibrio tra le forze politiche rivali, anche nemiche, e nulla lascia supporre che un qualsiasi compromesso potrebbe essere nuovamente ottenuto.

I regimi reazionari iranieni e sauditi, cosi come i rispettivi alleati, Hezbollah e Corrente del Futuro (Hariri), sembrano determinati a far aumentare la tensione: l’Arabia Saudita ha affermato che ha preso in considerazione che il Libano, tramite Hezbollah, ha dichiarato guerra , tanto che il presidente iranieno Hassen Rohani ha avvertito, qualche giorno fa, chiunque vorrebbe:”prendere una decisione decisiva in Iraq, in Siria, nel Libano e in tutto il golfo Persico senza tener conto delle posizioni iraniene”.

Se aggiungiamo a tutti questi elementi il fatto che lo Stato d’Israele ne ha approfittato per firmare, tramite la voce di Netanyahou, che le dimissioni di Hariri erano un “segno d’allarme”, e per minacciare più apertamente l’Iran, tanto che il ministro delle difesa Lieberman attacca l’Hezbollah e l’esercito libanese; il peggio è purtroppo possibile.

Julien Salingue

Traduzione di Annalisa Esposito

Fonte: www.revolutionpermanente.fr

Nato a Cesena nel 1992. Ha studiato antropologia e geografia all'Università di Bologna. Direttore della Voce delle Lotte, risiede a e insegna geografia a Roma nelle scuole superiori.