I palestinesi della Cisgiordania hanno espresso rabbia e dolore per il massacro di almeno 45 persone avvenuto domenica a Rafah in un attacco israeliano.


Proteste sono scoppiate in diverse parti della Cisgiordania occupata in risposta all’uccisione di almeno 45 palestinesi nella città di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, avvenuta domenica in un attacco aereo israeliano.

I palestinesi sono scesi immediatamente in piazza a Jenin, città spesso bersaglio degli attacchi israeliani, a Ramallah e nel campo profughi palestinese di Al-Baqaa, in Giordania, per protestare contro l’attacco, che ha ucciso uomini, donne e bambini che si rifugiavano in un campo in un’area designata come sicura. nell’area Tal al-Sultan di Rafah.

Anche i palestinesi di Jenin e Hebron hanno lanciato ieri un giorno di sciopero generale per piangere le vittime palestinesi dell’attacco di Israele a Rafah.

Ristoranti, negozi e altre attività commerciali sono rimasti chiusi tutta la giornata.

Lunedì, ore dopo il massacro di Rafah e le successive proteste in Cisgiordania, le forze israeliane hanno fatto esplodere diversi veicoli palestinesi a Kafr Dan, vicino a Jenin, in un altro raid militare, come hanno riferito testimoni all’agenzia turca Anadolu. Sono scoppiati anche scontri tra l’esercito israeliano e i residenti palestinesi della città.

Dallo scorso ottobre, almeno 36.050 palestinesi sono stati uccisi a Gaza dall’esercito israeliano.

Immagini raccapriccianti condivise sui network da testimoni e media hanno mostrato i missili israeliani cadere sul campo profughi gestito dall’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, UNRWA, a Rafah, mostrando l’area in fiamme mentre i palestinesi lottavano per mettersi in salvo.

I video condivisi sui social media hanno mostrato decine di palestinesi visibilmente feriti e morti in seguito agli attacchi, con molti corpi carbonizzati dagli incendi causati dai bombardamenti.

Le uccisioni sono avvenute due giorni dopo che la Corte internazionale di giustizia ha ordinato a Israele di fermare la sua offensiva militare a Rafah.

Rafah è sotto attacco israeliano dall’inizio di maggio, dopo mesi di minacce di un’offensiva di terra sulla città del sud della Striscia di Gaza, nonostante gli avvertimenti di diversi governi mondiali contro tale attacco.

Rafah, che confina con l’Egitto, fino a poco tempo fa ospitava più di 1,4 milioni di sfollati palestinesi in fuga dai bombardamenti israeliani sul resto della Striscia di Gaza. Tuttavia, dopo l’inizio dell’assalto israeliano alla città, si ritiene che 900.000 persone siano fuggite dalla città.

Israele ha bombardato senza sosta la Striscia di Gaza dal 7 ottobre, uccidendo migliaia di persone e attaccando campi profughi, scuole, ospedali e altre infrastrutture in atrocità descritte come genocidio da molti politici mondiali e agenzie delle Nazioni Unite.

Israele ha anche imposto un assedio sulla Striscia e sono arrivati pochi aiuti, facendo precipitare Gaza in una crisi umanitaria sempre più grave di fronte alla quale la diplomazia si rivela un’altra volta inutile e gli stessi “gendarmi del mondo”, a partire dagli USA, rimangono a guardare, spesso anzi collaborando tramite finanziamenti e invio di armi.

Redazione Internazionale La Izquierda Diario

Rete di 15 giornali online militanti, in 7 lingue, animati dalla Frazione Trotskista per la Quarta Internazionale (FT-QI), di cui La Voce delle Lotte è la testata in Italia.