Il brutale attacco dell’esercito israeliano di domenica, che ha perpetrato un nuovo massacro contro la popolazione palestinese a Rafah, l’ultima città della Striscia di Gaza prima del confine con l’Egitto, ha generato un ripudio internazionale e manifestazioni immediate in diversi paesi.


Nel quartiere di Tel Al-Sultan, nel nord-ovest della città, almeno 45 persone sono state uccise in un bombardamento che ha incendiato le tende dei rifugiati. L’attacco è avvenuto pochi giorni dopo che la Corte Internazionale di Giustizia (ICJ) ha ordinato alle autorità israeliane di fermare l’offensiva militare sulla città di Rafah.


Il bombardamento è avvenuto nella notte e le Forze di Difesa Israeliane (IDF) hanno dichiarato che si è trattato di un attacco di precisione, che ha provocato un incendio che si è rapidamente propagato tra le tende e i rifugi di fortuna, travolgendo un vicino ospedale da campo gestito dal Comitato Internazionale della Croce Rossa e sovraccaricando gli ospedali locali.

Abbiamo portato fuori le persone che erano in condizioni insopportabili”, ha dichiarato all’Associated Press Mohammed Abuassa, accorso sul posto nel quartiere nord-occidentale di Tel al-Sultan. “Abbiamo portato fuori i bambini che erano a pezzi. Abbiamo tirato fuori giovani e anziani. Il fuoco nel campo era irreale”.

Il rifiuto internazionale di questo nuovo massacro non si è fatto attendere. Le dichiarazioni di diversi governi hanno cercato ancora una volta di fare pressione sul Primo Ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, affinché fermasse l’offensiva su Gaza, dichiarazioni che non sono andate oltre e che hanno avuto pochi risultati.

L’ONU ha invitato Israele a condurre un’indagine “approfondita e trasparente” sul bombardamento. Da parte sua, il governo degli Stati Uniti ha chiesto ancora una volta cinicamente che Israele debba “prendere ogni precauzione per proteggere i civili”, mentre il presidente Joe Biden e la sua amministrazione mantengono i milioni di fondi per rifornire l’arsenale del suo principale alleato in Medio Oriente.

In Europa, il presidente francese Emmanuel Macron si è pronunciato prontamente, affermando sul sito di social network X che “queste operazioni devono cessare” e il capo della politica estera dell’UE Josep Borrell si è detto “inorridito” dalla notizia. Dichiarazioni che non cambiano l’inazione dei principali governi europei che continuano a permettere l’impunità del governo israeliano.

 

Mobilitazioni che ripudiano il nuovo massacro

L’attacco, uno degli incidenti più letali degli otto mesi di guerra fino ad oggi, ha generato manifestazioni di ripudio in diversi paesi.

Una delle più grandi si è svolta a Parigi e in altre città. Migliaia di persone si sono radunate nella capitale francese per respingere l’offensiva israeliana.

In Francia, gli studenti si sono mobilitati per settimane e si sono accampati nelle università, seguendo l’esempio degli studenti americani, per chiedere la fine della collaborazione con Israele.

In Spagna si è tenuta una manifestazione davanti al Ministero degli Affari Esteri di Madrid. I manifestanti hanno chiesto che, al di là delle dichiarazioni, il governo spagnolo interrompa le relazioni con Israele.

Anche a Barcellona si è tenuta una manifestazione per denunciare l’azione israeliana.

Le proteste si sono svolte anche in diverse città della Turchia e dei paesi del Medio Oriente e ci sono state manifestazioni di protesta contro il massacro.

Lunedì sono scoppiate proteste in diverse zone della Cisgiordania occupata in risposta all’uccisione di almeno 45 palestinesi nella città di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, avvenuta domenica in un attacco aereo israeliano.

Lunedì sera sono stati segnalati nuovi attacchi da Rafah. L’offensiva israeliana non si ferma e il numero di persone uccise dall’aggressione israeliana dal 7 ottobre ha raggiunto le 35.984 unità. Mentre il numero di feriti ha raggiunto le 80.643 unità. Si stima che migliaia di persone siano disperse sotto le macerie, i loro resti sparsi per le strade o in fosse comuni clandestine.

Il genocidio di Israele nei confronti della popolazione palestinese di Gaza ha provocato un movimento di rifiuto internazionale che, dopo mesi di marce di massa in tutto il mondo, ha portato nelle ultime settimane a un diffuso movimento studentesco che ha allestito accampamenti a sostegno di Gaza nelle principali università, tra cui molte università d’élite, a partire dagli Stati Uniti per poi estendersi a Francia, Spagna, Regno Unito, Messico, Brasile, Cile, Australia e altre ancora.

Molte di queste azioni, che ricordano il movimento contro la guerra in Vietnam, sono state duramente represse, soprattutto negli Stati Uniti e in Francia, con migliaia di arresti nel primo caso e circa un centinaio nel secondo. Nel caso degli Stati Uniti, ciò si è tradotto in una forte messa in discussione dell’amministrazione Biden, definita “Genocidal Joe” nel bel mezzo di un anno elettorale.

Le dichiarazioni dei governi delle grandi potenze o le sentenze della Corte Internazionale di Giustizia e della Corte Penale Internazionale non vanno al di là di questioni simboliche in termini di possibilità di essere portate avanti, ma si inseriscono nel quadro di questo movimento internazionale e di una solidarietà storica con il popolo palestinese che mette in discussione non solo il genocidio dello Stato di Israele, ma anche dei suoi alleati in tutto il mondo.

 

Redazione Internazionale La Izquierda Diario

Rete di 15 giornali online militanti, in 7 lingue, animati dalla Frazione Trotskista per la Quarta Internazionale (FT-QI), di cui La Voce delle Lotte è la testata in Italia.