Continua la rubrica dedicata al trasporto pubblico napoletato ed alla sua azienda ammiraglia, l’Anm, emblema del fallimento della gestione De Magistris e delle politiche aziendali.

Pur non essendo dati certi, vien da se che nel momento in cui l’Amministratore unico della società, Alberto Ramaglia, dichiara di non voler fare domanda per il successivo rinnovo contrattuale, essendo impossibile agire con un bilancio fallimentare, l’unica opzione percorribile dai dirigenti è la privatizzazione.
La giunta arancione, con la sua delibera , aveva promesso di sanare parte del debito aziendale, evitando la privatizzazione stessa. Peccato che la delibera n°132 del 15/03/17 sia antecedente di ben due mesi la dichiarazione dell’Ad Ramaglia, che ha avuto tutto il tempo per valutare quanto potesse o meno concedere questa Giunta che sperpera denaro ed immobili.
Risulta quindi, quella di De Magistris, un’operazione mediatica, un vero e proprio salvagente sgonfio per i lavoratori che vedono la propria tutela ed il proprio posto svilito da una campagna populistica inutile. La sua delibera non potrà cambiare nulla. L’azienda è destinata a perire se continua su questa strada.

Già abbiamo assistito al fallimento di tante società napoletane che si occupavano di trasporto pubblico. Prima tra tutte la ex Circumvesuviana, fallita ed inglobata in un contenitore che nasce già morto: l’Eav, Ente Autonomo Volturno, a direzione regionale.
Senza entrare troppo nelle faccende Eav – che tratteremo a tempo debito – non possiamo non notare delle similitudini tra l’azienda gestita dal comune Partenopeo e quella gestita dalla Regione.
Entrambe sull’orlo del fallimento. Entrambe a partecipazione unica. Entrambe sotto controllo di un ente pubblico.

Tra le eventuali conseguenze di una privatizzazione avremmo senz’altro una riduzione degli stipendi dei lavoratori, la riduzione del servizio -spacciato per piano di efficienza- e, entrando nel ramo privato della contrattazione collettiva nazionale, eventuali licenziamenti grazie al Jobs Act.
Eppure queste possibilità riflettono in parte ciò che già sta accadendo!

Il Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro per i lavoratori del Trasporto Pubblico Locale afferma chiaramente che esiste una divisione del contratto per competenza degli enti: Il primo livello contrattuale è a garanzia economica statale, il secondo spetta alle autonomie locali.
Peccato che il governo cittadino non ha mai voluto effettuare una contrattazione di secondo livello dal 1996 ad oggi.
Senza che un solo pezzo “dema” avesse erogato parte degli stipendi Anm e senza che un solo pezzo del sindacalismo di base avesse anvanzato richiesta sulla contrattazione a livello locale!
Fin troppe volte i lavoratori si son sentiti dire che il Comune è in deficit, non solo dall’amministrazione comunale!

Ovviamente, il Comune non ha soldi ma continua ad aprire cantieri ed ad ampliare progetti, con prospettive di apertura a 5-10 anni. Progetti non sostenibili economicamente, finanche inutili, siccome, allo stato di cose, non riusciranno a garantire un servizio decente con una azienda in deficit e con i lavoratori che aspettano parte dello stipendio dal ’96.

Dati alla mano, un lavoratore Anm prende mediamente €250,00 in meno rispetto ad un collega di categoria di un’altra azienda in Italia.
I primi si attestano sui €1.400 circa al mese, mentre i secondi sui €1.700.

Sembra assurdo considerare che Renzi sia stato l’unico ad aver apportato un aumento salariale in 21 anni: €28,00. (Peccato che i lavoratori li perderanno con il pagamento dei servizi -perdita di salario indiretto-, a partire dal comparto della Sanità Pubblica)

Recentemente, come avete potuto notare dal comunicato di solidarità che la Redazione ha espresso, è partita la campagna di attacco ai lavoratori su base disciplinare interna.

Questo non può che essere un Test di preparazione per un clima di sfruttamento aziendale da instaurare nel breve termine, essendo che i lavoratori colpiti sono quelli che da anni denunciano brogli sui progetti e sui bilanci.
Una chiara intimidazione a scapito dei lavoratori: mai urlare contro il tuo padrone!Ora è giusto iniziare a comprendere quelle che sono le speculazioni economiche fatte proprio sotto De Magistris, in particolare dalla questione tramviaria:
Napoli dispone, o almeno fino ad un paio d’anni fa’ era cosi, di 3 linee tramviarie, l’1(Via Marina-Stadera), il 2 (San Giovanni-Stadera) ed il 4 (San Giovanni-Via Marina).
Il fatto che nessuna di queste linee sia in funzione è a dir poco emblematico!
Proviamo a non considerare il fatto che i lavori su via Marina, lato San Giovanni, siano in corso da tempo, siccome questi incidono temporaneamente rispetto ai tempi abissali dalla chiusura del servizio tramviario.Escludendo i lavori, dunque, pensiamo ad un dato tecnico che a primo avviso sembrerebbe di minore importanza: L’istallazione di uno scambio sulla linea.
Ebbene, lo scambio di piazza Nazionale, che avrebbe favorito il non raggiungimento dei tram verso Stadera, facendoli tornare direttamente indietro senza dover cambiare senso di marcia, è costato non meno di €250,000,00. Purtoppo, lo scambio arrivato è risultato incompatibile con lo scartamento della linea. Era più grande di qualche centimetro. La ditta fornitrice (tedesca) ha adeguando lo scambio alla linea, non in maniera economica…
Essendo stato commesso dunque un errore, chi ne sta pagando?

Una cosa è certa: quando si commettono questi “errori”-se proprio di errori si vuol parlare e non di speculazione!-, a pagarne sono sempre i lavoratori e l’utenza.

Forse l’azienda dovrebbe iniziare ad indagare dapprima su se stessa e sui propri errori anziché richiamare un lavoratore stanco che decide finalmente di alzare la propria Voce.

Inoltre, perché si è resa indispensabile questa manovra?
Beh, a causa di quei lavori che il comune ha intrapreso per il prolungamento della linea 1 della metropolitana. Lavori che hanno interessato l’emiciclo in cui i tram di vecchia generazione cambiavano senso di marcia.
Peccato che il progetto sia stato modificato e che il tram poteva benissimo continuare a transitare su Via Stadera. Si prevede, inoltre, lavori per almeno altri 5 anni, in cui difficilmente i pulmann sostitutivi saranno sufficientemente efficaci.

Ulteriore dato concreto sulle bugie di De Magistris, la reta aerea, spezzettata in più parti della città a causa della momentanea ferma dei tram, è stata oggetto mediatico del sindaco.
Aveva promesso che nel 2018 avrebbe ripristinato la rete tramviaria napoletana, quando la realtà ci dice che sarà completa soltanto quella su via Marina.

Smascherare le fandonie di De Magistris e di chi ha speculato sul Tpl ai danni dei lavoratori e dei pendolari è uno dei nostri obbiettivi. Nessuna giunta “rosso sbiadito” è dalla parte dei Lavoratori!

Michele Sisto

Redattore della Voce delle Lotte, nato a Napoli nel 1996. Laureato in Infermieristica presso l'Università "La Sapienza" di Roma, lavora come infermiere.