I test numero chiuso rappresentano quella continuità programmatica dei governi della borghesia italiana, impegnati da tempo nell’indebolimento progressivo del Sistema Sanitario Nazionale e, di controparte, nel rafforzamento dell’universo della sanità privata, su modello di quella lombarda e di quella veneta.


Continuano i test a numero chiuso, continua l’opera di sbarramento all’accesso dei giovani verso le professioni sanitarie sulla base della falsa idea della meritocrazia: da anni, denunciano gli studenti, le stranezze insite nei test, dalle prove su materie mai studiate prima, costosissime se si dovessero studiare privatamente, come la logica, fino ad arrivare a veri e propri favoritismi messi in campo proprio durante l’esecuzione dei test.

Continua la precarietà, lo sfruttamento –quello, sì, intensivo- ed il sottorganico nella sanità pubblica. Il macigno della mancanza del turnover, delle “nuove leve”, dei contratti a tempo determinato e degli avvisi pubblici e dei concorsi che sostituiscono scientificamente le assunzioni, sempre ricalcando la falsa idea della meritocrazia, ostacolo strumentale utilizzato per non assumere in un campo che riceve meno investimenti di quanto necessita.

La pandemia ha messo in risalto tutto ciò con tutta la sua brutalità: dalla mancanza di posti di terapia intensiva fino alla mancanza di tutta la strumentazione del caso, questa carenza mette in luce la drammaticità del programma politico attuato dai governi degli ultimi trent’anni, nessuno escluso, impegnati pedissequamente nell’attuazione di tagli e riforme atte all’elisione del diritto alla salute ed al benessere collettivo.

Una sanità che da pubblica è diventata aziendalizzata (Dlgs 502/92) col fine di incentivare, grazie ad una perenne mancanza di servizi, personale e risorse finanziare, la popolazione povera e lavoratrice ad usufruire della sanità privata: tutto ciò è assurdo!
La sanità pubblica dovrebbe essere, nell’ottica del miglior paladino della costituzione borghese della Repubblica, un diritto che si dovrebbe “ripagare” in base alle tasse imposte ai lavoratori. Cos’è andato storto?

Tutto. Partendo dal fatto che la sanità è utilizzata come cassa da cui attingere nelle più svariate occasioni, così da dirottare i capitali (già pochi e insufficienti) verso gli incentivi alle imprese (vere e proprie regalie agli industriali, da sempre presenti nelle agende politiche dalla nascita della repubblica ad oggi). E tutto ciò è continuato persino durante la crisi pandemica Covid-19, senza un briciolo di rimorso, col beneplacito della Confindustria, mentre noi lavoratori precari della sanità, stremati dal lavoro, dalle tute integrali e dalle mascherine, contavamo i morti e le bare da trasferire chissà dove.

Una strategia, quella della borghesia nazionale, della sua politica e del governo in carica (ma non solo), che continua ad affossare il diritto alla sanità pubblica, il diritto al benessere collettivo, facendo ricadere sui pochi lavoratori della sanità il grosso della crisi pandemica, tra carico di lavoro estremo per mancanza di organico ed una condizione psicologica messa a dura prova, e sulle masse povere e lavoratrici il grande della crisi economica e sociale che oggi iniziamo a notare.

Ma la crisi generata dalla pandemia Covid-19 non può e non deve essere pagata dalle masse povere e dai lavoratori; non può implicare un indebolimento del Sistema Sanitario Nazionale a fronte di quello privato.
Il modello lombardo e quello veneto l’hanno dimostrato: non può una sanità privata far fronte alle necessità di benessere e salute di tutti. E ciò è lampante nel momento i cui questi due modelli privati sono crollati con le prime avvisaglie del coronavirus, generando caos ed incentivando persino la diffusione nel virus nelle RSA e nei DEA/Pronto Soccorso.

Per questi motivi rivendichiamo una sanità veramente pubblica, rafforzata grazie all’abolizione dei numeri chiuso e ad un sostanziale e progressivo piano di investimento di capitali, recuperati con una patrimoniale imposta proprio a tutti coloro che fino ad oggi hanno fatto profitti su profitti grazie ai fondi dirottati dal SSN, collegato ad un piano di assunzioni basate sul percorso di studio fatto. Ma a ciò va ad aggiungersi anche e soprattutto la necessità di abrogare l’aziendalizzazione del SSN, con il ritorno dalle ASL alle USL, una sanità trasversale e democraticamente gestita dai lavoratori sanitari stessi, senza più manager e direzioni sanitarie, senza più speculazione, accorpamenti di reparti, mancanza di organico etc…

La salute ed il benessere collettivo sono un nostro diritto.

La crisi del coronavirus è un macigno vostro, della politica borghese confindustriale italiana.

 

Michele Sisto

Michele, infermiere e redattore della Voce delle Lotte, parla della situazione della sanità e delle facoltà mediche, in occasione dei test d'entrata di infermieristica che si tengono oggi alla Sapienza.PER UNA SANITÀ PUBBLICA, GRATUITA, UNIVERSALE, CONTROLLATA DEMOCRATICAMENTE DAI LAVORATORI!È NECESSARIO FINANZIARE ADEGUATAMENTE LA SANITÀ E ASSUMERE IN PIANTA STABILE TUTTO IL PERSONALE MEDICO NECESSARIO: NO AL NUMERO CHIUSO!NO A UN POSSIBILE SECONDO COLLASSO DELLA SANITÀ CAUSA CORONAVIRUS!#salute #sanità #roma #sapienza #università #test #numerochiuso

Pubblicato da La Voce delle Lotte su Martedì 8 settembre 2020

L’intervento di Michele stamattina in piazzale Aldo Moro di fronte alla Sapienza, dove si svolgono i test d’ingresso di infermieristica.

Redattore della Voce delle Lotte, nato a Napoli nel 1996. Laureato in Infermieristica presso l'Università "La Sapienza" di Roma, lavora come infermiere.