“I princìpi non sono un punto di partenza dell’indagine ma il suo risultato”
Riprendiamo, con questa seconda stesura di appunti, la riflessione sul libro “Materialismo ed empiriocriticismo” sforzandoci di rendere più fruibile possibile l’argomento trattato nel primo sottocapitolo “Le sensazioni ed i complessi di sensazioni”. Ricordiamo che nel libro Lenin smaschera progressivamente il carattere idealista dell’empiriocriticismo, cioè del machismo (dal fondatore di questa dottrina, Ernst Mach).
L’argomento centrale è introdotto con una citazione di Mach del 1872 nella quale si afferma che “il compito della scienza è 1) ricercare le leggi del nesso tra le rappresentazioni(psicologia); 2) scoprire le leggi del nesso esistente tra le sensazioni (fisica); 3) spiegare le leggi del nesso fra le sensazioni e le rappresentazioni (psicofisica)”. Quindi la fisica, per Mach, si deve occupare solo dei nessi tra le sensazioni e non tra le cose, dei quali le nostre sensazioni sono l’immagine.
Le cose come complessi di sensazioni
Mach nel 1883 scrive “Le sensazioni non sono i simboli delle cose, piuttosto è la cosa il simbolo mentale per complesso di sensazioni. Non le cose, ma i colori, i suoni, le pressioni, gli spazi, i tempi (ciò che ordinariamente chiamiamo sensazioni) sono i veri elementi dell’universo”. Quindi, da quanto affermato, Mach ritiene che le cose siano “complessi di sensazioni”, concezione opposta del materialismo filosofico la quale sostiene che le sensazioni sono il simbolo delle cose.
Engels parla costantemente delle cose e delle loro immagini o riflessi mentali, e queste non hanno altra origine che le sensazioni. Questo è un concetto fondamentale del marxismo.
Sempre Engels nell’ Anti-Dühring afferma “… le cose e le loro immagini…” oppure “… Il pensiero non può mai crearle né dedurle da sé stesso, ma precisamente solo dal mondo esterno … i principi non sono un punto di partenza dell’indagine ma il suo risultato.”…”non già la natura e il regno dell’uomo si conformano ai principi, ma i principi, in tanto sono giusti in quanto si accordano con la natura e la storia … costruisce il mondo reale partendo dal pensiero”. Quindi Engels denuncia le deviazioni idealistiche di Dühring, confermando che non ci si trova di fronte a due tipi di materialismo, ma di fronte alla contrapposizione tra materialismo ed idealismo: Engels non dice che le sensazioni sono i simboli delle cose, poiché ai simboli il materialismo conseguente deve qui sostituire le immagini.
Sensazioni come veri elementi del mondo
Nonostante questi sofismi è chiaro che la dottrina di Mach è idealismo soggettivo perché considera “le cose come complessi di sensazioni” (una rimarcatura della dottrina di Berkeley che sosteneva che le cose sono combinazioni di sensazioni). Se ne trae inevitabilmente che, stando a queste dottrine, il mondo non è che una mia rappresentazione, perché le cose sono complessi di sensazioni. Da questo possiamo conseguire che non si può ammettere l’esistenza di altri uomini, all’infuori di se stessi: questo è puro solipsismo.
Mach cade nuovamente nel solipsismo anche quando, in “Analisi delle sensazioni”, seppur si ponga da un punto di vista materialista scrivendo “considerare tutte le proprietà dei corpi come azioni emanati dai corpi … azioni che noi chiamiamo sensazioni” conclude affermando che “…ma questi nuclei perdono tutto il loro contenuto sensibile e diventano puri simboli del pensiero” (come diceva Berkeley “un puro simbolo astratto”), in sostanza non riconoscendo più il contenuto sensibile come realtà obiettiva rimarrebbe solo l’IO: immagina quindi di essere l’unico individuo sulla terra! Concludendo la tesi sostenendo che “… il mondo consiste soltanto nelle nostre sensazioni … e noi sentiamo solo le nostre sensazioni …”. Allo stesso modo, ipotizzando di poter osservare i processi fisici e chimici del cervello “si potrebbe determinare a quali processo in atto nell’organismo sono legate le sensazioni di un dato genere …”. Quindi Mach sostiene che se i corpi sono “complessi di sensazioni” è metafisica pensare che le sensazioni sono i prodotti dell’azione dei corpi sui nostri organi sensori. Se ne deduce che, seguendo il sofisma di Mach, che il cervello essendo un corpo è esso stesso un complesso di sensazioni e che quindi io sento complessi di sensazioni per mezzo di un complessi di sensazioni.
Le sensazioni sono i dati primordiali, non la materia
Quindi Mach è arrivato a sostenere che “le sensazioni sono i veri elementi del mondo” e che le sensazioni sono connesse a processi che si riproducono nell’organismo. Ma questi processi sono connessi ad uno scambio di sostanze tra il mondo esterno e l’organismo? E questo scambio avverrebbe comunque nonostante non dessero all’organismo una rappresentazione esatta del mondo?
Per le scienze naturali la materia è il reale dato sul quale si erige tutto il mondo organico ed inorganico. Mach ponendosi la domanda “la materia prova sensazioni”, afferma “la materia non è primordiale … dato primordiale è piuttosto rappresentato dagli elementi(che si chiamano sensazioni)…”. Quindi il dato primordiale per Mach sono le sensazioni, benché legate alla materia da determinati processi.
Ecco le differenze tra materialismo e machismo. Il materialismo è in pieno accordo con le scienze naturali, poiché valuta come dato primordiale la materia e come dato secondario la coscienza. Il machismo considera come dato primordiale la sensazione: il suo postulato fondamentale “i corpi sono complessi di sensazioni” viene contraddetto dall’ammissione dell’esistenza di altri esseri viventi e di altri complessi oltre all’IO.
Gli elementi
La concezione dei materialisti non consistono nel dedurre le sensazioni dal movimento della materia o nel ridurre la sensazioni al movimento della materia, ma nel considerare la sensazione come una delle proprietà della materia in movimento. In che modo la materia (apparentemente priva di sensibilità) si leghi ad un’altra materia, questo è un problema ancora irrisolto del materialismo. Il machismo, tentando di sciogliere questo nodo, inserisce una “nuova” parola, una sorta di sotterfugio verbale: questa parole è elemento.
Engels si separava dai “materialisti volgari” perché essi si perdevano nella concezione per la quale il cervello secerne il pensiero come il fegato la bile. Avenarius sosteneva “Abbiamo riconosciuto che l’esistente è una sostanza dotata di sensibilità, tolta la sostanza … rimane la sensazione …” . Quindi per Avenarius la sensazione esiste senza sostanza: possiamo quindi concludere che, secondo gli idealisti, esiste il pensiero senza cervello. Continua Avenarius (contraddicendo il materialismo suddetto) “… anche la tesi che il movimento suscita la sensazione riposa solamente di una’esperienza apparente … Questa esperienza che considera la percezione un atto singolo consisterebbe nel fatto che la sensazione sarebbe generata in una sostanza di una certa specie (cervello) grazie a un movimento trasmesso (stimolo) e con il concorso di altre condizioni materiali (sangue). A parte che questa generazione non è stata mai osservata in modo diretto, bisognerebbe avere la prova empirica che la sensazione non preesisteva già in questa sostanza in una forma qualsiasi …”. Ma è empirica, possiamo concludere, anche l’ipotesi che la materia sia sprovvista di sensibilità. Quindi questa ipotesi complica e non semplifica la nostra conoscenza e Avenarius non risolve alcunché.
L’attenzione non può che tornare su Bogdanov e sulle sue affermazioni materialiste anche prima del 1905: “La sensazione sorge della coscienza come risultato di un eccitamento proveniente dall’ambiente esterno … le sensazioni costituiscono la base della vita della coscienza…A ogni passo avviene una trasformazione dell’energia dello stimolo esterno in un fatto della coscienza”. Dopo il 1905 Bogdanov diventò idealista perché sosteneva che “l’energia dello stimolo esterno… raggiunge innanzitutto i neuroni disposti nei cosiddetti centri inferiori…”.
Per ogni scienziato come per ogni materialista la sensazione è realmente il legame diretto della coscienza con il mondo esterno. Per gli idealisti la sensazione è un muro che separa la coscienza dal mondo esterno: considerano la sensazione non come l’immagine del mondo esterno ma come l’unica realtà esistente.
Poiché non conosciamo ancora tutte le condizioni dei nessi fra le sensazioni e la materia, ammettiamo soltanto l’esistenza della sensazione: ecco a che cosa si riduce il sofisma di Avenarius.
Mi verrebbe da concludere questa stesura di appunti ricordando quali argomenti il prete, durante il catechismo o le ore di religione a scuola, portava a supporto dell’esistenza di “dio”, collegandola alle più moderne scoperte sulla vita nell’universo? Semplice: non avendo conoscenza di ciò che ha preceduto il Big Bang, questo era il segno evidente della mano divina. Facilmente possiamo addurre a qualunque cosa di “inspiegabile” scientificamente ad un intervento divino. Spesse volte però ciò che è apparentemente frutto del “divino” non è in sé inspiegabile, ma piuttosto il sottoprodotto del rifiuto della conoscenza.
Sirio Stivalegna
Nato a Cesena nel 1992. Ha studiato antropologia e geografia all'Università di Bologna. Direttore della Voce delle Lotte, risiede a e insegna geografia a Roma nelle scuole superiori.