Continuiamo con il nostro approfondimento della lettura di Engels analizzando, questa volta più nello specifico, le varie popolazioni dello stato selvaggio e barbaro(1) della società umana. Ciò sarà anche utile a smentire i luoghi comuni e gli stereotipi che il mondo occidentale ha lanciato contro queste popolazioni, arrogandosi persino il diritto di invadere i loro territori, e anche per capire quale percorso la società umana ha seguito per giungere fino all’attuale società capitalista. In questo capitolo analizzeremo la popolazione irochese, che risiedeva nell’attuale stato di New York, popolazione importante proprio perché segnò la fine della società senza classi e il trionfo dei più bassi istinti umani.

 

La gens irochese

La forma più basilare e originaria della gens (termine latino che deriva dal verbo latino gigno, generare), unità di aggregazione presente in quasi tutte le tribù degli Indiani del Nord America, la ritroviamo tra gli Irochesi e in particolare nella tribù dei Seneca, la quale comprende otto nomi di animali: 1) lupo, 2) orso, 3) tartaruga, 4) castoro, 5) cervo, 6) beccaccia, 7) airone, 8) falco. In ogni gens troviamo alcuni usi e costumi, che elenchiamo  di seguito.

 

•L’elezione del sachem (il governatore in tempo di pace eleggibile solo all’interno della gens) e il capo militare (il governatore in tempo di guerra eleggibile anche al di fuori della gens e la cui sede poteva rimanere anche vacante). Il sachem inoltre, vigendo il diritto matriarcale, non poteva mai essere il figlio del sachem precedente in quanto il figlio apparteneva ad una gens diversa rispetto a quella del padre, ma al contrario poteva invece essere eletto il fratello o il figlio di una sorella del sachem, su voto sia da parte di uomini che di donne ovviamente. L’elezione infine veniva confermata dalle altre sette gentes e dal consiglio di tutta la federazione irochese. Tuttavia il sachem non aveva potere coercitivo sulla gens, infatti le scelte che influivano sull’intera comunità venivano prese dal consiglio di tribù dei Seneca e dal consiglio federale della collettività degli Irochesi, a  cui i sachem prendevano parte. Il capo militare aveva invece pieni poteri solo durante le campagne militari.

 

•Il consiglio di tribù e la gens potevano deporre sachem e capo militare su decisione comune.

 

•Nessun matrimonio poteva essere contratto all’interno di una gens. Questa era la regola principale che Morgan scoprì come base sociale per ogni gens. I membri della gens non si potevano sposare tra loro e dato che vigeva il diritto matriarcale al loro interno, cioè l’uomo entrava a far parte della gens della donna. E tra gli Irochesi questa regola venne osservata rigidamente visto il grado di sviluppo della famiglia che troviamo, ovvero la famiglia di coppia, dove il matrimonio tra consanguinei è già stato abolito.

 

•Il patrimonio di un morto doveva rimanere all’interno della gens, anche se in realtà a quell’epoca un irochese non aveva grandi possedimenti.

 

•I membri della gens dovevano difendersi tra loro. Si tratta della famosa vendetta di sangue: se un membro della gens veniva ucciso, i membri della sua gens dovevano vendicarlo uccidendo l’uccisore appartenente all’altra gene; in questo modo il conto era saldato. In alternativa, si potevano anche accettare cospicui doni da parte della gens dell’uccisore.

 

•Ogni gens aveva un nome specifico, nel caso dei Seneca i nomi degli animali.

 

•La gens poteva ammettere al suo interno degli stranieri (solitamente prigionieri di guerra che non venivano uccisi), in pubblica seduta del consiglio di tribù, i quali poi acquisivano tutti i diritti gentilizi e tribali.

 

•Tra gli Irochesi in particolare esistevano 6 festività religiose, durante le quali i sachem assumevano funzioni religiose.

 

•Le gens aveva anche dei luoghi comuni di sepoltura (alcuni ancora esistenti, altri no, come ad esempio a New York).

 

•Le gens prevedeva al suo interno un consiglio a cui potevano partecipare tutti i suoi membri con eguale diritto al voto. In tale  consiglio si eleggevano i sachem e i capi militari e si poteva decretare la loro deposizione, una vendette di sangue o l’ammissione di nuovi membri nella gens.

 

•Ogni gens aveva una sorta di statuto che si rifaceva a tre principi fondamentali: libertà, uguaglianza e fraternità.

 

Sono gli stessi principi che ritroviamo sbandierati anche durante il periodo della Rivoluzione francese, ma certo essi trovano qui un’applicazione politica e sociale assai diversa. Durante la Rivoluzione francese, infatti, questi principi fondamentali furono in realtà pure parole demagogiche e populiste di cui la borghesia, capeggiata dall’avvocato Robespierre, si servì per procacciarsi l’appoggio di contadini e operai per sbarazzarsi della monarchia e della classe degli aristocratici. Il popolo lavoratore non ottenne nessun potere in realtà, la rivoluzione determinò solo un passaggio del testimone dalle mani del re alle mani di un’assemblea composta da partiti meramente borghesi quali i giacobini e i sanculotti. E oggi potremo dire che accade la stessa identica cosa quando, soprattutto in vista delle elezioni, nasce un nuovo partito che si vuole proclamare di “sinistra” e a difesa del popolo oppresso: le parole demagogiche sono le stesse.

 

Presso alcune tribù in cui vi erano quattro o più gentes trovavamo poi una suddivisione in fratrie (fratellanze). I Seneca ne avevano due: una che comprendeva da 1 a 4 gentes e l’altra che comprendeva da 5 a 8 gentes. Le gentes della stessa fratria erano tra di loro sorelle; quelle di due fratrie diverse erano invece cugine. Le fratrie tra di loro inoltre rivestivano anche funzioni sociali, religiose, politiche e militari (ad esempio risiedevano accanto ai sachem nel consiglio di tribù).

 

Dopo le gentes e le fratrie arriviamo quindi al già citato raggruppamento sociale della tribù. La tribù non era un semplice raggruppamento di gentes e fratrie, essa aveva anche un proprio territorio (compreso anche quello per la caccia e la pesca) ed un proprio nome. Inoltre tra una tribù e l’altra vi era anche una striscia di terra neutrale, molto simile alla famosa “terra di nessuno” tra le trincee della Prima guerra mondiale, il più delle volte in prossimità di confini naturali quali foreste e fiumi. Ogni tribù aveva anche un suo dialetto, solitamente caratteristico della tribù stessa, tanto che spesso tribù con dialetti molto simili tra loro si univano. La più grande tribù nord americana fu quella dei Cerokee, all’incirca 26000 anime.

 

Il consiglio di tribù, come già ribadito in precedenza, confermava l’elezione del sachem e del capo militare e poteva deporli in qualsiasi momento anche contro la volontà della gens. Per quanto riguarda religione e riti di culto, questi erano ovviamente condivisi all’interno di una stessa tribù, così come lo era mitologia. La loro religione era una sorta di culto della natura e degli elementi, in via di evoluzione verso il politeismo e trovava espressione particolarmente attraverso la danza e i giochi di gruppo.

 

 Un altro organo politico di cui si avvaleva la tribù era il consiglio per gli affari comuni il quale in particolare regolava i rapporti con le tribù straniere (una sorta di ministero degli esteri). Esso poteva anche dichiarare una guerra, che per lo più veniva combattuta da volontari sia per l’offensiva che per la difensiva.

 

Bisogna precisare che l’amministrazione politica e sociale non fu uguale in tutte le tribù. In alcune di esse troviamo ad esempio una figura di capo supremo (uno dei sachem), che nel caso di scelte imminenti doveva prendere una rapida decisione provvisoria in attesa che il consiglio potesse riunirsi. Un po’ come il nostro presidente del consiglio, che ha il potere di promulgare decreti legge. In generale, quasi nessuna popolazione americana si è mai spinta oltre la tribù come forma di organizzazione politica e sociale anche perché il più delle volte queste subivano frazionamenti o unioni. Tuttavia alcune tribù, soprattutto fra gli Irochesi, riuscirono a riunirsi in federazioni stabili, dando così inizio a quel processo storico che porterà nel corso di secoli fino alla nascita dei regni, degli imperi e infine degli stati-nazione.

 

Gli Irochesi discendenti dei Dakota, si staccarono da questi migrando verso l’attuale stato di New York. Divisi in cinque tribù (Seneca, Caiuga, Onondaga e Mohawk), essi si sostentavano con pesca, caccia e raccolta e vivevano in un territorio continuo suddiviso tra le cinque tribù. Verso il XV secolo incominciò a formarsi una federazione stabile e continuativa che intorno al 1675 aveva assunto molti caratteri degli attuali stati-nazione, tra i quali in particolare l’attitudine imperialista, tanto che in quel periodo la federazione irochese aveva già conquistato vasti territori confinanti scacciando gli abitanti originari e rendendoli tributari. Ovviamente non si può ancora parlare in questo contesto di un vero e proprio imperialismo, in quanto l’imperialismo in realtà, come scriveva Lenin, è la fase più avanzata del capitalismo, e serve nientemeno che a creare maggiore capitale. Gli irochesi non si preoccupavano ancora di creare capitale, le loro conquiste erano motivate piuttosto da problemi demografici o di ricerca di nuove risorse per soddisfare bisogni primari. Comunque sia la federazione degli Irochesi, almeno dal punto di vista della tecnica e dell’organizzazione sociale e politica, è stata una delle più progredite(2) a cui siano arrivati gli Indiani nello stadio inferiore della barbarie (fanno eccezione gli abitanti del Nuovo Messico, del Messico e del Perù).

 

La federazione ovviamente aveva anche una sorta di costituzione composta da circa una decina di norme. Di costituzioni e norme sarebbe a rigore improprio parlare, in quanto non troviamo ancora di uno stato (lo stato prevede un potere pubblico staccato dalla totalità di quelli che di volta in volta vi partecipano) ma pure va sottolineato il grado di complessità a livello di organizzazione sociale raggiunto dagli Irochesi. Lo stato si compone di un apparato burocratico e di un esercito che qui ancora non esistono, o perlomeno non come organismi autonomi. Tuttavia a ben vedere in questa società primitiva, nonostante mancasse un esercito regolare e l’amministrazione politica fosse nelle mani della collettività (amministrazione comunistica), la costituzione gentilizia rappresentava un modello virtuoso e quasi perfetto. Non esisteva proprietà privata, il suolo era di tutta la tribù e non esistevano né padroni né schiavi. Era una società sicuramente molto più libera, eguale e civilizzata della nostra. Vi era la vendetta di sangue, è vero, ma in realtà questa pratica esiste anche nell’attuale civiltà tradotta con la pena di morte o condizioni disumane nelle carceri e, in ogni caso, non può essere in alcun modo paragonata alle devastazioni prodotte dalle  guerre delle così dette “civiltà superiori”(3). Non c’era inoltre nessuna disparità tra uomo e donna se non nel matriarcato, ma ciò non aveva comunque nulla a che vedere con un modello schiavizzante e soggiogante  come quello del patriarcato. Infine, cosa ancora più importante, non esistevano le classi sociali.

 

Questo tipo di organizzazione era però destinato ad evolversi(4) verso forme ancora più complesse, in quanto nuove esigenze, prodotte dall’avanzamento della cultura materiale e da nuove esperienze sociali, si affacciavano e non potevano rimanere contenute all’interno di un’organizzazione sociale così piccola come la tribù. Questi processi portano alla nascita di una federazione stabile presso gli Irochesi. Le esigenze umane possono mutare anche con l’aumentare della popolazione e con una serie di fattori interni ed esterni e la tribù, che non conosceva diritto al di fuori di essa, che non conosceva che guerra dove la pace non era stata accordata e che vedeva l’uomo totalmente nelle mani della natura, della gens, della tribù stessa e delle sue istituzioni, non era certo in grado di poter rispondere a tutte queste nuove esigenze senza subire profondi cambiamenti. Il cambiamento era inevitabile, era inevitabile che alche civiltà uscissero da questo status che lo assoggettava completamente alla natura e tentassero nuove esperienze. Ma l’evoluzione dell’uomo invece di andare verso un vero progresso sociale, andò verso un modello di civiltà dove trionfarono i più bassi istinti umani quali l’avidità, l’avarizia, la sete di potere, la rapina della proprietà comune, il godimento nello sfruttamento e nella sopraffazione. Questa è la società di classe che ha sostituito e distrutto l’antica civiltà gentilizia. 

 

Azimuth

 

Note del redattore

 

(1) Per questa categorizzazione usata da Engels rinviamo alla nostra lettura del primo capitolo.

(2) Sebbene l’idea di un progresso necessario dell’umanità verso forme ritenute per vari motivi superiori o migliori fosse radicata ai tempi di Engels, in tempi più recenti si è preferito abbandonare, anche nel linguaggio per quanto possibile, prospettive di tipo evoluzionistico. Una tale ottica, infatti, «richiederebbe la presunzione di una scala di valori assoluti (cioè al di fuori della storia) e, inoltre, unica» (cfr. A. Brelich, Introduzione alla storia delle religioni, Edizioni dell’Ateneo, 2003, Roma, p. 74) Ancora, anche possedendo una tale scala di valori, bisognerebbe comunque ammettere che lo sviluppo tecnologico non coincide necessariamente con quello artistico, culturale, morale, etc. Inoltre, contro ogni concezione monolitica delle civiltà primitive come fuori dalla storia, l’etnologia moderna è riuscita a ricostruire segmenti di storia di popoli primitivi. Infine, sarebbe un errore non riconoscere un alto grado di complessità e ricchezza a tali popoli, o pensare che il  loro modo di vivere sia dovuto semplicemente dal mancato raggiungimento di un pensiero logico-scientifico, dato che in molti settori della vita essi mostrano un pensiero di questo tipo e dato che la nostra stessa civiltà, in  molti ambiti, non si affida o non si affida esclusivamente a tale modo di pensare.

(3) Per l’uso di termini come civiltà, civiltà primitiva e civiltà superiore, rinviamo alla nostra lettura del primo capitolo.

(4) Sebbene lo sviluppo verso strutture sociali sempre più complesse e stratificate, insieme alla tendenza di un avanzamento tecnologico e a livello di cultura materiale, sia una tendenza indiscutibilmente radicata della storia del genere umano, pure non si  deve pensare ad uno sviluppo necessario e intrinseco. Innanzitutto esiste ancora oggi un numero consistente di civiltà “primitive” sparse per tutto il globo. In secondo luogo, l’evoluzione la scomparsa di queste civiltà sono dovute in diversi casi non ad uno sviluppo spontaneo, ma ai rapporti con le civiltà così dette “superiori” e gli esiti, anche nei casi in cui non c’è una sopraffazione violenta, non sono sempre felici.

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