Eduard Philippe (Primo ministro) ha annunciato qualche giorno fa i contorni della riforma dell’ apprendistato presentata da Muriel Pénicaud (Ministro del Lavoro). Dietro all’ obiettivo annunciato di migliorare l’inserimento professionale dei giovani nel mondo del lavoro si nasconde la messa sotto tutela dell’ apprendistato da parte del Ministero dell’ Economia e delle Finanze.

Meglio ancora, questa legge assicura al padronato mani libere per aumentare lo sfruttamento degli apprendisti, una mano d’ opera a buon mercato, sfruttabile a costo zero e ormai riconosciuta agli adulti fino ai 30 anni.

Una evoluzione del finanziamento dell’apprendistato sotto tutale delle imprese

La prima trasformazione di peso annunciata dal governo è il trasferimento di poteri operato a vantaggio dei settori professionali che recuperano il controllo delle apertura dei CFA (Centri per la formazione e l’apprendistato) gestiti fino ad oggi dalle regioni e che finanzieranno direttamente i centri di formazione.

La tassa di apprendistato è abolita e sostituita da una speciale forma di contribuzione (NDT: contribution alternance nella legge francese) che andrà direttamente ai CFA in ragione del numero di contratti firmati. E saranno allo stesso tempo i settori professionali che stabiliranno il costo di questi contratti di apprendistato.

Dal momento che i settori professionali acquisiscono un forte controllo sulla formazione in alternanza, la legge del mercato si imporrà ai CFA che rischieranno la chiusura nel caso non riescano a stipulare un numero sufficiente di contratti. Per far passare questa legge innovativa che sottomette la formazione dei giovani ai mutevoli desiderata delle imprese, il governo ha deciso di affidare una parte dei proventi della contribution alternance alla gestione delle regioni che dovranno finanziare centri di formazione nei territori più fragili. Si tratta però di una piccola goccia d’ acqua che non cambia affatto la logica generale della riforma che mira invece a mettere la formazione di centinaia di migliaia di giovani sotto la tutela delle imprese.

 

Una legge sull’ apprendistato che precarizza e sfrutta ancora di più i giovani

Allo stesso tempo, per stimolare le imprese ad usare l’istituto dell’ apprendistato, il governo si è dimostrato favorevole ad ammorbidire le regole che tutelano le condizioni di lavoro degli apprendisti. La legislazione sull’ orario di lavoro dovrebbe essere modificata per permettere agli apprendisti di lavorare più di 35 ore e soprattutto per abolire il divieto di lavoro notturno per certe mansioni.

Al governo conviene schiacciare i diritti degli apprendisti uniformandoli a quelli dei lavoratori, diritti questi già precarizzati con le ordinanze sul lavoro adottate ad inizio mandato.

Numerose disposizioni della riforma infine fanno pensare ad una sorta di “legge El Khomri[1] per gli apprendisti” come l’ha definita Benjamin Coriat.

Ad esempio gli apprendisti non potranno più ricorrere ai tribunali del lavoro in caso di rottura del contratto dopo il periodo di prova. Con una mano il governo aggrava le condizioni di lavoro degli apprendisti, con l’altra impedisce loro di difendersi. Una riforma che ha quindi un sapore conosciuto dal momento che, come il resto delle azioni intraprese dal governo, mira a offrire al padronato una riserva di carne fresca sfruttabile a costo zero.

 

Un contentino per i giovani

Come ha sottolineato la maggior parte dei commentator, queste misure così drastiche rischiano di avere scarsi effetti se non si accompagnano ad uno sforzo attivo per il reclutamento degli apprendisti, il cui numero è sceso del 9% dal 2008 al 2015.

Per questo motivo il governo intende promuovere l’apprendistato nelle scuole superiori ed ha annunciato ridicole misure in favore dei giovani che avranno il coraggio di gettarsi i pasto ai lupi. Aiuto di 500 € per ottenere la certificazione, aumento di 30 € netti della retribuzione mensile, creazione di un piccolissimo numero di programmi Erasmus per gli apprendisti: anche quando si tratta di blandire i giovani per sfruttarli il governo mette in campo solo le briciole. Nell’ ottica di generalizzare l’apprendistato, potranno accedervi anche “studenti” fino ai 30 anni, contro il limite attuale di 26 anni.

Malgrado tutto il governo ha ancora molta strada da fare per “vendere” la formazione in apprendistato. Con un tasso di disoccupazione pari al 26% per gli apprendisti diplomati nel 2010, inferiore alla disoccupazione dei diplomati in corsi equivalenti che non sono passati però attraverso l’apprendistato (35%) ma superiore al tasso generale di disoccupazione giovanile (23%), l’ apprendistato è ben lontano dal rapprestare una garanzia in un mercato del lavoro iperprecarizzato.

Per promuovere questo piano il governo può contare sui piani Vidal e Mathiot[2] che, aumentando drasticamente la selezione al liceo e nell’ istruzione superiore dovrebbero scoraggiare le ambizioni dei giovani e spingerli verso l’apprendistato che, col pretesto della formazione, offre alle imprese una manodopera manipolabile e a basso costo.

 

Apprendisti: studenti-lavoratori simbolo di una convergenza necessaria

In quanto studenti-lavoratori gli apprendisti subiscono un doppio danno: affrontano un percorso scolastico impoverito e sono sottoposti direttamente agli interessi del padronato in condizioni di degrado. Essi diventano pertanto il simbolo di una necessaria convergenza tra movimento studentesco e movimento dei lavoratori.

Gli studenti selezionati sono i lavoratori di domani, i figli dei lavoratori sono gli apprendisti di oggi e le riforme di Macron mostrano l’estrema coerenza con cui ci si sta muovendo per destabilizzare intere fasce della società: per questi motivi, se si vuole frenare il progetto del governo e del padronato occorre che la risposta sia massiccia.

[1] Legge El Khomri o Legge sul lavoro adottata nell’ Agosto 2016 che ha profondamente modificato la legislazione francese sul lavoro.

[2] Pierre Mathiot, presidente della commissione per la riforma del Baccalauréat presso il Ministero dell’ Educazione nazionale.

Frédérique Vidal, ministro dell’Università e della Ricerca.

Pablo Morao

traduzione di Ylenia Gironella
Fonte originale: www.revolutionpermanent.fr

Nato a Cesena nel 1992. Ha studiato antropologia e geografia all'Università di Bologna. Direttore della Voce delle Lotte, risiede a e insegna geografia a Roma nelle scuole superiori.