Jeff Bezos, proprietario di Amazon, è attualmente l’uomo più ricco del pianeta. Come è arrivato ad accumulare una fortuna di decine di miliardi di dollari?


Il padre di Jeff Bezos era un ingegnere di Exxon Mobil Corporation. Bezos ha frequentato la scuola elementare a Houston in Texas; con la famiglia va a vivere a Miami dove poi si laurea in ingegneria e mostra tutta la sua destrezza nel campo della tecnologia. Bezos si trasferisce a Wall Street, si interessa di commercio internazionale unendosi ad una start up di nome Fitel ed infine alla società finanziaria DE Shaw & co. Nel 1994 fonda un nuovo formato commerciale, Cadabra, un vero e proprio negozio online, che poi prenderá il nome che ha ancora oggi: Amazon. L’azienda principe del mercato on line nel 2017 ha guadagnato 175 miliardi di euro, i titoli azionari sono aumentati del 50% spingendosi sopra i 1.000 dollari per azione. Jeff Bezos nel 2017 ha guadagnato 99,6 miliardi di dollari e ad oggi detiene un patrimonio di 110 miliardi.

 

Chi sono e in che condizioni lavorano i dipendenti Amazon?

La stragrande maggioranza dei magazzinieri che lavorano per Amazon sono giovani e giovanissimi o immigrati extracomunitari che non conoscono la lingua e che non sono mai entrati nel sistema di “accoglienza” e “integrazione”. Questi facchini lavorano nei capannoni Amazon o delle cooperative create da Amazon – per strutturare il sistema di scatole cinesi indispensabile per evadere e sfruttare- lavorando anche 12 ore al giorno per 3 euro all’ora con kapó che li costringono a condizioni durissime sfruttando l’estrema povertà e la difficoltà di entrare nel mondo del lavoro. Chi è riuscito a scappare da questo inferno schiavista ha raccontato di essere stato picchiato solo per aver rifiutato di fare “straordinari” non pagati che protraevano il “lavoro” fino a 15 ore in una giornata. Il modello di assunzione dei drivers , invece, rispecchia un modello di “reclutamento” politico/clientelare gestito da C.A.F. e consulenti del lavoro in combutta con gli amministratori locali dell’azienda. Questi lavorano in condizioni di estremo stress senza nessuna possibilità di chiedere miglioramenti salariali o di dissentire rispetto l’organizzazione del trasporto pacchi. Come viene organizzato il trasporto? Il capo squadra inserisce i dati in un computer ed è questo ad organizzare il giro, indicando anche il tempo da impiegare a piedi quando bisogna necessariamente scendere dal mezzo per proseguire. I drivers che lavorano tramite cooperativa sono costretti a riparare i mezzi di tasca propria, a nero, in caso di incidente. Bezos ha acquisito la sua ricchezza grazie alla sfruttamento della sua forza lavoro, circa 300.000 persone in tutto il globo con protezioni di sicurezza minimale, salari molto bassi e con contratti spesso temporanei e flessibili ed evadendo miliardi di tasse.

 

Bezos, brillante innovatore o aspirante monopolista?

Con tassi di crescita annuale del 40% e una strategia aziendale molto aggressiva appare chiara la linea economica di Jeff Bezos: una continua ricerca del monopolio. A questo progetto di monopolizzazione del mercato i governi del mondo rispondono con la piena subordinazione degli interessi dei lavoratori, a vantaggio degli interessi di Amazon, diventata un vero e proprio “modello da seguire” sia negli USA che in Europa. Grazie alle concessioni di cui usufruisce Amazon si appropria di territori, rispolverando il fenomeno della “città di una sola compagnia” come fu Detroit per la General Motors o per citare un caso di insediamento industriale in stile imperialista ricordiamo Fordlania costruita da Ford alla fine degli anni 20 del secolo scorso, una città industriale nella Foresta Amazzonica dove indigeni venivano costretti a lavorare sotto il sole cocente dell’Amazzonia ed a conformarsi – fuori e dentro le proprie case- agli usi e i costumi U.S.A.; edificata grazie ad una concessione da parte del governo brasiliano di 10.000 km² di terreno sulle rive del fiume Tapajós, vicino alla città di Santarém. Bezos sembra ispirato almeno in parte a questa esperienza (oltre al nome), infatti, ha aperto un’asta per la nuova sede di Amazon negli Stati Uniti. Le più importanti città americane, a cominciare da New York, si sono messe in coda, offrendo all’azienda privilegi fiscali e agevolazioni in cambio della costruzione dei suoi magazzini. Chicago, per esempio, ha offerto a Amazon un “pacchetto di incentivi” da 2,25 miliardi di dollari, mentre Stonecrest, in Georgia, ha deciso di cedere centinaia di acri del proprio territorio per fondare una città di nome “Amazon” che dovrebbe ospitare un nuovo quartier generale dell’azienda.

Bezos, inoltre, ha instaurato una stretta relazione – pubblicamente ostentata – con la Central Intelligence Agency (CIA) National Security Agency (NSA), il Dipartimento della difesa americano e altre agenzie di informazione militare stipulando nel 2013 un contratto da 600 milioni di dollari con la CIA, che gli ha permesso di comprare il Washington Post. Il quotidiano diventa subito l’organo semi-ufficiale dell’apparato di informazione militare americano e in particolare della CIA. A Novembre 2013 il Senato americano ha approvato una spesa di 700 miliardi di dollari che includeva un emendamento del “portale di e-commerce” che garantisce ad Amazon le forniture dell’apparato di intelligence militare con computer, sedie e altre forniture per ufficio. Di ricambio, quest’anno Amazon ha finanziato il governo federale sborsando più di 9,6 milioni di dollari. Il Post , sotto la direzione di Bezos, è stato il principale sostenitore della campagna contro la Russia, pubblicando nel novembre 2016 la lista “PropOrNot”, una falsa raccolta di presunte agenzie di stampa “di propaganda russa” che includevano siti legati alla sinistra e durante la campagna USA-2016, assume il ruolo di organo anti-Trump in nome della posizione assunta dalla CIA.

A Bezos quindi non basta cementificare intere aree naturali per creare insediamenti produttivi, sfruttare i propri dipendenti ed evadere le tasse col beneplacito dei governi nazionali, è chiaro che il magnate vuol impiegare la propria ricchezza per influenzare l’opinione pubblica internazionale a favore di chi tutela e sostiene l’attuale ordine mondiale e il sistema di produzione capitalista che lo determina ed i suoi equilibri geo-politici. Un sistema basato sulla barbarie che determina l’incessante accumulo di ricchezza da parte di un numero sempre più ristretto di persone ed il progressivo impoverimento della stragrande maggioranza della popolazione mondiale che soffre a causa di guerre, malattie, disoccupazione e sfruttamento.

 

Giuseppe Perozziello

Nato a Salerno nel 1994, vive Mercato San Severino, dove ha partecipato al movimento dell'Onda ed è stato rappresentante degli studenti del liceo Virgilio. In seguito, partecipa alle lotte e alle esperienze di autorganizzazione operaia in Campania.
Lavoratore precario e studente di filosofia all'Università di Salerno (Fisciano), è tra i fondatori de La Voce delle Lotte e della Frazione Internazionalista Rivoluzionaria. Attivista sindacale tra le fila del SI Cobas.