Dopo più di due mesi di conflitti, lo sciopero della SNCF [Société Nationale des Chemins de fer Français (Società nazionale delle ferrovie francesi)] è ad un punto cruciale. Sebbene la maggioranza dei ferrovieri sia in sciopero dal 22 marzo, il governo non ha ceduto alla richiesta di ritiro della riforma. I vertici sindacali che dovrebbero essere oggi alla testa di un’evoluzione dei rapporti di forza, nel peggiore dei casi cominciano ad annunciare la fine del conflitto, nella migliore delle ipotesi invece persistono in una strategia di sconfitta, come riscontra la gran parte dei ferrovieri.


UNSA e CFDT orientati a sospendere gli scioperi

“Ci sono due sindacati, UNSA e CFDT, che hanno riconosciuto i progressi di questa riforma e che hanno detto di riflettere sulle condizioni alle quali potrebbero uscire dal conflitto”. Lunedì mattina, su RTL [radio francese, ndt], Pepy [amministratore di SNCF, ndt] ha sintetizzato così la situazione. Venerdì 25 infatti, dopo l’incontro con il primo ministro Edouard Philippe, le organizzazioni sindacali hanno cominciato a mostrare segni di cedimento, più o meno esplicito o veloce a seconda dei casi. Anzitutto il sindacato UNSA che all’ uscita dal tavolo dei negoziati ha annunciato chiaramente la ripresa del dialogo e la propria volontà di far terminare “molto rapidamente” lo sciopero. La CFDT continua ad affermare di non voler “allentare la pressione“, ma solo fino al 5 e il 13 giugno, date del voto della legge in Senato e della riunione della commissione paritaria mista. Lawrence Berger ha annunciato al Journal du Dimanche, il 27 maggio che il suo sindacato “vuole uscire al più presto il conflitto

Oggi [28 maggio] i rappresentanti dell’UNSA e della CFDT hanno incontrato il presidente del Senato Larcher e hanno rilasciato dichiarazioni simili: la loro uscita dal conflitto dipenderà dal testo che uscirà dal voto del Senato. “Guarderemo il testo che uscirà dal voto del Senato per decidere la nostra posizione“ ha dichiarato lunedì Roger Dillenseger, segretario generale dell’UNSA ferrovie.

 

Le direzioni sindacali salutano favorevolmente i risultati ottenuti, ma di cosa parlano ?

Laurent Berger ha elogiato i “progressi raggiunti” durante la revisione del testo al Senato, e ha detto di aver “preso atto positivamente” degli annunci di Édouard Philippe relativi al ripianamento del debito della SNCF. La CGT ha annunciato di continuare la mobilitazione, ma le sue dichiarazioni sono quantomeno ambigue: “per riassumere, abbiamo un governo che sembra più aperto ma che dal nostro punto di vista non si impegna abbastanza“, e Philippe Martinez [segretario della CGT, ndt] dichiara di “constatare con soddisfazione che il Primo Ministro ha considerato con attenzione il risultato della consultazione Vot’action“.

Viene da chiedersi se queste organizzazioni sindacali abbiano realmente preso in considerazione il risultato della consultazione Vot’Action, un’indagine interna alla SNCF sul rifiuto o meno della riforma all’interno della SNCF, una consultazione sulla cui utilità ci siamo già interrogati dal momento che la condivisione degli obiettivi della protesta era già testimoniata dalla massiccia partecipazione di ferrovieri allo sciopero (9 ferroveri su 10 hanno fatto almeno un giorno di sciopero). I risultati annunciati hanno riaffermato ciò che aveva già mostrato esplicitamente la massiccia partecipazione dei ferrovieri allo sciopero: il 94,70% dei ferrovieri (con il 61% di partecipazione) ha riaffermato il proprio rifiuto della riforma.

Tuttavia, lungi dal prendere questo risultato come punto di partenza e di mettersi alla testa della lotta, i sindacati si limitano ad usare queste cifre per consolidare la propria legittimità e usarla come un semplice strumento di pressione nei negoziati. I lavoratori delle ferrovie hanno dimostrato di rifiutare in blocco questa riforma che distruggerebbe le loro condizioni di lavoro e il servizio ferroviario e lo hanno dimostrato a partire dalla divulgazione del rapporto Spinetta e poi ripetutamente nelle loro assemblee generali, ma i sindacati sono soddisfatti delle modifiche apportate che non possono essere neppure definite briciole.

Risanamento del debito: fumo negli occhi n° 1

Il governo non ha ceduto su nessun punto della riforma, quali sono dunque gli incoraggianti progressi di cui parlano i sindacati? Il primo, annunciato dai media e Pepy come la ragione per cui lo sciopero avrebbe dovuto essere immediatamente sospeso, è il risanamento da parte dello stato del debito della SNCF fino al 75% (pari a 35 miliardi di euro). Questo risanamento del debito, di cui i ferrovieri non sono in alcun modo responsabili, causato in gran parte dalla costruzione di linee ad alta velocità a volte inutili, dalla riorganizzazione della compagnia in tre entità nel 2014 e simile in ordine di grandezza a quello dei paesi vicini, dove le ferrovie sono state privatizzate, non cambierà le condizioni di lavoro dei ferrovieri.

Inalienabilità della SNCF

Édouard Philippe e il ministro dei trasporti Elizabeth Borne ripetono da diversi giorni in maniera martellante che “la inalienabilità dei titoli del futuro gruppo ferroviario sarà finalmente sancita nella legge“. Ma si tratta solo di fumo negli occhi, una strategia che mira chiaramente a rassicurare i lavoratori delle ferrovie dopo la divulgazione di un documento interno della direzione della SNCF in cui è esposto con chiarezza il progetto di privatizzazione. La clausola di inalienabilità non potrà impedire la privatizzazione.

 

L’ intersindacale prosegue nella strategia della sconfitta

Per quanto riguarda il resto dell’intersindacale, la CGT, la FO e Sud-Rail, pur senza abbandonare il conflitto, non propongono una strategia in grado di garantire un esito vittorioso. Un considerevole numero di ferrovieri ha denunciato fin dall’inizio, nelle assemblee generali, i limiti della strategia dei 2/5 [sciopero a singhiozzo: 2 giorni di sciopero su 5 da aprile a giugno, ndt]. Questa critica assume tutto un altro spessore quando, dopo due mesi di sciopero, la strategia dello sciopero a singhiozzo non ha dato alcun risultato tangibile, gli stipendi mensili sono molto bassi e alcuni padri e madri – a volte single – hanno salari a tre cifre, appena sufficienti a pagare l’affitto.

In alcune assemblee generali, come ad esempio quella di Achères (Yvelines), i ferrovieri hanno votato mozioni che chiamano in causa l’intersindacale ribadendo la loro lotta “per il ritiro del patto ferroviario“, e il loro rifiuto “a negoziare le condizioni alle quali la SNCF verrebbe privatizzata, il personale trasferito e lo statuto soppresso “: “Vogliamo preservare le nostre conquiste sociali e salvaguardare i servizi pubblici. […] Chiediamo che le federazioni sindacali e le confederazioni organizzino una mobilitazione di massa.

 

Assemblee “inter-stazione”: i ferrovieri si riuniscono per difendere una politica alternativa

Per oltre un mese, i ferrovieri, di ogni sigla sindacale non sindacalizzati, riunendosi a cadenza settimanale, hanno costruito luoghi di discussione che raccolgono lavori afferenti a stazioni diverse, vere e proprie assemblee “inter-stazione”.  Per discutere le prospettive dello sciopero, il 22 maggio scorso si sono riuniti oltre 350 ferrovieri provenienti da diverse città tra le quali Tolosa, Strasburgo, Nancy, Bordeaux, Nizza, Limoges, Amiens, Le Mans, Béziers, Chambery. I ferrovieri di queste diverse città, incaricati dalle proprie assemblee generali o venuti di propria iniziativa, hanno testimoniato la stanchezza registrata nella propria stazione riguardo alla strategia dello sciopero a singhiozzo e hanno denunciato la mancanza di democrazia all’ interno delle proprie assemblee generali, spesso frenate dai dirigenti sindacali. “Lo sciopero a singhiozzo permette di durare, ma non di vincere. E non si fa un mese di sciopero solo per il gusto di scioperare. Se c’è un messaggio da far passare è di non cedere. C’è un’alternativa allo sciopero a singhiozzo”, ha concluso un sindacalista di Force Ouvrière.

I ferrovieri riuniti in questo contesto hanno più volte preso l’iniziativa di sfidare la leadership sindacale, come ad esempio l’assemblea generale di Achères. In occasione dell’ultima riunione che ha avuto luogo prima della manifestazione di sabato 26 maggio chiamata “marea popolare”, i ferrovieri hanno votato un documento in cui chiedono un piano di lotta all’ altezza della situazione e improntato al medesimo livello di combattività di quello attuale. Infatti, dopo due mesi di sciopero, mentre le ritenute sui salari cominciano a farsi sentire dolorosamente e il tasso delle adesioni agli scioperi comincia a diminuire, le rivendicazioni dei lavoratori sono assolutamente coerenti con gli obiettivi iniziali della mobilitazione ed esprimono un livello di determinazione e rabbia che non può essere soddisfatta con strategie perdenti.

Martedì 29 maggio una nuova riunione inter-stazione, aperta ai diversi settori in lotta, è stata convocata a Austerlitz alle 15 ore dopo il raduno davanti al Senato, per preparare il seguito della mobilitazione.

 

Gherasim Bataille

Traduzione di Ylenia Gironella da Révolution Permanente

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