Mentre il collettivo di fabbrica ex-GKN si prepara a scendere in piazza con migliaia di solidali il 18 maggio a Firenze, i ferrovieri del trasporto viaggiatori-merci e della manutenzione delle infrastrutture si preparano a un fine settimana di scioperi in tutta Italia il 17 (la sera del 16 compresa), 18 e 19. È importante sostenere questi appuntamenti di mobilitazione, nell’ottica di coesione delle lotte, unica reale possibilità di incidere nei rapporti di forza.


“Non esiste una fabbrica salva in una società che crolla”. È una rotta chiara e condivisibile quella che i lavoratori della ex-GKN suggeriscono da ormai quasi tre anni: la convergenza. Nell’attuale realtà lavorativa può accadere che un giorno, d’improvviso, si riceva una mail di licenziamento. O che si veda cadersi sulla testa un accordo tra burocrazie sindacali e azienda, in cui si impone l’estensione dell’orario di lavoro a 7 giorni su 7, notti comprese.

Questi improvvisi colpi di mano delle controparti datoriali possono dare origine a importanti vertenze in cui i lavoratori, mossi da impellenti necessità e radicali stravolgimenti della propria vita, riscoprono nella lotta l’unica possibilità di contrastare gli abusi datoriali e di rivendicare i propri diritti. Trovano nell’unità la forza per affrontare nuove conflittualità a cui non erano più abituati, a causa della passivizzazione della classe lavoratrice di cui sono state complici le burocrazie sindacali negli ultimi trent’anni. Così, per periodi più o meno prolungati riescono ad affrontare tenacemente minacce e ritorsioni, a favore della tutela dei propri spazi di esigibilità.

Ma poi succede che il tempo passa. E mentre in questo tempo la controparte datoriale ha tutti gli strumenti per organizzare le proprie mosse e continuare a svolgere le proprie attività, i lavoratori rimangono senza stipendio, o sono costretti ad affrontare importanti spese legali, o a vedere eroso il proprio tempo di vita. Tutto si sistemerà, certo. Ma c’è un frattempo da gestire. Ed è proprio questo frattempo l’avversario più letale con cui i lavoratori mobilitati devono saper fare i conti, e che spesso ha determinato l’indebolimento o l’estinzione delle mobilitazioni. È una dinamica possibile, se non fisiologica, in un contesto in cui i rapporti di forza sono fortemente sbilanciati a discapito dei lavoratori.

È qui che entra in campo il concetto di convergenza. Molte delle singole vertenze che non sono riuscite ad allargare le proprie rivendicazioni al di fuori del perimetro asfissiante in cui la controparte datoriale voleva imprigionarle, sono state logorate e sterilizzate, o comunque hanno trovato compromessi in cui la controparte rimaneva a dettare le regole del gioco all’interno delle relazioni industriali. Per questo motivo è importante che le varie singole mobilitazioni inizino a sviluppare percorsi di lotta e parole d’ordine comuni.

I manutentori delle ferrovie e i macchinisti-capitreno inizino dunque a unire le forze, nella direzione di un rinnovo contrattuale che parli di aumento dei salari in rapporto all’inflazione attualmente tra i più bassi in Europa – e riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario. Per rivendicare una piena re-internalizzazione di tutti i lavoratori che operano nel settore ferroviario, integrando tutti sotto un unico CCNL. Per l’abrogazione della legge anti-sciopero 146/90 e per la creazione di casse di resistenza con cui ammortizzare le perdite economiche degli scioperi.

Ed è subito chiaro che in queste rivendicazioni potranno rispecchiarsi gli autisti e i facchini in appalto a Mondo Convenienza, che hanno scioperato a oltranza per cinque mesi, per ottenere il CCNL Logistica e l’abolizione di un regolamento aziendale che imponeva deroghe su ferie e malattia. Così come vi si potranno rispecchiare tutti i lavoratori del sistema deregolamentato dei subappalti, spesso costretti a orari improponibili in cambio di paghe da fame.

Per questo il 18 maggio insieme al collettivo di fabbrica ex-GKN scenderanno in piazza migliaia di lavoratori, ma anche studenti, associazioni e movimenti ecologisti. Ed è importante che a questa lotta si uniscano anche i ferrovieri. In sostegno all’intervento pubblico e alla riconversione ecologica sotto il controllo democratico di lavoratori e utenti della mobilità. Contro la subordinazione alla privatizzazione e alla logica del profitto, a cui anche le ferrovie si sono progressivamente piegate, determinando il peggioramento delle condizioni di lavoro contro cui oggi i lavoratori si stanno mobilitando.

Per dei trasporti non inquinanti e che siano davvero pubblici e di massa. Perché si riapra una stagione di rivendicazioni importanti, che possano cambiare realmente i rapporti di forza, in una realtà che vorrebbe destinare la classe lavoratrice all’eterna passività e subalternità.

 

Roberto Marchese

Roberto Marchese

Nato a Prato nel 1996, ferroviere e studente di filosofia all'università di Firenze. Collabora con La Voce Delle Lotte approfondendo sul campo le dinamiche sindacali e le lotte dei lavoratori