Riportiamo una riflessione, corredata da una serie di grafici, elaborata dai compagni di Marxpedia a partire dall’infelice uscita di Matteo Salvini a proposito della necessità di un suo governo con “pieni poteri”. La realtà è che, al di là dei vari governi nei colori e nelle forme che si alternano, i “pieni poteri” economici e politici nella nostra società ce li hanno sempre un piccolo numero di grandi capitalisti, grandi proprietari di banche e istituti finanziari, industrie, terre e immobili.
Attenzione, hanno i pieni poteri. Borsa, capitale finanziario, Confindustria: hanno assunto pieni poteri. L’aumento dell’Iva è uno degli strumenti con cui li esercitano. Governo dopo Governo. Si chiamano “clausole di salvaguardia”. Sono dei meccanismi di “austerità automatica”: se i Governi in carica non effettuano i tagli necessari, scatta l’aumento dell’Iva. Tale meccanismo è stato usato per la prima volta nel 2011 da Berlusconi, poi da Monti. È stato infine Renzi a istituzionalizzarlo. Con la legge di stabilità del 2015 ha stabilito l’ammontare dei “fondi da reperire” per evitare l’aumento dell’Iva: 12,8 miliardi sul 2016, 19,2 sul 2017 e 22 miliardi dal 2018.
Il Governo Di Maio-Salvini non ha modificato niente. Ha fatto quota 100 e Reddito di Cittadinanza in deficit, senza rimettere in discussione le clausole. Da mesi Tria va ripetendo che l’aumento dell’Iva sarà inevitabile e i suoi effetti sono già previsti nel Def. Ma il problema non è che il “Governo ha scialacquato risorse”. Il problema è che le attuali compatibilità economiche rendono impossibili anche misure di velleitarie e superficiali riforme (e peraltro né Quota 100 né il Reddito di Cittadinanza possono definirsi tali…).
Il meccanismo è quindi questo: se il Governo non drena risorse dai redditi medio-bassi al capitale finanziario (il pareggio di bilancio e gli interessi sul debito) attraverso una “manovra”, allora scatta l’aumento dell’Iva. L’Iva come ogni tassa indiretta è implicitamente regressiva: incide più sui redditi bassi che su quelli alti. Cambia il modo, non il risultato.
E allora giova ricordare:
– l’abbassamento delle tasse sui ricchi è un processo decennale e internazionale. La flat tax di Salvini sarebbe solo il punto di arrivo di un processo di lungo corso (GRAFICO 1, la discesa della aliquote massime….)
– la pressione fiscale in Italia è in aumento storicamente (GRAFICO 2). Eppure mentre l’Iva è stata in costante aumento negli ultimi decenni, l’aliquota massima Irpef è diminuita (GRAFICO 3 e 4). Basta del resto vedere come avrebbe inciso l’Irpef al 1983 e come incide quella attuale (GRAFICO 5).
– GRAFICO 6: il debito pubblico è in costante aumento nonostante lo Stato sia in avanzo primario (le entrate superano le uscite). Il motivo è semplice: il Debito pubblico è un meccanismo di drenaggio delle risorse da lavoratori e ceto medio verso le grande rendite finanziarie attraverso il pagamento degli interessi.
– GRAFICO 7: ricordiamo tra l’altro che la quota di Pil destinata ai salari è in diminuzione. Da decenni. In Italia e non solo.
Hanno “pieno potere”: Borsa, banche, Confindustria. E Salvini, semmai avrà “pieni poteri”, li avrà in accordo e su mandato di tali “pieni poteri”.
Pensare che un Governo Pd e 5 Stelle, un Governo tecnico o qualsiasi altra combinazione parlamentare cambi la rotta di una politica economica vecchia di decenni e aderente ai bisogni di chi ha il “pieno potere” significa non solo ignorare qualsiasi concetto di politica classista, ma anche chiudere gli occhi di fronte alla più empirica realtà.
Iva al 25% o una manovra di tagli da 24 miliardi: questa non è un’alternativa, se non nelle apparenze. L’alternativa è rimettere in discussione le clausole di salvaguardia, i vincoli di bilancio e con essi l’intero impianto delle compatibilità economiche.
Siamo schiavi. Questo si sa. Evitiamo almeno di dormire agitati perché il padrone ultimamente ha troppi pensieri.
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