Dall’introduzione in Italia del decreto legge sull’obbligo vaccinale per il personale sanitario, a livello mediatico stiamo assistendo alla criminalizzazione di quei medici ed infermieri che rifiutano la somministrazione. Ma siamo davvero di fronte a scelte individuali oppure c’è altro?


Nella fase più carica di speranza della pandemia, la vaccinazione di massa, la classe dominante di questo paese prova a mescolare le carte sul tavolo, riuscendo senz’altro a colpevolizzare e mettere sotto i riflettori mediatici quei pochi – perché di poche persone si tratta, rispetto alla stragrande maggioranza del personale sanitario che ha ricevuto le dosi in Italia da dicembre ad oggi – tra infermieri e medici che nel rifiutare il vaccino non espongono altro che il frutto più assurdo di tutta la deriva della società capitalistica: l’individualismo.

Ebbene sì, di individualismo parliamo. Se di tutta una categoria sono in pochi a non volersi vaccinare per i rischi sulle vaccinazioni che questa stessa società espone mediaticamente – ma che scientificamente non sono rilevanti -, anteponendo alla salute ed al benessere collettivo che deriverebbe da una rilevante copertura la più irrazionale sicurezza personale, individuale, di quello si parla.

Un frutto marcio della società capitalistica che spesso e volentieri si ritrova come deriva d’analisi non solo nelle querelle pubbliche della politica borghese ma anche nel più ridotto, per quanto speranzoso per un futuro migliore, dibattito “a sinistra”, tra le varie organizzazioni politiche e sindacali, se non in seno a queste.

Ma andiamo con ordine: sin dalle prime somministrazioni del vaccino -e con questo intendo tutte le varie tipologie vaccinali, da quelle tradizionali di Astrazeneca e J&J, sino a quelle più tecnologicamente innovative di Pfizer e Moderna- stiamo assistendo ad un ritorno in auge della deriva antivaccinista e complottistica. Un fenomeno che senz’altro è esso stesso frutto del populismo dilagante degli ultimi tempi, del cavalcare l’onta del sensazionalismo, della propaganda antiscientifica, delle fakenews e quant’altro; tutto collegabile se non correlato alla strategia politica che la classe borghese industriale e finanziaria ha portato e sta portando avanti ovunque nel mondo industrializzato e nelle nazioni emergenti e, a comprova di ciò, si veda l’influenza dell’ex Presidente USA Trump, di Bolsonaro, di Salvini e delle varie destre reazionarie e populistiche.

Ora, se da un lato si analizzasse la strategia politica in sé, senza una minima correlazione al substrato sociale che tende ad influenzare od a quello di elaborazione e provenienza, senz’altro ci ritroveremmo di fronte ad una orda di politici reazionari spaesati e senza una benché minima ed influente tattica, cosa che però non giustificherebbe i risultati elettorali né l’influenza globale del populismo. Purtroppo così non è.

D’altro canto, sarebbe senz’altro infantile liquidare la questione legandola all’esistenza dell’ignoranza o della poca “fede” nella scienza e nella razionalità in seno a buona parte della popolazione mondiale: l’analfabetismo, sia funzionale che “ortodosso”, è pur sempre un risultato storico, un frutto di una società intera e di una politica perseguita, la stessa politica della classe dominante quindi frutti avariati della volontà stessa della borghesia.

Detto ciò, quindi, risulta difficile liquidare l’intera questione del rifiuto al vaccino da parte dei sanitari come “ignoranza di pochi”.  Qui la questione è ben più grande per quanto contradditoria in sé: il personale sanitario, gli “eroi” della prima ondata, altro non sono che una massa di lavoratori precari, sfruttati e sottopagati in buona parte e che spesso non ha tempo da dedicare spontaneamente all’aggiornamento o allo studio in quanto lo stesso lavoro che viene svolto, tra demansionamento e turni estenuanti, routinario nelle procedure e poco razionale nella comprensione delle stesse (e questo ve lo dice un infermiere che prova, nonostante il lavoro nell’emergenza e nell’urgenza, a tenersi aggiornato rispetto a quel poco che ne fuoriesce dalla risicata ricerca scientifica poco sovvenzionata dai governi borghesi), rappresenta il primo impedimento nei confronti dell’idea di “massa di lavoratori della scienza”.

Appurato quindi che medici ed infermieri sono anch’essi oggetto delle derive reazionarie di questa società, il Governo Draghi, attraverso l’art. 4 comma 1 del DL 44 del 1/04/2021, ha emanato l’obbligatorietà alla vaccinazione contro il Sars-CoV-2 per il personale sanitario che intende esercitare la professione.

“Quando la volpe non arriva all’uva, dice che è marcia”

Così come il proibizionismo non ha reso l’umanità astemia, così anche l’obbligazionismo non trasformerà il personale sanitario in “massa di lavoratori della scienza”. E questo perché sia l’uno che l’altro sono delle toppe che la società stessa mette sul proprio marciume, nonostante ci sia la possibilità del licenziamento in agguato…
Delle due, una. O il governo sa per certo che, senza una campagna scientifica di educazione alla salute e di aggiornamento per il personale sanitario, questa escamotage funzionerà, oppure sa per certo che ne licenzierà molt*, sfruttando la cosa a suo favore con una compensativa campagna di assunzioni che di certo non compenserà il buco d’organico cronico che le politiche filo-padronali dei vari governi degli ultimi trent’anni hanno generato. Probabilmente la seconda.

Inoltre, facendo ciò il governo riuscirebbe addirittura a scaricare le colpe morali e politiche della pessima campagna vaccinale che sta portando avanti. D’altronde è molto più semplice additare le responsabilità più che assumere le stesse come risultato di un processo storico di indebolimento della cultura, della ricerca e della sanità per tutt*.

Ma siccome la sanità italiana è frutto dei tagli ed il personale è frutto del carico di lavoro e di tutta la propaganda ideologica di massa che la borghesi inocula giorno dopo giorno, noi non solo dobbiamo rigettare l’obbligatorietà ma dobbiamo rivendicare che di obbligatorio per la salute collettiva c’è solo la ricerca e la formazione, che questo governo né i precedenti hanno mai tutelato. E se c’è da licenziare qualcun*, allora licenziateci tutt* perché non è possibile passare da eroi ad untori. Anzi, iniziate a licenziare prima voi stessi che, almeno per ora, restate i veri imputati, i veri untori, dapprima che arrivi la nostra giustizia.

I vaccini e la loro efficacia non sono uno scudo dietro il quale trincerarsi per strumentalizzare delle scelte politiche!

Sia nel caso in cui si stia parlando delle strategie governative della borghesia ché delle strategie politiche di organizzazioni politiche o sindacali, sui vaccini e sul loro ruolo se ne sentono di tutti i gusti. Checché ne dicano gli scettici, delle due metodiche vaccinali approntate per il Sars-CoV-2, tutti i vaccini prodotti sono utili e necessari per la salvaguardia del benessere e della salute collettiva.

Sui canali social di un gruppo di biologi che si è fortunatamente distaccato dal proprio rappresentante d’ordine – Biologi per la Scienza – un post chiarificatore (a cui ovviamente rimandiamo per una più chiara visione sulla faccenda dell’efficacia dei vaccini) dove in un paio di righe è concentrato il succo della questione: “Tutti i vaccini attualmente approvati dall’EMA […] sono stati testati ed approvati per la loro capacità di prevenire la malattia sintomatica che chiamiamo COVID-19. La loro efficacia varia dal 95% […] al 60-70% […], ma ciò non significa che ci sono vaccini di serie A e di serie B.”

credit to: Biologi per la Scienza

Più che la discussione sull’efficacia o meno dei vaccini fin’ora prodotti nel prevenire l’infezione, a noi lavoratori, sindacalisti, militanti del movimento o delle varie organizzazioni politiche, dovrebbe interessare l’annosa questione dei brevetti. A noi, sempre noi, dovrebbe interessare il benessere di tutti gli abitanti del pianeta, non certamente il nostro orticello industrializzato ed imperialistico occidentale.

E’ “interessante” e dovrebbe far rabbia che tutte le case farmaceutiche produttrici dei vaccini mantengano ancora i brevetti, ossia le proprietà intellettuali – pur sempre proprietà eh!- rispetto alla produzione delle fiale, innalzino i prezzi di mercato a fronte di una ben radicata pandemia globale che ha mietuto 3 milioni di vittime in un anno e che vede pazienti intubati senza anestesia in Brasile, 300mila e più contagi giornalieri in India, con cadaveri arsi per strada a migliaia, dati mancanti o poco attendibili dalla maggioranza del continente africano, miliardi di miliardi di profitti a scapito della stragrande maggioranza della popolazione povera e della classe lavoratrice del globo, impoverita, sfruttata, affamata e, per la maggiore, vittima del virus.

Anziché essere vittime del giogo mediatico, della propaganda e dell’ideologia della borghesia, noi lavoratori abbiamo un compito storico: attuare l’evoluzione da questa società verso una società migliore, egualitaria, che metta nel pantano della storia le ambizioni individualistiche a favore del benessere e della salute da garantire ad ogni essere vivente di questo pianeta, nonché al pianeta stesso. E per far ciò occorre tenere bene a mente che, per ritornare al tema di questo articolo, è necessario non solo espropriare i brevetti dei vaccini dalle mani della borghesia industriale delle case farmaceutiche ma anche i brevetti sulle tecnologie alle spalle di queste (come la tecnologia dei vaccini tecnologicamente avanzati ad mRNA, quella di Pfizer e Moderna) e, ultimo ma non ultimo, tutte le fabbriche necessarie alla produzione delle fiale, da mettere in campo non soltanto per i paesi industrializzati bensì per tutti gli abitanti del pianeta.

 

Michele Sisto

Redattore della Voce delle Lotte, nato a Napoli nel 1996. Laureato in Infermieristica presso l'Università "La Sapienza" di Roma, lavora come infermiere.