Mentre la guerra russo-ucraina e l’escalation militarista della NATO in Europa continuano, il sindacalismo di base ha promosso una giornata di sciopero generale a partire dal ripudio della guerra e dell’aumento delle spese militari.


La guerra in Ucraina e l’escalation militarista NATO continuano

A oltre due mesi dall’”operazione militare speciale” – cioè l’attacco su larga scala all’Ucraina – lanciata dalla Russia di Putin, il rilancio militarista e la propaganda filo-NATO procedono spediti, e le ipotesi di entrata di Svezia e Finlandia nell’alleanza militare potrebbero diventare realtà nell’arco di poche settimane, vista l’accelerazione delle trattative.

La guerra viene utilizza dai governi occidentali per rafforzarsi internamente, sostenere un aumento enorme delle spese militari dei singoli partner, in particolare i paesi membri anche dell’UE, e per prepare la popolazione a un’economia di guerra vera e propria in cui il colpo all’economia mondiale dato dalle forti sanzioni occidentali contro la Russia mette a serio rischio ogni tipo di politica anche solo limitatamente progressista in ogni campo, dal welfare al sostegno alle fasce più deboli, fino alle politiche per affrontare il cambiamento climatico. Semplicemente, le priorità politiche della classe dominante sono da tutt’altra parte e il margine è ora minore anche solo per fare finta che non sia così.

La risposta del sindacalismo di base: sciopero generale il 20 maggio!

In questo quadro critico il 20 maggio la totalità o quasi del sindacalismo di base scenderà in sciopero, appoggiata da sigle politiche e di movimento di sinistra “per fermare la guerra, l’economia di guerra e il governo della guerra” [qui la mozione votata nell’assemblea nazionale del 9 aprile] denunciando la corresponsabilità delle mire espansionistiche della NATO ad est nel conflitto in corso e chiamando tutti i movimenti pacifisti e antimilitaristi ad unirsi alle proteste e manifestazioni che si articoleranno sul territorio nazionale.

Nonostante la relativa debolezza numerica delle forze sindacali che lanciano lo sciopero, questo è effettivamente il primo tentativo reale di costruire un’opposizione alla guerra dal punto di vista dei lavoratori e delle lavoratrici, legando la lotta antimilitarista alle condizioni di vita dei proletari, in un paese, l’Italia, che più di altri subirà il contraccolpo delle sanzioni alla Russia pagando lo scotto di un particolare legame di alcuni settori dell’economia italiana a quella russa, e di governi e forze politiche fortemente legate a Putin, quando ancora era un membro “rispettabile” della comunità internazionale.

La particolare forza numerica del movimento contro la guerra in Italia nelle prime settimane del conflitto, e la diffusione molto più ampia nella popolazione di posizioni contrarie a quelle del governo e del PD guerrafondaio in particolare, è un punto di partenza molto importante che potrà dare forza a una data di sciopero contro la guerra più unica che rara nel panorama del movimento operaio occidentale.

Questo primo tentativo di una grande mobilitazione classista è concretamente l’occasione per far convergere i tanti settori di attivisti che, nei movimenti dei mesi passati, hanno levato con forza la propria voce contro la guerra, senza accodarsi alle parti in lotta.

Purtroppo Landini, nella grande mobilitazione a Roma del 5 marzo, oltre a chiedere dal palco di piazza San Giovanni “l’abrogazione della guerra” per legge, altro non si è spinto a fare, come ampiamente prevedibile, immobilizzando l’ampio malcontento sociale verso le politiche del governo in connessione alla guerra e non solo, che nemmeno la zelante stampa e televisione a libro paga degli imperialisti di casa nostra sono riusciti a nascondere.

È quindi necessario partecipare allo sciopero del 20 maggio e alle sue manifestazioni di piazza, e farlo, però, con una prospettiva di costruzione di un movimento contro la guerra costruito sulle basi dei bisogni dei lavoratori, delle lavoratrici e delle fasce di popolazione che più stanno subendo e subiranno in futuro le manovre del governo nella lotta per il potere nell’epoca del declino dell’egemonia USA.

Bisogna fare della lotta alla guerra una questione di classe, che rientra nel nostro più ampio programma di lotta.

Per fare questo, un passaggio centrale sarà l’assemblea del 15 maggio a Firenze del movimento Insorgiamo, dove discutere ed articolare una posizione classista venendo incontro a quel “convergiamo” che proprio l’assemblea dei lavoratori e delle lavoratrici GKN ha spesso usato nella sua lunga vertenza. D’altronde se le burocrazie del sindacato più grande d’Italia non hanno intenzione di rompere il proprio immobilismo nemmeno di fronte a una catastrofe sociale imminente (e umanitaria attuale), questo non vuol dire che ci si possa adagiare e accettare il fatto che non ci sarà un vero movimento operaio contro la guerra. Dai porti d’Europa che accolgono le navi cariche di armi, agli aeroporti utilizzati per trasportare munizioni, dalle fabbriche alle scuole, è necessario partire per dire NO! al conflitto dei padroni.

 

Massimo Ciemme

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