È stata confermata la morte di Hassan Nasrallah, insieme ad almeno altre sei persone, e 91 sono rimaste ferite nel bombardamento israeliano di ieri sui sobborghi meridionali di Beirut, la capitale del Libano, ha dichiarato il ministero della Sanità.


È dalla guerra del 2006 che i sobborghi meridionali di Beirut non subiscono un attacco così brutale da parte dell’esercito israeliano, che ha già colpito la città più volte questa settimana.

I rapporti iniziali indicavano che il capo di Hezbollah Hassan Nasrallah era scampato al bombardamento, ma nelle ultime ore sia Israele che Hezbollah hanno confermato la sua morte. La sorte di altri alti comandanti è ancora sconosciuta. In un’atmosfera apocalittica, le squadre di soccorso sono al lavoro nei sobborghi meridionali, alla ricerca di corpi sepolti sotto le macerie.

Venerdì sera sono stati segnalati nuovi bombardamenti israeliani sulla capitale libanese.

Gli attacchi sono arrivati poche ore dopo il discorso di Benjamin Netanyahu alle Nazioni Unite (ONU), in cui il primo ministro israeliano ha rifiutato qualsiasi cessate il fuoco e ha dichiarato che avrebbe continuato i suoi attacchi contro il Libano. Durante il discorso, la maggior parte dei presenti nella sala principale dell’ONU ha abbandonato la sala, dimostrando che il governo israeliano ha sempre meno alleati nella sua offensiva criminale che continua a Gaza e si estende al Libano.

Il governo argentino di Javier Milei è uno dei pochi che continua a mostrare un sostegno incondizionato a Israele, mentre gli Stati Uniti, l’Italia e altre potenze come la Francia, che hanno agito come alleati di Israele, hanno invitato il governo di Netanyahu a rispettare il cessate il fuoco. Questi appelli non impediscono agli Stati Uniti di continuare a finanziare la macchina da guerra israeliana.

Qualche giorno fa Israele ha ricevuto dagli Stati Uniti un pacchetto di aiuti da 8,7 miliardi di dollari per sostenere i suoi attuali sforzi militari e mantenere un vantaggio militare qualitativo nella regione. L’annuncio ha fatto seguito ai colloqui tra il direttore generale del ministero della Difesa israeliano, Eyal Zamir, e il sottosegretario alla Difesa degli Stati Uniti, Amanda Dory, secondo quanto riportato dal ministero della Difesa israeliano.

L’esercito israeliano ha dichiarato che l’obiettivo dell’attacco era il quartier generale di Hezbollah nella periferia meridionale della città, vicino all’ospedale Rasoul al-Aazam, nei pressi dell’aeroporto di Beirut. In una seconda dichiarazione, l’esercito israeliano ha affermato che il leader di Hezbollah Hassan Nasrallah si trovava lì al momento dell’esplosione ed era l’obiettivo principale dell’attacco. Sebbene sia impossibile verificare queste informazioni al momento, sembra trattarsi di una provocazione senza precedenti che potrebbe avere ripercussioni a livello regionale e incitare Hezbollah a rispondere con meno moderazione.

In vista delle esplosioni, gli israeliani hanno utilizzato potenti munizioni bunker buster, in grado di colpire obiettivi all’interno di edifici residenziali o sotterranei. Le immagini del luogo del bombardamento danno già un’idea spaventosa dell’entità della distruzione.

L’offensiva israeliana in Libano ha aperto una nuova situazione in Medio Oriente, i cui contorni sono ancora indefiniti: è inevitabile una terza guerra in Libano? Ci sarà una risposta da parte dell’Iran? Netanyahu ha una strategia o è solo un’altra mossa tattica? Sono domande che per ora non hanno risposte nette.

In un atteso messaggio di qualche giorno fa, il leader di Hezbollah Hassan Nasrallah non ha fornito molti dettagli su come l’organizzazione risponderebbe a un simile attacco. Nasrallah ha riconosciuto l’impatto dell’attentato che ha fatto esplodere migliaia di dispositivi elettronici – “il più grande in termini di sicurezza e umanità, senza precedenti nella storia della resistenza in Libano”, ha detto. Ma ha anche affermato che il colpo non ha indebolito la determinazione del gruppo e ha descritto la guerra come un “ciclo”.

Da un punto di vista politico, Netanyahu spera che l’offensiva gli permetta di ricomporre il suo governo, che sta affrontando una crisi dovuta alle esplicite divergenze tra i comandanti militari e gli obiettivi della guerra a Gaza, alle divisioni nel gabinetto, in particolare con il ministro della Difesa Y. Gallant, in sinergia con la “strada”, che rifiuta la sua politica di rifiuto di negoziare il rilascio degli ostaggi ancora detenuti da Hamas e che si manifesta con ondate di mobilitazioni di massa intermittenti. L’ultima mobilitazione che ha richiesto un cessate il fuoco immediato risale al 2 settembre, quando centinaia di migliaia di persone hanno manifestato per ripudiare Netanyahu per l’esecuzione di sei ostaggi a Gaza. La protesta ha incluso uno sciopero generale di 8 ore indetto dall’Histadrut, la centrale sindacale sionista. Il limite di queste proteste è che nel contesto di uno spostamento a destra della società israeliana, non sono emersi settori significativi che mettano in discussione il progetto coloniale dello Stato sionista.

La sopravvivenza del governo di Netanyahu (e quindi la sua libertà personale) è indissolubilmente legata alla sua collaborazione con i partiti dell’estrema destra religiosa e con i coloni, ovvero alla continuazione e all’eventuale espansione della guerra. Poiché l’obiettivo di “sradicare Hamas” è una chimera, Bibi oscilla tra i settori più estremi che spingono per una sorta di “soluzione finale”, ossia l’espulsione della popolazione palestinese da Gaza e dalla Cisgiordania, e una versione moderata di questa stessa strategia che prevede la rioccupazione militare di alcune aree della Striscia di Gaza, come pare stia cercando di fare ora nel nord dell’enclave.

 

Redazione Internazionale La Izquierda Diario

Rete di 15 giornali online militanti, in 7 lingue, animati dalla Frazione Trotskista per la Quarta Internazionale (FT-QI), di cui La Voce delle Lotte è la testata in Italia.