L’autorganizzazione espressa dai ferrovieri in lotta e le loro posizioni di apertura rispetto ad ogni altro conflitto interno al comparto trasporti, al di là di sigle sindacali e tessere, pongono le condizioni obiettive per l’allargamento di quel modello conflitto, arrivata ormai al settimo sciopero con ottima partecipazione tra 23 e 24 novembre scorsi. Lo sviluppo della discussone politica tra lavoratori in ferrovia si sta anche estendendo, dal rinnovo del contrato e dalla sicurezza sul lavoro, alla presa d’atto che lo sfruttamento in FFSS è strettamente legato all’aumento delle spese militari e all’inserimento sempre più stretto del sistema ferroviario nella logistica militare: ciò rende possibile l’alleanza coi movimenti studenteschi per il boicottaggio di Israele, potendo ostacolare praticamente il trasporto di armi. Ne parleremo il 5 dicembre al Centro sociale della Pace in Via del Pratello 53, a Bologna, a partire dalle 17:30, con studenti e ferrovieri in lotta.

È da quasi un anno che, come Voce delle Lotte-FIR, seguiamo e partecipiamo alla vertenza del personale FFSS, dalla lotta dei manutentori contro il contratto capestro firmato da Confederali e Orsa lo scorso gennaio,1 fino alle attuali lotte per il rinnovo contrattuale e la sicurezza sul lavoro portate avanti dall’insieme dei lavoratori, con particolare partecipazione del personale di bordo. Le lotte che si stanno sviluppando in ferrovia sono di estrema rilevanza per un duplice motivo: per l’importanza politica e combattiva dell’autorganizzazione operaia che sta prendendo piede nel portare avanti il conflitto e per il settore economico in cui tutto ciò sta avvenendo.

I lavoratori delle ferrovie, assieme, hanno creato strutture autorganizzate ed intersindacali che raccolgono tutti gli operai in lotta e che discutono e indicono gli scioperi (coperti anche dalle sigle sindacali combattive come CUB, USB e SGB), sia per quanto riguarda i manutentori, sia per quanto riguarda l’assemblea pdm/pdb di macchinisti e capitreno. In particolare, la seconda si è fatta recentemente promotrice degli ultimi scioperi di ottobre2 e di quelli avvenuti tra il 23 e il 24 novembre, sfidando anche le precettazioni del garante degli scioperi e di Salvini. L’autorganizzazione operaia è l’unica strada per unire il numero più grande possibile dei lavoratori, al di là di sigle e tessere, rendendo il conflitto indipendente dai “pompieraggi” delle burocrazie sindacali (Orsa e confederali su tutti) e creando strutture che rendano davvero protagonista chi lotta, con la speranza reale di moltiplicare le energie e vincere. Tale apertura ai lavoratori in lotta al di là delle sigle sindacali, nel tentativo di formare un fronte unico delle lotte dei trasporti concentrato a vincere e a rendere più efficaci le discussioni, piuttosto che mettere recinti tra sigle e perdersi in settarismi, l’assemblea pdm/pdb l’ha dimostrata anche nella solidarietà espressa ai lavoratori che scenderanno in piazza in occasione dello sciopero generale del 29/11. Nel comunicato l’assemblea pdm/pdb solidarizza contro le precettazioni volute da Salvini, che hanno ridotto lo sciopero da 8 a 4 ore per il comparto dei trasporti, colpendo specialmente il personale del trasporto aereo e del trasporto pubblico locale: «condanniamo atti di questo genere, in prima battuta perché anche noi come Macchinisti e Capitreno ne siamo stati vittime durante questo anno di mobilitazione per la nostra piattaforma […]. Esprimiamo il nostro sostegno a lavoratrici e lavoratori che hanno subito questo atto scellerato, augurando loro un’ottima riuscita dello sciopero e la risoluzione delle controversie in essere».3 Come Voce delle Lotte siamo totalmente d’accordo con l’alta maturità politica e sindacale espressa da tale comunicato, che ha l’effetto di radicalizzare il conflitto di tutti, togliendo altri compagni dall’influenza da burocrati pompieri nell’ottica dell’autorganizzazione, non privilegiando una qualche bandiera o sigla, ma la lotta di classe.

Per dei comunisti rivoluzionari ciò non può che essere di estrema rilevanza politica, innanzitutto prché tali posizioni sono sviluppate da lavoratori in lotta in un settore fondamentale dell’economia come le ferrovie e, poi, perché è solo dall’autorganizzazione della classe che può prendere forma una società senza padroni, quella per cui noi lottiamo e le cui condizioni di possibilità materiali sono rese evidenti proprio da questi conflitti.

Lo sciopero del 23 e 24 novembre, il settimo sulla sicurezza e il contratto, ha visto un’ottima partecipazione «con una media del 75% tra i ferrovieri dell’esercizio e punte del 100% in alcuni territori con un grande numero di treno cancellati o fortemente ritardati»:5 ciò segnala un’importante disposizione dei lavoratori alla lotta, portando avanti una piattaforma sulla sicurezza sul lavoro, elaborata dall’assemblea pdm/pdb,6 potenzialmente assai rilevante per l’intera classe e non solo per le ferrovie.7 I metodi di indagine rispetto al problema del sonno negli equipaggi dei treni, seguiti dal questionario nell’ultimo numero della rivista autogestita da macchinisti e capitreno Ancora in Marcia!, sono senza dubbio un esempio da seguire.8

La rilevanza politica dell’autorganizzazione dei lavoratori va però oltre alla sfida al garante degli scioperi ed ai punti elaborati sulla sicurezza. Parte dei lavoratori partecipanti all’assemblea pdm/pdb, specie i sindacalizzati USB e CUB, si sono ormai resi conto di quanto lo sfruttamento in ferrovia sia legato alla commistione tra sistema ferroviario e logistica militare nell’ambito dell’economia di guerra in cui stiamo vivendo, per cui la crisi dell’accumulazione capitalistica e le contingenze geopolitiche (dall’Ucraina alla Palestina) stanno spostando miliardi di investimenti verso il comparto militare.9 In questo mutato quadro dell’accumulazione capitalistica, foriero di sfruttamento e guerra, è di importanza strategica centrale la logistica, specie le ferrovie, che con Salvini hanno già fatto un accordo con Leonardo:10 Ancora in Marcia! ci ha dedicato un articolo nel numero del luglio scorso.11 Sia USB che il neonato coord. dei Ferrovieri contro la guerra, promosso soprattutto da CUB, mostrano che la lotta contro lo sfruttamento in ferrovia è legato a doppio filo con la politica militare ed autoritaria del governo Meloni e dello stato italiano in generale, rendendo ancor più rilevanti gli sviluppi del conflitto sulla sicurezza e il contratto in ferrovia per tutta la classe e per tutti i movimenti antimperialisti in generale, a cominciare dall’Intifada studentesca contro il massacro nella striscia di Gaza ad opera dello stato di Israele. Il conflitto sindacale in ferrovia è dunque immediatamente politico e può catalizzare anche i movimenti studenteschi antisionisti e per il boicottaggio di Israele su un terreno di classe e rivoluzionario, che si ponga come obiettivo pratico il blocco degli armamenti, dei rapporti tra università italiane e israeliane e la difesa del diritto di sciopero e della sicurezza sul lavoro in ferrovia e ovunque, moltiplicando la forza dei compagni ferrovieri in lotta. Per tali motivi il 5 dicembre, al Centro sociale della Pace, via del Pratello 53, Bologna, a partire dalle 17:30 come Voce delle Lotte abbiamo organizzato un’assemblea pubblica dove compagni studenti e ferrovieri di Ancora in Marcia!, CUB e USB potranno discutere assieme, sperando che ciò possa essere l’inizio di un’alleanza politica e sindacale di cui non solo sono presenti le condizioni di possibilità obiettive, ma sono urgentissime.

Matteo Pirazzoli

7 La letteratura ha studiato ampiamente la correlazione tra ritmi di lavoro, stress lavoro correlato e malattie mentali per l’insieme della classe (cfr. la bibliografia ragionata di S. B. Harve, M. Modini et al, Can work make you mentally ill? A systematic meta-review of work-related risk factors for common mental health problems, «Occupational and Environmental Medicine», LXXIV, 4, 2017, pp. 301-310). Non solo, l’aumento dei ritmi e la sempre maggior problematicità del rapporto tra tempi di vita e lavoro comporta in genere un aumento di malattie fisiche -cfr. il paper discusso per l’European Agency for Safetyand Health at work lo scorso anno, The links between exposure to work-related psychosocial risk factors and cardiovascular disease (https://osha.europa.eu/en/publications/links-between-exposure-work-related-psychosocial-risk-factors-and-cardiovascular-disease). In generale si veda anche P. Vendramin e A. Parent-Thirion, Redefining Working Conditions in Europe, in AA.VV, The ILO @ 100, Geneve/Boston, Brill-Nijhoff, 2019, pp. 273-294.

9 La spesa militare europea dal 2019 ad oggi è aumentata del 25-30% (cfr. F. Strazzari, La deriva verso la guerra, in AA.VV, Economia a mano armata 2024, sbilibri 30, sbilanciamoci.info/ebook, 2024, p. 13). In particolare, nonostante le difficoltà di bilancio, dal 2013 ad oggi l’Italia ha aumentato le spese militari da 20 a 26 miliardi, 30% in più, divenendo anche maggiormente dipendente dall’import dagli USA (C. Bonaiuti, P. Maranzano, M. Pianta, M. Stamegna, L’Europa delle armi. La spesa militare e i suoi effetti economici in Germania, Italia e Spagna. Rapporto di Greenpeace, in AA.VV, Economia a mano armata 2024, cit., pp. 19-49).

Nato nelle terre dei Pico nel 1989, ha studiato economia a Modena e filosofia a Bologna. Attualmente è dottorando in storia della filosofia alla fondazione San Carlo di Modena.