Nella giornata d’azione internazionale per il diritto all’aborto, scendiamo in piazza contro gli attacchi ai nostri diritti, contro l’agenda antifemminista della destra, contro l’oppressione imperialista e colonialista.
Oggi 28 settembre, Giornata internazionale per il diritto all’aborto sicuro, come corrente internazionale Pan y Rosas (Il pane e le rose) scenderemo in piazza nelle città in Italia e in molti altri paesi per difendere il diritto di decidere sui nostri corpi e sulla nostra sessualità, oggi sotto attacco da parte del governo della Meloni, come di altri paesi in Europa, dove la destra vuole imporre le sue agende anti-diritti, come Ungheria o Polonia.
Solo costruendo una grande ondata di mobilitazione di donne e persone LGBT+ dalla base potremo fermare la chiusura dei consultori, i tagli alla sanità e l’ingerenza della chiesa cattolica, degli obiettori di coscienza e delle organizzazioni “pro-vita”.
A pochi giorni dall’anniversario dell’inizio della nuova offensiva dello Stato colonialista d’Israele su Gaza, la solidarietà internazionale con la Palestina chiama a raccolta tutte le femministe che lottano contro l’oppressione patriarcale, razzista, coloniale e contro lo sfruttamento capitalistico.
Il diritto all’IVG è una conquista sotto attacco
Gli ultimi anni rendono evidente che la conquista del diritto all’interruzione volontaria di gravidanza (IVG) non è definitiva: l’attacco ai diritti riproduttivi è all’ordine del giorno come dimostra la battuta d’arresto negli Stati Uniti, dove la Corte Suprema nel 2022 ha deciso di porre fine alla tutela dell’aborto su scala federale, permettendo a vari Stati di perseguirlo come un crimine.
L’avanzata della destra nel mondo ha messo nel mirino l’aborto sia per ragioni puramente ideologiche che socioeconomiche: si vuole far ricadere le responsabilità delle difficoltà dei padroni di trovare manodopera “nazionale” sulle donne che “non fanno abbastanza figli”.
L’emergere e l’estendersi di discorsi anti-diritti si fanno strada in un contesto di crisi e di tagli alla sanità pubblica e all’istruzione, mentre i governi “progressisti” e i partiti di centrosinistra non organizzano una lotta in base ai bisogni, e spesso sono direttamente complici di queste politiche.
In Italia la situazione non è molto diversa. Con il governo Meloni, acquistano maggiore attualità le critiche con cui il movimento femminista ha sempre messo in guardia sul fatto che la legge 194 che generasse impedimenti all’effettivo accesso all’aborto attraverso l’obiezione di coscienza. In un Paese dove in almeno 11 regioni esiste un ospedale dove i professionisti si dichiarano obiettori di coscienza al 100%, si aggiunge l’attività dei gruppi anti-aborto nei consultori che interferiscono con la libera decisione delle donne. Ad aprile, il governo ha approfittato ancora una volta delle debolezze della legge per stanziare un budget e legalizzare l’ingerenza di questo movimento. Per questo è stata aperta la “sala d’ascolto” all’Ospedale Sant’Anna di Torino, un altro strumento dei settori oscurantisti per portare avanti la loro battaglia contro l’autodeterminazione delle donne e in favore della “vita dell’embrione”.
Gli attacchi della destra ai nostri diritti con una “opposizione” complice
Il governo Meloni continua a insistere con i suoi discorsi razzisti e omofobi sulla natalità, in nome della “famiglia tradizionale” bianca ed eterosessuale. Il suo obiettivo è inserire nell’agenda pubblica e giustificare la necessità di tagli a tutti coloro che sono al di fuori di questo ideale: migranti, persone LGBT+, donne lavoratrici. In questo senso, il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, ha illustrato alla stampa il suo disegno di legge sul reddito di maternità, che prevede un sostegno economico di 1.000 euro al mese per un anno alle donne in difficoltà economiche, con un Isee fino a 15 mila euro, che decidono di non interrompere la gravidanza.
Lo stesso governo che ha tagliato il reddito di cittadinanza (ora “assegno di inclusione”) a centinaia di migliaia di persone, anche a madri con figli a carico, alla faccia della sua retorica a favore delle famiglie.
I tagli alla sanità pubblica non sono una politica esclusiva di questo governo; l’avanzata delle privatizzazioni nella prospettiva di favorire il profitto a scapito dell’accesso universale ai servizi sanitari è stata anche la bandiera del Partito Democratico che si rivendica alla testa dell’opposizione. La conseguenza più diretta è lo smantellamento dei consultori, la loro chiusura e la mancanza di personale. Mentre dovrebbe essere garantito un consultorio ogni 20mila abitanti, attualmente ci sono 1.800 consultori, metà di quelli necessari per legge per servire tutta la popolazione. Abbiamo bisogno di finanziamenti pubblici ai percorsi di maternità, contraccezione, prevenzione e professionisti formati in una visione femminista, così da allargare il diritto all’aborto a tutte le persone gestanti.
Così come è necessario che gli studenti abbiano garantita l’Educazione Sessuale Integrale (ESI), già promossa dall’ONU e presente in varie forme in molti paesi. Noi rivendichiamo che sia una componente fissa dei programmi scolastici, contro l’ignoranza in campo sentimentale e sessuale alimentata innanzitutto dalla chiesa cattolica e favorita dai discorsi reazionari delle destre, e che rompa l’ortodossia cara a Salvini e Meloni della famiglia “tradizionale”, omofoba e transfobica.
Contro imperialismo, militarismo, colonialismo, solidarietà e unità nella lotta contro i comuni oppressori
Questo 28 settembre ci trova in un momento storico di recrudescenza di guerre e conflitti armati, di riarmo delle potenze imperialiste europee a scapito dei bilanci per l’istruzione, la sanità e i diritti delle grandi maggioranze.
A pochi giorni dopo un anno dalla nuova avanzata genocida di Israele, con nuove stragi anche in Libano, la solidarietà internazionale con la Palestina è indispensabile perché la liberazione delle donne nel mondo passa necessariamente attraverso la lotta contro l’imperialismo: i palestinesi che lottano per l’autodeterminazione sono gli alleati delle donne e delle persone LGBT+ nell’UE e negli Stati Uniti contro l’imperialismo di Von der Leyen e Biden. Questi ultimi sostengono Israele in Medio Oriente così come opprimono e si oppongono a diversi gruppi sociali sul territorio nazionale, con lo stesso obiettivo: proteggere un sistema capitalista patriarcale, in cui una minoranza vive a spese della stragrande maggioranza, dei popoli oppressi, donne e persone LGBT+.
Tale lotta nutre la nostra forza per combattere anche contro il governo xenofobo di Meloni e Salvini, contro le loro politiche reazionarie di aggiustamento nei confronti delle donne e de* lavorator*.
Oggi sotto il governo Meloni le sfide che il movimento femminista e transfemminista deve affrontare sono ancora più ardue: solo una profonda politicizzazione e una maggiore chiarezza strategica ci può permettere di delineare una strada per l’emancipazione di tutt* senza cadere nelle illusioni di politiche riformiste com’è successo in Spagna o come ci ha fatto credere la Schlein, rivendicando una dura opposizione alle politiche antigenere portate avanti dal governo; opposizione però, che non abbiamo mai visto nel concreto, se non a tavolo con i sindacati confederali per contrattare a ribasso, in singole vertenze, i diritti delle lavoratrici.
Ma non dobbiamo nemmeno cedere alle retoriche postmoderne che puntano a dividere la lotta, individualizzando i problemi che più ci toccano e non dando prospettive di lotta, ma o relegando ai piani istituzionali o al disfattismo, causando il progressivo indebolimento di un movimento di centinaia e migliaia di persone come è stato quello di Non Una Di Meno.
Dobbiamo trovare un piano comune che unisca le nostre necessità a quelle di lavoratrici e lavoratori, studentesse e studenti, a quello per chi lotta per le questioni ambientali e per contro l’imperialismo come per il cessare il fuoco sulla Palestina.
Lo dobbiamo trovare non come una sommatoria di questioni da trattare, ma come fronti comuni da conquistare e su cui costruire spazi di dibattito.
Per questo saremo in piazza il 28 ma anche il 5 ottobre a Roma contro il genocidio a Gaza.
Per conquistare il nostro diritto al pane ma anche alle rose.
Il Pane e le Rose – Pan y Rosas Italia
"Il pane e le rose" nasce nel 2019 e riunisce militanti della Frazione Internazionalista Rivoluzionaria (FIR) e indipendenti che aderiscono alla corrente femminista socialista internazionale "Pan y Rosas", presente in molti paesi in Europa e nelle Americhe