Continuiamo la pubblicazione sulla Voce delle Lotte di diversi brani, introvabili su internet in lingua italiana, provenienti dalla raccolta di scritti di Vladimir Lenin “L’emancipazione della donna” (Editori Riuniti 1970).

Il quinto brano – dopo “Il lavoro della donna nella fabbrica”, “La classe operaia e il neomalthusianismo” ,“Il V Congresso internazionale per la lotta contro la prostituzione” e “Il lavoro della donna nell’agricoltura in regime capitalistico” – è la lettera ad Ines Armand scritta il 17 gennaio 1915 da Berna (Vladimir Lenin, Opere, vol. 35, 1955, pp.119-120).


Dear friend,

lo schema dell’opuscolo raccomando caldamente di scriverlo un po’ più estesamente. Altrimenti troppe cose non sono chiare.

Una sola osservazione debbo fare fin d’ora:
3-la « rivendicazione (femminile) della libertà dell’amore » consiglio di sopprimerla del tutto.
Questa in effetti si risolve in una rivendicazione non proletaria, ma borghese.
In realtà che cosa intendete dire con ciò? Che cosa si può intendere con ciò?
1. Libertà dai calcoli materiali (finanziari) nel campo dell’amore?
2. Idem dalle preoccupazioni materiali?
3. Dai pregiudizi religiosi?
4. Dal divieto del padre, ecc?
5. Dai pregiudizi della «società»?
6. Dalla grettezza (contadina o piccolo-borghese o intellettuale-borghese) dell’ambiente?
7. Dai vincoli della legge, dei tribunali e della polizia?
8. Dalla serietà in amore?
9. Dalla procreazione?
10. Libertà dell’adulterio? Ecc.

Ho enumerato molte sfumature (non tutte, naturalmente). Voi volete intendere di certo non i punti 8-10, ma i punti 1-7 o qualcosa del genere.

Ma per i punti 1-7 bisogna scegliere un’altra formulazione, poiché libertà dell’amore non esprime esattamente quest’idea.

E il pubblico, i lettori dell’opuscolo inevitabilmente intenderanno per « libertà dell’amore » in generale, qualcosa del genere dei punti 8-10, persino contro la vostra volontà.

Appunto perché nella società odierna le classi più loquaci, rumorose, «altolocate» intendono per « libertà dell’amore » i punti 8-10, appunto per questo si tratta di una rivendicazione non proletaria ma borghese.

Al proletariato importano più di tutto i punti 1-2, e poi i punti 1-7, e questo propriamente non è « libertà dell’amore ».

Qui non si tratta di quello che voi soggettivamente « volete intendere » con ciò. La questione ste nella logica oggettiva dei rapporti di classe in fatto d’amore.

Friendly shake hands!

W.I

Nato a Cesena nel 1992. Ha studiato antropologia e geografia all'Università di Bologna. Direttore della Voce delle Lotte, risiede a e insegna geografia a Roma nelle scuole superiori.