Nel preambolo al Disegno di Legge n. 1148 del 2013 (pag. 3), comunemente chiamato disegno di legge sul “Reddito di cittadinanza”, i senatori del Movimento Cinque Stelle ribadiscono il vecchio concetto tanto caro alla Borghesia e cioè che una tassazione troppo alta sulle imprese penalizza la loro competività e comporta tra l’altro un basso livello di retribuzione, motivo per cui per far aumentare i salari e per far sopravvivere le imprese bisognerebbe ridurre le tasse ai padroni.  Il falso connubio tra salari e tassazione per le imprese, tanto caro anche ad alcune burocrazie sindacali, tende a far scendere la tassazione sui profitti e di conseguenza a far gravare il debito pubblico completamente sulla classe dei proletari.

Preso atto che ci sono in Italia più di 9 milioni e mezzo di persone sotto la soglia di povertà, i pentastellati hanno proposto un disegno di legge per dare, a loro avviso, “dignità” ad ogni cittadino che si trovi in queste condizioni. E’ necessario, a loro avviso, “ridisegnare il nuovo statuto delle garanzie, non solo del lavoro, ma del concetto stesso di essere cittadini.”

Parole altisonanti che sembrerebbero voler cambiare il mondo, ma che si risolvono in altre forme di schiavitù salariale. Infatti, essi chiariscono (pag. 7-8) a cosa serve in sostanza il reddito di cittadinanza; non tanto ad eliminare la povertà ma a migliorare l’incontro tra la domanda e l’offerta di lavoro. In sostanza è il mercato che garantisce la fine della povertà, secondo il M5S, e tra l’altro per accedere al reddito di cittadinanza non bisogna essere nemmeno poco istruiti. Alla Borghesia pentastellata non serve una manodopera poco qualificata:

“per i maggiorenni fino a venticinque anni di età, è stabilito che il possesso di una qualifica professionale o di un diploma di scuola media di secondo grado o in alternativa la frequenza di un corrispondente corso di studi o formazione sia requisito necessario e fondamentale per accedere al reddito di cittadinanza.”

Ma il reddito di cittadinanza, presentato come una “manna” dal cielo, almeno così come è esposto nei vari talk-show televisivi, e che sembra essere una pioggia di denaro che cade dal cielo, dimostra il suo vero volto quando chiarisce le modalità per accedere a questo “beneficio”. Quello che sembrava un sussidio diventa una compravendita. Tempo di lavoro in attività e progetti stabiliti dai Comuni in cambio di un piccolo stipendio in attesa di essere avviati ad attività di sfruttamento per la borghesia.

In attesa di essere appetibili per il mercato è necessario sottoporsi a corsi di formazione per poi trovare un acquirente della propria forza-lavoro attraverso i Centri per l’Impiego e le Agenzie di intermediazione, così come previsti dal disegno di legge. Se il “beneficiario” si fa sfruttare partecipando a progetti imprenditoriali, svolgendo cioè lavori gratuiti, può evitare di sottoporsi alla formazione, in quanto questo lavoro gratuito gli vale ai fini della formazione.

Laddove il “beneficiario” del reddito di cittadinanza trova un acquirente della sua forza-lavoro potrà essere pagato anche con dei voucher per lavori ritenuti brevi.

Altri ed ulteriori presupposti per accedere a tale reddito sono quelli di trovarsi in condizione di povertà e di accontentarsi dei lavori offerti dal Centro per l’impiego, non potendo rifiutare per tre volte l’inserimento lavorativo, pena la perdita del reddito di cittadinanza. Deve dimostrare inoltre il “beneficiario” di essere, personalmente, alla ricerca di lavoro attraverso un piano di “azione individuale” tramite la ricerca giornaliera con internet per almeno due ore al giorno, sostenendo comunque colloqui e prove di selezione, così che il Centro per l’Impiego o l’Agenzia potranno eventualmente anche obiettare al lavoratore di non aver accettato un lavoro trovato in rete anche se mal pagato eppure di rappresentanza, dove guadagni se riesci a vendere.

La logica del ricatto è la regola su cui si costruiscono i Centri per l’Impego previsti dal disegno di legge. Di seguito ritroviamo altre ingiustizie ed altri favori per il Capitale nel progetto dei Cinque Stelle.

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La retribuzione ritenuta congrua per la nuova assunzione può essere anche inferiore del 20% rispetto al Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro per quella categoria ed il luogo dove recarsi al lavoro può trovarsi anche a 50 km da casa. Queste condizioni di lavoro non potranno essere rifiutate solo perché ritenute ingiuste pena la perdita del reddito di cittadinanza.

Se il futuro lavoratore dovesse rifiutare, per un anno, lavori non adeguati alle sue capacità o ritenuti lesivi della sua dignità, allora la Legge proposta dal M5S prevede che egli se vorrà mantenere i “benefici” si dovrà accontentare di qualsiasi lavoro ed a distanza anche superiore a 50 km da casa.

Si offrono così sul mercato nuovi operai e nuovi lavoratori sottopagati con un incremento del saggio di plusvalore e dei profitti per i padroni.

In sostanza quello che sembrava un aiuto al reddito oppure un contrasto alla povertà non è altro che una regolamentazione del mercato del lavoro per offrire alle aziende lavoratori sottopagati. Lo Stato diventa così il fornitore e formatore di schiavi salariati per la Borghesia.

Alle aziende lo Stato garantisce inoltre anche aiuti economici in cambio di assunzione di lavoratori a tempo indeterminato, la qual cosa potrebbe sembrare a prima vista un passo in avanti rispetto ai contratti di lavoro a tempo determinato, ma a ben vedere senza le tutele dell’art. 18 il lavoratore dopo un anno potrà benissimo essere licenziato senza giusta causa e/o giustificato motivo, quindi questi aiuti per assumere lavoratori a tempo indeterminato, resterebbero in ogni caso, solo dei puri e semplici finanziamenti alle imprese.

Per quel che riguarda il pagamento delle spettanze al lavoratore, il testo introduce una apparente agevolazione di un aumento del 5% del salario se il lavoratore spende il 70% del suo salario con carta prepagata (art. 17 comma 1). Un invito a spendere gran parte del salario con strumenti che favoriscono le Banche.

Il discorso della tracciabilità del denaro per evitare l’evasione fiscale, qui non regge in quanto sono proprio gli Istituti Finanziari e le Banche che operano per spostare nei paradisi fiscali gran parte dei profitti realizzati dai padroni.

Un favore ai banchieri nascosto nelle pieghe di una Legge che apparentemente dichiara di voler combattere la povertà ma che in sostanza favorisce la ricchezza dei padroni.

Le presunte coperture finanziarie di questo Disegno di Legge sono tutte delle ipotesi sulle quali non può esserci una quantificazione certa, così come non si è mai conosciuto il risparmio certo dovuto al taglio delle “auto blu” ed anche incerte sono le entrate dovute alla tassazione del gioco d’azzardo. Il taglio delle pensioni d’oro, tanto declamato, vedrebbe una serie di ricorsi da parte dei pensionati che obietterebbero che per legge i diritti acquisiti non possono essere messi in discussione. Altri presunti risparmi dovuti a tagli della spesa delle Pubbliche Amministrazioni con la centralizzazione della spesa sono già attuati attraverso la Consip ed oltre un certo limite di abbassamento del costo dei prodotti comprati non è possibile andare se non si vuole mettere in discussione la vita stessa degli Enti. Gli stessi pentastellati comunque affermano che i dati su cui loro basano il gettito per coprire le spese del Reddito di cittadinanza possono essere oggetto di modifica ed in ogni caso è quantificabile solo a consuntivo, cioè dopo che sono state approvate le manovre economico/finanziarie e dopo che il fisco abbia verificato che risulti ciò che è stato anticipato a “preventivo”.

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Il Disegno di Legge 1148/2013 se dovesse essere approvato in una futura legislatura andrebbe tranquillamente incontro ad una bocciatura dalla Corte di Conti per mancata copertura finanziaria.

La spesa prevista di circa 17 miliardi per questa manovra, di cui due miliardi spesi per i Centri per l’Impiego, dovrebbe, ricorrere, per essere approvata, a nuove entrate fiscali e quindi a più tasse sui lavoratori oppure a clausole di salvaguardia e, come sempre avviene sarebbero i poveri a mantenere altri poveri.

Salvatore Cappuccio

Nato a Cesena nel 1992. Ha studiato antropologia e geografia all'Università di Bologna. Direttore della Voce delle Lotte, risiede a e insegna geografia a Roma nelle scuole superiori.