Nel 2008, per rispondere al decreto europeo che obbligava i gestori aeroportuali a garantire un servizio per i disabili con i medesimi standard qualitativi, nasceva A.d.R. assistance, la società che si occupa della gestione dei passeggeri aeroportuali portatori di disabilità. Inizialmente furono assorbiti dagli hendler, i lavoratori che si occupavano di questo servizio, coadiuvati da uno stuolo di stagionali senza nessuna esperienza, tranne alcuni che avevano già lavorato con le persone disabili. All’inizio fu il caos: i coordinatori non sapevano come fare e la maggior parte del personale non era formata per svolgere queste mansioni. Si è riusciti ad andare avanti solo grazie all’aiuto dei lavoratori “vecchi’’, ovvero gli unici ad avere esperienza lavorativa. Visto che per andare avanti serviva la buona volontà di tutti, l’azienda si dimostrò gentile, comprensiva e attenta ai bisogni dei dipendenti.

Questa situazione idilliaca durò poco, infatti appena le cose andarono meglio e gli stagionali cominciarono a prendere confidenza con il lavoro iniziò da parte dell’azienda un processo che voleva mettere i neo assunti contro i vecchi aeroportuali, descritti come nulla facenti, marpioni e addirittura disonesti. Inizialmente la cosa fece breccia e si crearono delle situazioni spiacevoli tra colleghi. L’azienda, infatti, non voleva che i nuovi lavorassero come gli anziani, perché quest’ultimi rispettavano le regole sulla sicurezza e per questo non si sobbarcavano attività extra e rifiutavano di lavorare in modo frenetico e sbrigativo. Inizialmente furono fatti dei corsi tenuti da il presidente di un’associazione di disabili, ma solo ai dipendenti c.t.i. e senza il rilascio di nulla di scritto. Infatti ancora oggi non si ha un mansionario ed è proprio su questo che gioca l’azienda, facendo svolgere al personale delle attività che nulla c’entrano con il loro lavoro, come accompagnare le M.A.S. (persone che non parlano italiano o inglese), accompagnare le persone in stato di ebbrezza, accompagnare persone che hanno chiari sintomi di malattie in atto (compito del pronto soccorso interno), accompagnare persone con disabilità cognitiva senza accompagnatore e portare bagagli eccedenti in numero e in peso, mettendo a rischio la salute del passeggero e del lavoratore e contravvenendo alle regole sulla sicurezza, con tutte le responsabilità a carico del lavoratore. Tutto questo per non creare mai problemi alle compagnie aeree, che essendo nostre clienti vanno soddisfatte anche a scapito dei lavoratori di assistance. Nonostante questo un medesimo trattamento dei viaggiatori disabili non lo si è ottenuto. I disabili, infatti, vengono trattati e gestiti in base alla compagnia con cui viaggiano. Se viaggiano con compagnie ricche, allora via con sviolinate e servizio impeccabile; se viaggiano con compagnie povere, calci in culo e non rompete le palle. La cronica mancanza di personale pesa sia sui lavoratori che sui passeggeri. Gli uni sono sobbarcati di carichi di lavoro assurdi; gli altri accumulano ritardi su ritardi e ricevono un trattamento insoddisfacente, dato che si lavora sempre in emergenza. La situazione migliora un poco solo grazie all’impegno e all’umanità degli addetti aeroportuali, sempre impeccabili nella loro professionalità.

Oltre a sfruttare incessantemente il personale, si cerca di rendergli la vita il più difficile possibile con cambi turno unilaterali, straordinari imposti con il ricatto della non richiamata per gli stagionali e del blocco turni per i fissi. Ad esempio, quando un fisso fa qualcosa che non piace all’azienda ma non è sanzionabile, allora gli si bloccano i turni (impossibilità di cambiare turno). Questo succede anche in caso di malattia o di infortunio. Gli stagionali, dal canto loro, non possono stare male e devono lavorare anche con la febbre alta o con la schiena bloccata, altrimenti verranno richiamati solo dopo molto tempo, o mai più. Inoltre gli stagionali vengono pesantemente ricattati e discriminati ogni giorno della loro vita lavorativa. Quello che potrebbe essere un bel lavoro è diventato un incubo, al punto che molti di noi sviluppano disturbi legati allo stress a all’eccessivo carico di lavoro e sono costretti a lavorare prendendo psicofarmaci. Negli anni si sono susseguiti una serie di licenziamenti e di provvedimenti disciplinari basati sul nulla che hanno portato ad un clima di paura e repressione. Naturalmente sono ben accette solo tessere dei sindacati confederali e sono assolutamente tabù quelle dei sindacati di base. Più volte i lavoratori sono stati minacciati se avessero fatto le tessere a sindacati autonomi. Anche le visite mediche, che dovrebbero essere a tutela dei lavoratori, sono diventate armi in mano all’azienda per intimorire o togliersi dai piedi dipendenti scomodi tramite sospensioni per motivi di salute prive di fondamento. Ma è veramente tutto uno schifo in questo posto di lavoro? No, una cosa è buona : pagano puntuali e gli stipendi non sono bassissimi. Punto.

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