La violenza poliziesca è sempre stata molto forte in Italia; che sia della celere durante le manifestazioni, come nel G8 del 2001 con la morte di Carlo Giuliani, o quella della polizia penitenziaria come la morte di Stefano Cucchi nel 2009, o quella di un carabiniere che ammazza con un colpo di pistola alle spalle un ragazzo di 16 anni nel settembre del 2014, o quelli di Federico Aldrovandi, Aldo Bianzino, Giuseppe Uva, Riccardo Magherini che sono solo alcuni altri nomi tra i tanti ammazzati dal braccio armato dello Stato.

L’Italia, in particolare in questi ultimi tre anni di governo Renzi, è stata caratterizzata anche da una dura repressione politica. Infatti, il governo Renzi ha risposto ad ogni forte mobilitazione con il manganello; non smentisce la tradizione il nuovo governo Gentiloni.

Questo clima repressivo è evidente in due recenti avvenimenti che vedono colpire, non a caso, il settore di lotta più forte in Italia, la logistica.

Il primo è l’assassinio dell’operaio di origini egiziane Abd Elsalam Ahmed Eldanf, durante un picchetto dell’USB fuori la fabbrica GSL per il mancato rinnovo dei contratti. L’autista del camion che l’ha travolto è stato aizzato da un addetto dell’azienda che per sciogliere il picchetto gli urlava “Parti, vai!”, così da ammazzarlo sul colpo. Questo è il manifesto di come per i capitalisti la vita di un operaio vale meno che niente e che pur di zittire qualsiasi dissenso non si fanno scrupolo ad utilizzare qualsiasi mezzo, che sia ammazzandoci, picchiandoci o la galera. Infatti il secondo caso è quello dell’arresto del coordinatore nazionale del S.I. Cobas, sindacato di base particolarmente forte nel settore della logistica,  con l’accusa infamante di prendere un “pizzo” per  fermare gli scioperi e i picchetti; scarcerato dopo due giorni, dal 26 al 28 Gennaio del 2017, a seguito di forti scioperi in tutto il paese a suo sostegno.

La repressione politica che sta caratterizzando questi anni di crisi in Italia e nel mondo, trova le sue radici nella difesa degli intessi capitalisti, che non possono permettere un passo avanti nella presa di diritti e di forza da parte della classe lavoratrice , ma solo una sua frammentazione e indebolimento per continuare con le varie leggi di “recupero del paese” che occorrono per il loro sostentamento.

 

Scilla Di Pietro

Nata a Napoli il 1997, già militante del movimento studentesco napoletano con il CSNE-CSR. Vive lavora a Roma. È tra le fondatrici della corrente femminisa rivoluzionaria "Il Pane e Le Rose. Milita nella Frazione Internazionalista Rivoluzionaria (FIR) ed è redattrice della Voce delle Lotte.