La Rete Salernitana per la Palestina ha indetto per il 2 dicembre alle ore 16:00 una manifestazione a piazza Caduti di Brescia, nella zona orientale di Salerno per esprimere solidarietà al popolo palestinese vittima di genocidio e per denunciare la complicità del governo italiano che arma e finanzia l’esercito sionista israeliano, soprattutto grazie al memorandum di intesa tra Italia e Israele firmato da Berlusconi nel 2003.
Questo il volantino che la Rete Salernitana per la Palestina sta distribuendo nelle piazze e nei quartieri della città per promuovere la manifestazione.
Dopo una seria di iniziativa quali
– il presidio alla stazione centrale di Salerno;
– l’iniziativa nella zona orientale di Salerno;
– la partecipazione di una delegazione al corteo del 28 ottobre a Roma;
– La veglia nel centro di Salerno a piazza Portanova a seguito del massacro di Jabalia;
– Il sostegno attivo allo sciopero dei portuali combattivi di Salerno che hanno bloccato i container della Zim compagnia che trasporta armi per Israele;
La Rete Salernitana per la Palestina ha indetto per il 2 dicembre una manifestazione che si terrà alle ore 16:00 in piazza Caduti di Brescia, nella zona orientale di Salerno, per esprimere solidarietà al popolo palestinese vittima di genocidio e per denunciare la complicità del governo italiano che arma e finanzia l’esercito sionista israeliano, soprattutto grazie al memorandum di intesa tra Italia e Israele firmato da Berlusconi nel 2003.
In queste settimane la Rete Salernitana per la Palestina ha promosso la manifestazione del 2 dicembre attraverso azioni creative, volantinaggi e l’esposizione di una maxi-bandiera nell’atrio del duomo di Salerno e sullo storico monumento ai caduti di Mercato S. Severino, comune della provincia di Salerno.
I momenti di promozione della manifestazione combinati a messaggi di solidarietà verso il popolo palestinese sono stati però interrotti sia al duomo di Salerno sia nel comune di Mercato S. Severino.
A Salerno la Digos, onnipresente alle manifestazioni dei compagni salernitani- e una pattuglia dei carabinieri, allertata dal parroco responsabile del duomo, hanno identificato i compagni presenti sul luogo.
A Mercato S. Severino alcuni agenti della polizia municipale hanno identificato i compagni presenti sul luogo e intimato di togliere la bandiera.
Questa la corrispondenza di un compagno identificato a seguito dell’esposizione della maxi-bandiera a Mercato San Severino.
Su un monumento abbandonato all’incuria che presenta una lapide che recita “caddero nella guerra di Spagna le camicie nere”, a creare disagio è una bandiera della Palestina.
A chi crea veramente disagio la solidarietà dal basso nei confronti del popolo palestinese?
Probabilmente agli esponenti politici dell’amministrazione comunale di Mercato S. Severino che si sono espressi a sostegno del governo Zelensky quando la Russia ha invaso l’Ucraina ma non hanno detto una sola parola riguardo il genocidio che sta subendo il popolo palestinese per mano dell’esercito sionista d’Israele. Una posizione che può sembrare ipocrita ma che è in linea con le politiche di guerra del governo Meloni e dei partiti che lo sostengono. In questi giorni l’amministrazione comunale ha patrocinato una generica marcia per la pace sulla cui locandina creata per promuovere l’evento vi sono la bandiera palestinese e la bandiera di Israele come se in Palestina in questo momento ci fosse una guerra tra due eserciti. Quella che sta accadendo in Palestina non è una guerra, è un genocidio messo in atto dall’esercito sionista di Israele contro la popolazione palestinese inerme.
Chi tace di fronte il genocidio del popolo palestinese ha le mani sporche di sangue!
Il monumento ai caduti di Mercato San Severino è stato realizzato in piena epoca fascista tra il 1934 e il 1939 per esaltare le tappe importanti della “Nuova Italia”: il periodo della prima grande guerra imperialista -che provocò solo in Italia il massacro di 651.000 militari e di 589.000 civili- e delle guerre coloniali che costrinsero milioni di italiani a partire in guerra verso la Libia, l’ Etiopia, la Somalia, il Corno d’Africa, la Albania, la Turchia, la Tunisia, l’ Egitto, la Corsica, la Slovenia, la Dalmazia, la Croazia, il Montenegro per commettere i peggiori crimini contro popolazioni inermi, pena la fucilazione per diserzione.
Dopo la caduta della dittatura fascista e la liberazione dell’Italia dal nazi-fascismo dall’ ampio basamento della colonna marmorea fu eliminato il fascio littorio e in suo luogo fu collocata una stella a cinque punte in pietra, simbolo della Repubblica Italiana. Tra le lapidi che ricordano i nomi dei soldati sanseverinesi morti tra la prima e la seconda guerra mondiale vi è una lapide che recita “caddero nella guerra di Spagna le camicie nere” seguita dal nome dei fascisti coinvolti.
Lapidi del genere che esaltano il ruolo tutt’altro che eroico dei fascisti durante la guerra civile spagnola andrebbe sostituita con un’altra lapide che non esalti la figura di questi due sanseverinesi che stettero dalla parte dell’ oppressore nazifascista.
L’ esaltazione di queste due figure è un insulto alla dignità del popolo lavoratore sanseverinese che ha subito la barbarie fascista e il sacrificio dei combattenti e dei partigiani sanseverinesi che si sono opposti alla dittatura fascista a rischio della morte.
Non rivendichiamo la rimozione delle lapidi che inneggiano le figure di sfruttatori e oppressori per un semplice vezzo ideologico, porsi il problema della rimozione di questa lapide vuol dire pensare alla memoria culturale che vogliamo erigere nello spazio pubblico. E il presente che determina quali statue, quali forme di rappresentazione negli spazi pubblici, quali lotte, quali azioni vogliamo onorare attraverso le persone che le hanno meglio incarnate.
Partecipiamo tutti alla manifestazione di Salerno, il 2 dicembre portiamo tutti una bandiera palestinese al presidio di Pastena.
Giuseppe Perozziello
Nato a Salerno nel 1994, vive Mercato San Severino dove ha partecipato al movimento dell'Onda col Collettivo d'Avanguardia Operaia e Studentesca nato in seno al liceo Virgilio.
In seguito, partecipa alle lotte e alle esperienze di autorganizzazione operaia in Campania.
Lavoratore precario e studente di filosofia all'Università di Salerno (Fisciano), è tra i fondatori de La Voce delle Lotte e della Frazione Internazionalista Rivoluzionaria.
Attivista sindacale indipendente.