di CM

Il 15 maggio i lavoratori DHL del magazzino di Settala (Milano) organizzati nel Si Cobas hanno strappato la vittoria sulla vertenza che chiedeva alla proprietà di rispettare il CCLN della logistica, il pagamento di infortuni e malattie oltre a denunciare il clima repressivo da vero e proprio caporalato vigente nel luogo di lavoro, l’assunzione di lavoratori a tempo determinato come arma sistematica per sostituire quelli a tempo indeterminato e la riassunzione di un lavoratore delegato Si Cobas licenziato.

La lotta è partita l’8 maggio scorso quando i lavoratori e le lavoratrici del magazzino hanno iniziato sciopero e picchetto con blocco delle merci ai cancelli: oltre cento lavoratori partecipanti denunciavano le condizioni di lavoro impossibili, la situazione di ricatto continuo da parte dei padroni, il clima di repressione, il contrasto all’agibilità sindacale del Si Cobas all’interno del magazzino nonostante l’ampia adesione in fatto di numeri e tessere.

L’11 maggio, dopo tre giorni di lotta, nonostante l’intervento delle forze dell’ordine per scoraggiare ed impaurire gli scioperanti (oltre trecento tra lavoratori del magazzino stesso e solidali, il 70% di adesione allo sciopero), l’azienda fa un primo piccolo passo indietro accordando un tavolo di trattativa, trovandosi costretta dalla la compattezza della controparte, decisa a portare avanti le richieste anche di fronte al rischio di una violenta repressione.

Il 15 maggio, dopo una settimana di scoperi e picchetti, la cooperativa subentrata in magazzino è costretta a riconoscere tutte le richieste più importanti avanzate dai lavoratori, tra le quali le più sentite sono il pagamento dei giorni di malattia al 100% (cosa mai avvenuta in magazzino negli anni precedenti), pagamento degli infortuni al 100%, il riconoscimento dell’anzianità in seguito a cambi di cooperativa, e la reintegrazione del delegato licenziato del Si Cobas.

Questa battaglia evidenzia degli aspetti particolarmente significativi in maniera piuttosto evidente:

– Innanzitutto è un’ennesima riprova del fatto che se i lavoratori lottano uniti, non si fanno dividere dai padroni o spaventare dalle minacce di repressione dello Stato possono strappare la vittoria anche dove la situazione di partenza è molto complessa, con una proprietà intransigente anche sulle più basilari richieste del sindacato e l’agibilità di quest’ultimo è ferocemente combattuta.

– Poi è interessante notare come la lotta si concentrasse, almeno in buona parte, su rivendicazioni di diritti che “formalmente” sarebbero già stati conquistati dai lavoratori e le lavoratrici (il contratto nazionale ottenuto dal Si Cobas lo scorso anno e che ancora non viene rispettato in molti luoghi di lavoro), questo ci dice che nessuna conquista, nel capitalismo, è ottenuta semplicemente con firme e pezzi di carta, ma va fatta rispettare, se necessario, intraprendendo ulteriori azioni di lotta. I padroni tentano sempre e comunque di mettere in discussione le conquiste passate del movimento operaio, in quasi tutti i settori, infatti, la classe lavoratrice vede messi in discussione Contratti Nazionali, salari, carichi di lavoro e chi più ne ha più ne metta. Solo nel settore della logistica i lavoratori riescono a difendersi e, a volte, a contrattaccare strappando risultati impensabili per altri.

Quest’ultima affermazione ci porta ad un’ulteriore osservazione: perché mai nella logistica si strappano risultati mentre in altri settori si perde terreno (magari anche dove forze sindacali sono molto radicate)? Uno dei fattori fondamentali è sicuramente il tipo di lotta che i lavoratori della logistica riescono a mettere in atto, strumenti che vengono usati poco o nulla in altre realtà lavorative (spesso scoraggiate dagli stessi sindacati), lo sciopero con picchetto, il blocco fisico dei cancelli che causa danni diretti alla proprietà rendendo impossibile movimentare le merci, le casse di resistenza. Tutte queste pratiche dovranno necessariamente essere riscoperte anche da tutto il resto della Classe lavoratrice, perché, nella pratica, solo queste hanno dimostrato di funzionare.