Il tribunale di Parma si è espresso in merito allo stupro di Via Testi, nella sede della Rete AntiFascista. Una vicenda che per svariate ragioni non può e non deve essere circoscritta alla realtà parmense

Venerdì 14 luglio il tribunale di Parma ha riconosciuto la colpevolezza di Francesco Cavalca, Francesco Concari (4 anni e 8 mesi di carcere) e Valerio Pucci (4 anni). Altre quattro persone sono state rinviate a giudizio per favoreggiamento e falsa testimonianza, tre uomini e una donna, ai quali si contesta il fatto di aver provato ad inquinare le prove e di aver minacciato la vittima per indurla a dare una versione alterata dei fatti. Un epilogo che giunge dopo quasi 7 anni di omertà e denigrazioni da parte di chi, in buona sostanza, ha trattato Claudia (nome di fantasia) come l’untrice della situazione.

Oltre alla violenza subita nel settembre 2010, avvenuta in quella che era (anche) la sede della RAF, Claudia ha subito qualcosa che forse è ancor più squallido: l’isolamento, le parole di scherno e l’abbandono di molti sedicenti compagni. Girava persino un video dello stupro, visualizzato da un numero non quantificabile di persone, ma tutto tace. Nessuno prende posizione rispetto ad una cosa che oggettivamente fa schifo, perché? Cos’è che spinge all’indifferenza?

Circa tre anni dopo, nell’estate del 2013, il video finisce nelle mani dei Carabinieri assieme al nominativo della vittima. A seguito di un estenuante interrogatorio, spuntano i nomi delle persone che Claudia ricorda nella sede di Via Testi quel maledetto giorno. È vero che tra i nominativi ci sono alcune persone del tutto estranee ai fatti, guai però ad utilizzarlo come alibi per giustificare determinate condotte.

E se quel video non fosse mai finito nelle mani dei Carabinieri? Cosa sarebbe accaduto?
Io credo un bel niente, sono troppo lunghi tre anni per pens
are che qualcosa avrebbe potuto emergere; un silenzio rotto solo da un’apertura d’indagine e la vicenda che finisce in pasto ai media, che magari la strumentalizzeranno pure, ma non è stato fatto nulla per evitarlo. Addirittura sorge il dubbio che certi orrori abbiano avuto luogo anche in altre occasioni analoghe e che siano stati insabbiati, magari utilizzando delle attenuanti di comodo. 

Chi approfitta dello stato psico-fisico di una ragazza per compiere un abuso sessuale è un infame a tutti gli effetti, e invece a passare da infame è stata Claudia, insultata persino prima dell’arrivo in tribunale dai… complici degli stupratori. Il retaggio di arretratezza sessista è ancora forte in ambienti dove si predica il contrario, s’intuisce dagli atteggiamenti, dai gesti, dalle parole, è un fenomeno sedimentato. 

Non si può pretendere di cambiare la società in cui viviamo mantenendo quelle scorie oppressive che rappresentano il caposaldo della decadenza, su questo bisogna essere chiari.
Mi unisco ai tanti che hanno espresso totale solidarietà alla ragazza violentata, è il minimo che si possa fare. Ora però è necessario assumersi delle responsabilità per dare sostanza ai proclami, anche al costo di farsi dei nemici all’interno del variegato “movimento”.

Ci impegniamo a combattere con tutti i mezzi ogni comportamento sessista e maschilista per debellare in maniera definitiva il patriarcato, una forma secolare di sfruttamento tanto odiosa quanto radicata nelle vite di ognuno di noi. Non tollereremo più alcuna complicità né omertà dinnanzi a certe derive.


Roger A. Connolly

Nato a Cesena nel 1992. Ha studiato antropologia e geografia all'Università di Bologna. Direttore della Voce delle Lotte, risiede a e insegna geografia a Roma nelle scuole superiori.