Pubblichiamo il documento dell’Associazione Sindacale Pugno Chiuso che ricostruisce in maniera approfondita la stagione di lotta tra Comune di Bologna, ACER, forze dell’ordine e scagnozzi vari da una parte, e gli inquilini della case popolari di via Gandusio dall’altra.

E’ notizia di ieri l’accusa da parte del presidente ACER di saccheggio dell’Arci Guernelli contro “ignoti”, cioè contro gli inquilini sotto sfratto, il giorno dello sgombero. Mentre lo stesso Alberani e l’assessore Virginia Gieri giocano alla post-verità rilasciando, a distanza di poche ore, dichiarazioni opposte, per cui contemporaneamente sembra essere stato deciso che il muro attorno ai palazzi rimarrà, e che sarà tolto a breve. Sicuramente una recinzione così brutale (e dispendiosa!) di un intero isolato di case popolari è qualcosa di intollerabile per i lavoratori che con il loro stesso sudore hanno procurato allo Stato i fondi per erigere queste stesse case popolari.

 


14 luglio 2017, ore 4.40: negli alloggi popolari di via Gandusio in silenzio la celere sale sui tetti e blocca gli ascensori. Così comincia il Furto di Gandusio.

Doverosa premessa

Secondo noi lo sgombero di via Gandusio è iniziato 7 mesi fa, a dicembre 2016. All’epoca l’assessora PD alla casa Virginia Gieri parlava di evacuazione dei quattro palazzi popolari e magicamente le scale del palazzo del civico 8 andarono a fuoco ben 2 volte a distanza di pochi giorni.
La seconda volta l’incendio doloso, appiccato da ignoti, ha rischiato di essere fatale per il nostro presidente che lo ha spento con le proprie mani. Oltre a usare il terrore verbale con la parola evacuazione, il potere ha voluto colpire, usando gli sciacalli che ronzavano intorno ai palazzi, il primo inquilino con il contratto a termine scaduto che si è ribellato agli sfratti e al giogo dei contratti a termine in Gandusio. Da allora le provocazioni e le intimidazioni non si sono mai fermate nei nostri confronti fino ad arrivare all’obiettivo: evacuarci.
Allora all’interno dei palazzi nei 160 appartamenti abitabili, di cui solo una ventina non erano abitati perché murati e resi inagibili da ACER, c’erano circa 140 nuclei familiari, di cui 70 con assegnazioni temporanee tramite associazioni finto-sociali o con contratti a termine scaduti, una trentina con contratti definitivi e una quarantina di appartamenti occupati, o meglio auto-assegnati, visto che altrimenti ACER li murava, rompeva i cessi e ovviamente non li assegnava.
Le cantine di cui parla Alberani erano allora già piene sia di barboni e senzatetto, per lo più italiani, che di spacciatori, e tali sono rimaste fino allo sgombero. Forse proprio lì avevano la loro tana i nostri aggressori di due settimane fa.
Nei garage invece vivevano in subaffitto senzatetto di ogni nazionalità, a subaffittare i garage gli inquilini più compromessi con ACER e con il vecchio assessore alla casa Malagoli, il tutto sotto la protezione dei più corrotti personaggi di ACER.
A tutti è noto in Gandusio e nelle case popolari di Bologna che alcuni funzionari ACER subaffittano essi stessi appartamenti vuoti per averne un vataggio personale, a volte anche in natura.
Pensiamo ai baffi da maiale di colui che in Gandusio ricattava le ragazze madri con il contratto scaduto, e in cambio di favori sessuali offriva pochi mesi di proroga, abbiamo segnalato a tutte le divise passate da Gandusio questo soggetto, ma continua ad agire indisturbato, evidentemente questo è il suo compito per i suoi superiori e per i nostri controllori.
Gli sciacalli come costante del terrore nei palazzi: tollerati da anni da ACER e Digos
Quindi per capire realmente l’accaduto il giorno del Furto di Gandusio occorre però tornare indietro almeno di due giorni, al 12 luglio 2017.
Nella notte tra il 12 e il 13 luglio gli “sciacalli” di turno, avevano assaltato i palazzi di Gandusio sotto sgombero.
Quantomeno comodi a chi ha sgomberato poi i palazzi, questi giovani sciagurati, sotto gli occhi della polizia, con spranghe, machete e spray al peperoncino hanno aggredito in particolare i membri della nostra Associazione Sindacale .
L’assalto è cominciato nelle scale del civico 8 ed è continuato per strada, senza nessun intervento da parte delle forze dell’ordine presenti. Le stesse divise successivamente si sono rifiutate di inseguire gli assalitori, dopo averli osservati senza intervenire.
Forse avrebbero preferito che ci scappasse il morto. Nessuna tutela è stata data agli inquilini che da tempo, di fatto, hanno preso il loro posto nella gestione del caos in cui le istituzioni hanno gettato il ghetto di Gandusio.
Il giorno dopo, il 13 luglio 2017, gli inquilini, spaventati e stanchi, hanno appreso insieme a noi che i palazzi sono sotto sgombero per un ordinanza del sindaco, emessa proprio il giorno dell’assalto (il 12), ma applicabile solo dopo essere stata affissa per 15 giorni.
E’ per questo che affermiamo che lo sgombero, oltre che infame, è stato anche attuato illegalmente: lo sgombero, infatti, non sarebbe stato eseguibile prima del 27 Luglio, giorno ultimo dei 15 stabiliti per legge dall’emissione dell’ordinanza per la presentazione del ricorso.
Evidentemente il compito della polizia era quello di vigilare su altro, come dimostra la telecamera installata davanti ai palazzi fino al 14 luglio, ovvero sulla nostra capacità di reazione alla loro evacuazione nazista. Lo sgombero è avvenuto nell’unica mattina in cui l’Associazione Sindacale Pugno Chiuso non era vigile.
Lo scippo di Gandusio ha inizio: la criminalità ACER e PD daà il peggio di sé
Alle sei del mattino del 14 luglio 500 elementi tra: celere, polizia stradale, digos, carabinieri, vigili urbani, finanzieri, pompieri, funzionari ACER e assistenti sociali hanno letteralmente invaso i palazzi popolari di via Gandusio, dopo aver staccato luce, gas e acqua, per trascinare fuori dagli appartamenti gli inquilini e le inquiline.
Hanno obbligato quasi 90 nuclei familiari ad arraffare alla rinfusa pochi beni e a lasciare nei loro appartamenti TUTTO IL RESTO; la loro vita. Ad alcune persone è stato impedito di recuperare persino i medicinali salva-vita, secondo una logica che era “alla bontà del celerino”.
Malati, bambini e animali domestici erano in bella mostra, costretti alla strada, già alle otto del mattino e, poco tempo dopo, un’inquilina è stata portata via in ambulanza per un infarto nervoso.
Un dispiegamento di forze incredibile per annullare e cancellare la memoria e la resistenza di una comunità proletaria, sotto attacco non da ora e ignorata da tutti.
C’era anche qualche giornalista che deve aver perso per strada la macchina fotografica, la telecamera o gli appunti, viste le castronerie che i media hanno dato in pasto alla popolazione, parlando di una 30ina di abusivi cacciati da un palazzo popolare per motivi di sicurezza. In realtà, il sindaco con la sua ordinanza ad hoc per sgomberare i palazzi di via Gandusio, scavalcando la legge, ha giocato con la vita di quasi 20 nuclei familiari con un regolare contratto a termine, 7 con contratto definitivo e una circa 60 occupazioni abitative: in tutto, più di 300 persone.


Un appartamento popolare vuoto è occupabile, ma se ACER lo assegnasse non lo sarebbe più – perché non lo fa? Perché deve venderli: è un ordine delle banche, del governo, dei grandi industriali e del PD che li rappresenta tutti

Per mesi, da dicembre 2016, gli inquilini sono stati terrorizzati, disinformati e alla fine messi in poco tempo davanti al fatto compiuto di soluzioni: prendere o lasciare, peggiorative sia contrattualmente che dal punto di vista delle condizioni degli appartamenti sostitutivi. A causa dunque del loro allontanamento forzato durato appunto mesi: mesi di ricatti e di velate e non velate minacce, molti appartamenti si sono liberati.
In realtà a dimostrazione del fatto che ACER non assegna molti erano liberi, murati e spaccati da anni, non assegnabili, quindi legittimamente occupabili da bisognosi.
Anche gli occupanti dunque, per noi non sono altro che auto-assegnatari.
Hanno fatto quello che ACER non fa, hanno rimesso a posto appartamenti sfitti, rendendoli agibili e abitabili. Donne, uomini e bambini che semplicemente, non si erano accontentate dei portici ma avevano preferito optare per degli stabili sfitti, distrutti, murati o blindati, non assegnati da ACER, ma comunque popolari, PATRIMONIO DELLA CLASSE OPERAIA non certo proprietà di Alberani.
Un’ora e mezzo in Comune ignorati da tutti – ci hanno chiusi dentro a fatto stancare, ma noi abbiamo detto tutto. Dov’erano i giornalisti?
La vera censura di regime arriva dopo il ratto delle case, quando con alcuni inquilini ed inquiline abbiamo occupato l’atrio del Comune rincorso il sindaco Virginio Merola che è scappato via dal retro, con le forze dell’ordine a proteggerlo dalle domande scomode che gli venivano urlate, nessun quotidiano ha parlato della sua fuga.
Una fuga dalla realtà.
Nessun quotidiano ha detto che per un’ora abbiamo fatto comizi col megafono in cui a caldo spiegavamo l’accaduto, sempre nell’atrio di Palazzo D’Accursio, dove era in corso un’iniziativa degli attivisti di SGB che, fuggiti al nostro arrivo, hanno perso l’occasione di solidarizzare con noi, seppure in ritardo.
Tra le cose dette al megafono, vi era la denuncia della svendita di 197 alloggi popolari da parte di ACER, proprio il 12 luglio, il giorno dell’assalto e dell’emissione dell’ordinanza di sgombero. Il nostro megafono dentro Palazzo D’Accursio tuonava:
”Nella mattina del 12 luglio siamo stati davanti alla sede centrale di ACER, protetta da due camionette di celerini, perché proprio lì dentro si è svolta l’asta pubblica di case popolari distribuite su tutto il territorio bolognese, che abbiamo denunciato, come l’ennesimo furto ai danni degli inquilini e degli operai: i veri proprietari dell’edilizia popolare pubblica, pagata con i salari e le tasse di scopo come la GESCAL”
Abbiamo denunciato che anche gli striscioni di quel giorno sono chiusi dentro i palazzi di Gandusio, sequestrati con le nostre bandiere, i nostri computer, i nostri documenti e gli effetti personali di tutte le persone sgomberate.
Sempre nell’atrio del comune abbiamo incrociato altri consiglieri: Lepore (PD), Martelloni (Coalizione Civica) e nessuno di loro ci ha voluto ascoltare davvero, per mettere un freno a questa operazione nazista che è stata una vera e propria evacuazione. Proprio di evacuazione aveva parlato nel dicembre 2016 la stessa Gieri – assessora alla casa – che si è data di macchia e non ha voluto mettere da subito la faccia in questa oscura faccenda quando siamo andati a cercarla a palazzo, la cercheremo ancora… per parlarle.
Tutto Palazzo D’Accursio si è lentamente svuotato dei membri della giunta comunale e dei turisti per fare spazio alla celere in tenuta anti-sommossa, incaricata di scortare fuori coloro che, tra bambini e adulti, non avessero rinunciato alla protesta, impedendo al contempo a chiunque di entrare e accostando la porta, come per evitare che la scena fosse visibile all’esterno.
Il nostro presidio davanti al muro di Gandusio: per una casa popolare e per avere giustizia e verità
Adesso, dopo più di una settimana, alcune di quelle persone dormono per strada, davanti al cantiere che sbarra l’accesso alle loro case, ai loro beni: siamo noi, quelli con la testa dura.
Altre sono da amici o parenti, mentre altre ancora si sono disperse tentando di scappare dallo sciacallaggio degli assistenti sociali. Circa 8 famiglie sono finite all’ex ostello di via d’Agola, costrette ad accettare un soluzione abitativa degradante e inadatta alle esigenze di chiunque, anche solo per assenza di luce, acqua o spazio per i nuclei familiari più ampi. Avranno questo trattamento per tre mesi o meno, poi anche loro andranno a fare compagnia agli altri abitanti della strada che dormono sotto ai portici, dopo aver lottato contro i ricatti dei servizi sociali a cui è stato dato ordine di separare i bambini dai genitori perché si sa, per ogni bambino che prendono sono soldi che intascano le strutture da cui dipendono, ormai di pubblico non ci sono rimasti nemmeno i cessi in questa città dominata dalla massoneria che tutto copre, peggio della mafia.
Dobbiamo fare tutto da soli: supportateci!
Sembra incredibile, ma ci sono foto e video a testimoniare tutto questo, visibili andando sulla nostra pagina Facebook “Associazione Sindacale Pugno Chiuso”. Abbiamo preso il posto delle forze dell’ordine nell’assalto degli spacciatori, abbiamo preso quello dei pompieri quando, mesi fa, uno dei palazzi è andato a fuoco, spento le fiamme e buttato le masserizie piene di diossina sviluppatasi dal rogo, da soli: ora dobbiamo sostituirci anche ai giornalisti. Dobbiamo sopperire alla disinformazione e alla censura ai danni di donne e uomini, famiglie e singoli del popolo, operai e disoccupati distrutti già dal mercato del lavoro, con la sola colpa di essere in emergenza abitativa.
In tutto questo anche la palestra popolare, riaperta a seguito di un’occupazione simbolica che reclamava la sua apertura, dopo anni di disuso, e il circolo Arci-Guernelli, parte integrante degli stabili popolari, sono stati sequestrati. L’interno del Guernelli è stato devastato e saccheggiato, come molti dei nostri appartamenti, e i due baristi che ci lavoravano hanno perso il lavoro. Esprimiamo a loro, la nostra massima solidarietà, in questi anni hanno sofferto e gioito con noi, anche loro sono proletari, hanno perso il salario e rischiano come noi di perdere tutto.
Una delle tante dimostrazioni dell’orrore e dell’illegalità di questo atto di forza del sindaco è la solidarietà, espressa in maniera più o meno esplicita, da alcuni membri della celere, o i nervosi sorrisi con cui i funzionari ACER hanno risposto alle pesanti accuse degli inquilini e delle inquiline prima di scappare via. E’ ormai palese che, quando si parla di ACER, non è più un ente gestore che si sta nominando ma un associazione a delinquere in mano alle grandi cooperative e alle banche, che lucrano sulla miseria di chi ha riconosciuta una situazione di emergenza abitativa e, per tanto, dovrebbe essere tutelato anziché minacciato da ordinanze di sindaci troppo ubriachi per ricordarsi come dovrebbe funzionare un paese civile.
Dovevano intascare milioni di euro e coprire la verità: ecco perché tanta fretta
Perché tutto questo? I lavori di ristrutturazione degli stabili di edilizia popolare di via Gandusio rientrano in un progetto chiamato Rig.Ener.A., che prevede milioni di euro di fondi se e solo se i lavori avranno inizio entro settembre. Non per nulla già il 14 sera era tutto sbarrato mentre venivano scaricati i materiali per i lavori alle nostre spalle. Per questo abbiamo deciso di dichiarare un presidio permanente là dove un tempo vivevamo, con il solo scopo di far ottenere un tetto sopra la testa a chi ne ha bisogno, e ad oggi sul quel marciapiede è costretto perché un tetto non ce l’ha.
Entrando più nello specifico, per quanto riguarda il progetto Rig.Ener.A. sappiamo che i fondi per gli interventi previsti per il 2017 ammontano a 1.742.000 euro, mentre per il 2018 parliamo di 1.925.504,33 euro per un totale di 3.667.504,33 euro, il tutto con il co-finanziamento del comune di Bologna che deriva dalla vendita delle case popolari nel 2013-2014 per la bellezza di 3.163.000 euro. L’appalto dei lavori comunque è stato assegnato a MANUTENCOOP e CONSORZIO INTEGRA per un totale di 6.096.489,06 euro. La chiusura del cantiere è prevista per il 2019. Adesso non rimane che vedere che fine faranno soldi e lavori.
ACER ci sfratta, HERA ci uccide ed è sempre il PD che lo decide
L’obiettivo da raggiungere è che facciano qualcosa anche per quella discarica di HERA dietro via Gandusio che è riuscita a provocare il cancro ad un bambino di 14 anni la cui identità, per motivi di privacy, preferiamo tenere per noi. Tanti sono i morti e i malati in via Gandusio per colpa di Hera e delle esalzioni provenienti dall’area dell’ex-Gasometro. E, ovviamente, che si comincino ad assegnare alloggi a chi ne ha bisogno anziché occultarli e poi svenderli a privati.
Questa è la storia, paradossale e incredibile, di come banche e cooperative, con l’aiuto delle istituzioni, hanno trasformato un gruppo di proletari, di famiglie e operai, in senzatetto da un giorno all’altro, senza battere ciglio.
Ma noi non ci arrendiamo. Martedì 25 luglio alle h 16,00 chiamiamo un’assemblea in via Gandusio per denunciare l’accaduto e cominciare a muoverci verso la città che ci ignora.
Nel frattempo chiediamo a chiunque ne abbia la possibilità di portarci beni di prima necessità, scatolame, acqua, assorbenti, disinfettanti, cibi a lunga conservazione, zampironi, gazebo e qualsiasi cosa possa aiutare a resistere sotto l’impietoso sole delle estati bolognesi.
Vogliamo anche ringraziare tutte le realtà di lotta che hanno espresso la loro solidarietà: Iinvitiamo in particolare Social-Log e i Si.Cobas con la certezza di trovarli, martedì e nei difficili giorni che seguiranno, combattivi e al nostro fianco.
Le case popolari appartengono alla classe operaia e lavoratrice, sono state già pagate con i nostri salari, e ora vogliono rubarcele. Tu da che parte stai?
Associazione Sindacale Pugno Chiuso

#Bologna Assemblea pubblica degli inquilini di via Gandusio

Pubblicato da La Voce delle Lotte su Martedì 25 luglio 2017

Nato a Cesena nel 1992. Ha studiato antropologia e geografia all'Università di Bologna. Direttore della Voce delle Lotte, risiede a e insegna geografia a Roma nelle scuole superiori.