Mentre l’estate è al suo massimo apice, in Campania si continuano a perdere centinaia di posti di lavoro. Oramai tutte le regole che disciplinano il mercato del lavoro, le dinamiche che lo sviluppano, le iniziative che dovrebbero incentivarlo, sono saltate.

Saltate per l’incompatibilità tra lavoro e capitale con scelte sostenute tanto dalle amministrazioni quanto dagli imprenditori. Scelte che hanno vinto anche grazie alle organizzazioni sindacali, che non hanno saputo – o forse voluto -andare aldilà di piccole e male organizzate iniziative di lotta. In alcuni casi non hanno nemmeno avuto l’onestà intellettuale di leggere in chiave politica gli accadimenti  e, quindi, ragionare diversamente  per trovare soluzioni concrete e alternative rispetto a quanto stanno imponendo i governi centrali e locali ai lavoratori.

Un fronte comune ed organizzato delle tante vertenze in essere  è l’unica risposta che il proletariato può e deve dare ai capitalisti, perchè solo organizzando le masse produttrici e mettendole insieme la parte padronale avrà serie difficoltà, economiche sopratutto. Pensiamo ad uno sciopero generale di tutte le categorie  di quelli che da anni non ne vediamo.
I danni economici per i padroni sarebbero ingenti  la contrattazione potrebbe a quel punto, con buona probabilità, prendere un percorso diverso. Chiaramente questo potrebbe portare a un innalzamento dello scontro con le forze di polizia, messe in campo da parte del governo. Ma questa è un’altra storia e non ha il diritto di preoccuparci se
vogliamo un mondo diverso e a misura d’uomo. Non è possibile rimanere isolati ognuno nel proprio ambito di lotta: i lavoratori del settore metalmeccanico, quelli delle nuove frontiere legate alle tecnologie come Hitachi, per passare poi a quelli della logistica con le lotte dei facchini, dove le condizioni di lavoro sono diventate assurde, fino ai lavoratori dei trasporti come Anm, EAV, CTP (senza citare altre realtà minori nelle mani degli sgherri del capitalismo dei piccoli padroncini) aziende/ditte i cui processi di licenziamenti e privatizzazioni hanno reso sempre più snelle con conseguenti danni ai servizi sociali, in special modo nella mobilità per i proletari che vengono dalle zone periferiche e suburbane.

Per non parlare del Porto, dove ogni giorno perde sempre più mercato e di conseguenza lavoro.
Da mesi i lavoratori Porto d Napoli sono impegnati in una lotta impari e senza precedenti. Senza parlare del mondo del lavoro sommerso, dove al lavoro nero si aggiungono ditte esterne che non rispettano alcun criterio e che forse rappresentano il doppio, se non il triplo, di tutta la forza lavoro dei settori che abbiamo preso come esempio. Ecco perchè sostengo che sia giunto il momento di mettere tutte insieme le forze, le energie, le idee, le proposte che certamente abbiamo e che sappiamo anche attuare, costruendo un vero fronte rivoluzionario di rivendicazione che rispetti la storia, la sensibilità, l’esperienza dei soggetti che lo comporranno.

Un fronte che abbia come centralità la classe operaia e i suoi diritti e non le  ragioni dei singoli o – peggio ancora – la cura del proprio orticello di qualche movimentesta e opportunista. La classe operaia ci impone la chiamata alle armi, la coscienza ad una maggiore partecipazione e impegno.

Se non ora, quando?!

Fabio Manta

Nato a Cesena nel 1992. Ha studiato antropologia e geografia all'Università di Bologna. Direttore della Voce delle Lotte, risiede a e insegna geografia a Roma nelle scuole superiori.