Capire cosa sia il fascismo è dirimente in una società umana che si avvia ad una svolta reazionaria di dimensioni gigantesche.  Assistiamo ogni giorno ad episodi di malsana violenza fascista, quale creazione di un odio razziale e al tempo stesso espressione politicamente organizzata.

Per molti il fascismo italiano è relegato ad un periodo storico ormai lontano, legato ad un partito e ad un dittatore, entrambi consegnati alla storia. Costoro lo rimandano ad un tempo passato negandolo all’attualità, fino al punto di affermare l’inutilità dell’antifascismo.

Anche molti antifascisti relegano il fascismo ad un passato dal quale prendere le distanze attraverso una continua condanna, ricordando magari le nefandezze espresse dal regime e aborrendo l’ideologia della quale si fece interprete, nella convinzione che ciò aiuti ad impedire che si ripeta. Proposte come quella di revocare la cittadinanza onoraria a Mussolini avanzata in molte città, in risposta al nascere di nuovi nazionalismi e idee di superiorità etniche, appare ben poca cosa, ad esempio, rispetto alla richiesta di messa al bando di organizzazioni politiche di ispirazione fascista e reato d’apologia al fascismo.

È persino facile notare come taluni antifascisti, protesi nella lettura del passato, non colgano la sua attualità, né i modelli contemporanei dei quali si veste, e anzi, proprio il ricordo del passato diventa un velo che impedisce di riconoscerne l’evoluzione. Caso emblematico e al tempo stesso eclatante, è quello del Movimento Fasci italiani del lavoro e delle liste elettorali ad esso collegate, presentate in tutta Italia da almeno quindici anni a questa parte e che in una circoscrizione nel mantovano, nell’utima tornata elettorale, ha ottenuto un risultato considerevole.

Così come la commemorazione del passato purtroppo non è sufficiente, e di certo non può costituire argine all’irrazionalità delle masse che, nei momenti di crisi economica, confluiscono spontaneamente verso l’autoritarismo.
Capire sino in fondo cosa sia il fascismo, è di fondamentale importanza per l’emancipazione delle masse lavoratrici in termini di responsabilità diretta che loro stesse hanno nei confronti dello stesso che, come movimento politico, si differenzia da altri partiti reazionari per il fatto che viene sostenuto e diffuso proprio dalle masse.
 
Secondo Wilhelm Reich, non è difficile notare come diversi raggruppamenti politici e ideologici della società umana corrispondano a diversi strati di una struttura caratteriale. Quando cade la maschera
dell’educazione, non appare immediatamente la socialità naturale, ma soltanto uno strato caratteriale sadico-pervertito. Sarebbe questa insana strutturazione responsabile del fatto che ogni impulso naturale, sociale o libidinoso, che esce dal nostro nucleo biologico per tramutarsi in azione, deve passare attraverso uno strato di pulsioni secondarie pervertite, subendo una deviazione in questa fase. Ed è questa deviazione a trasformare il carattere originariamente sociale degli impulsi naturali in pervertimento, costringendo ad imporre un freno a  qualsiasi autentica espressione vitale; trasponendo quindi la nostra struttura umana in campo sociale e politico.
 
Sostanzialmente il fascismo non rappresenterebbe né lo strato superficiale – identificabile negli ideali etici e sociali del liberalismo- né quello più profondo – sede del nucleo biologico e quindi di tutto ciò che è rivoluzionario, qualsiasi arte e scienza autentiche- ma il secondo strato caratteriale intermedio delle pulsioni secondarie (inconscio freudiano). Di conseguenza, dal punto di vista caratteriale, rappresenta un atteggiamento emozionale fondamentale di “un uomo autoritariamene represso dalla civiltà delle macchine e dalla sua concezione meccanicistico-mistica della vita”. Questo è il motivo per cui continua ad essere considerato, a scapito di ogni autentico sforzo di raggiungere la libertà, la dittatura di una cricca reazionaria, mentre nella realtà incarna un fenomeno internazionale che corrode tutti i gruppi della società umana di tutte le nazioni, al pari del capitalismo.
 
Inoltre, manifestandosi come movimento sorretto dalle masse, costituisce una amalgama tra emozioni “ribelli” e idee sociali reazionarie, tradendo tratti e contraddizioni della struttura caratteriale delle masse stesse e costituendo, nella sua forma più pura, la somma di tutte le reazioni irrazionali del carattere umano medio. Può fare la sua comparsa ammantato di sentimenti rivoluzionari, ma chiaramente non è mai rivoluzionario, per il semplice motivo che una rivoluzione rappresenta una volontà razionale di andare in fondo alle cose, la ribellione razionale contro condizioni umanamente insopportabili. Una ribellione fascista nasce sempre, invece, laddove un’emozione rivoluzionaria viene trasformata in illusione per paura della verità.
di Kenzo
 
Riferimento: Wilhelm Reich, “Psicologa di massa del fascismo”.

Nato a Cesena nel 1992. Ha studiato antropologia e geografia all'Università di Bologna. Direttore della Voce delle Lotte, risiede a e insegna geografia a Roma nelle scuole superiori.