Lo stupro non è soggetto ad una scala di valori, ad un processo di determinazione matematica che ne determini la più o meno solida ferocia, la più o meno greve entità. Uno stupro resta uno stupro, poco importa l’agente attivo che lo genera, poco importa l’origine o la provenienza di colui che commette un tale intollerabile ed esecrabile atto. Tuttavia, il sistema mediatico al servizio dello Stato borghese cerca la differenza, mette il dito nella piaga e sceglie di adottare una metrica di valutazione che distingue un aguzzino comunemente accettabile da un altro che invece costituisce una rarità, un’eccezione alla regola. Quasi volesse giustificarne gli atti. Ma come si fa a giustificare uno stupro, a fare la distinzione tra una violenza e l’altra?

La cronaca della storia di Firenze, tra abusi di potere e il non consenso delle vittime
Riprendiamo cronologicamente la trama dell’evento. Siamo a Firenze, dove una coppia di ragazze americane è stata vittima di uno stupro da parte di due agenti dei carabinieri. Le due giovani di 21 anni erano arrivate nella città per studiare arte e design ad inizio agosto. Lo scorso mercoledì avevano deciso di passare la serata in discoteca e all’uscita, intorno alle 2 e mezza, avevano chiesto informazioni ad una pattuglia dei carabinieri, i quali si erano offerti di ricondurle all’appartamento d’abitazione. I reperti biologici confermano che la violenza si è verificata all’interno dell’androne del palazzo di domicilio delle due giovani, dove gli agenti hanno esibito le armi intimidendo le due studentesse e impedendo alle ragazze di reagire lucidamente.

«Appena siamo entrate nel palazzo, ci sono saltati addosso. Io non ho urlato perché ho avuto paura delle armi», hanno infatti dichiarato ai giornalisti.
«Ero stordita, non mi sono resa bene conto di cosa mi stesse facendo, poi non sono riuscita a reagire.» Inoltre, una telecamera della zona ha ripreso l’arrivo della pattuglia dei carabinieri, che ha lasciato l’isolato solo 20 minuti più tardi.
Uno dei due agenti ha dichiarato che il rapporto sessuale avvenuto risulta del tutto consenziente, ma è stato provato che le due studentesse erano entrambe sotto l’effetto dell’alcool.Bisogna sottolineare, tuttavia, che la violenza sessuale non si verifica soltanto nell’atto fisico, ma anche nell’abuso di condizioni di inferiorità psichica o fisica della vittima che rendono il rapporto inevitabilmente non consenziente.

Lo stupro non ha colore
Si tratta di un altro caso di abuso di potere da parte delle forze dell’ordine che, protetti dalle mura infrangibili della legge borghese, si concedono la libertà di prodigarsi in azioni di violenza con la barbara semplicità di chi sa di possedere il coltello dalla parte del manico.
Uno stupro resta uno stupro. Sì. Eppure per l’onda mediatica che si è generata urla il contrario.
C’è chi difende la divisa, c’è chi condanna, con agghiacciante odio interclassista, la dissolutezza dello stile di vita delle due giovani, c’è chi non vuole crederci perché la storia di Rimini, dove una giovane polacca è stata violentata il 26 agosto scorso da tre giovani migranti, sull’onda di un comportamento puramente xenofobo, è stupidamente più reale. Ma perché?
Il migrante può stuprare, il poliziotto invece deve necessariamente goderedi un’immunità che gli è stata arbitrariamente concessa e se stupra, allora forse è meglio credere in una realtà artificiosamente simulataall’interno della quale forze dell’ordine non hanno mai commesso crimini o violenze.

Xenofobia e razzismo come risultato delle pratiche anti-migranti adottate dal governo Gentiloni 

La diffusione di un tale atteggiamento si impianta senz’altro nel panorama sociale come l’irrimediabile esito di un puro processo mediatico che, in seguito all’adozione di leggi anti-migranti (come il decreto Minniti-Orlando) da parte del governo Gentiloni e di pratiche di repressione impiegate nei confronti di questi ultimi, come nel caso di Roma e di Piazza Indipendenza, ha preso forme di radicale e quotidiano razzismo.

Lo stupro, tuttavia, non ha colore. Non esistono due pesi e due misure. Questo, infatti, non costituisce la conseguenza di una data provenienza culturale, ma l’effetto di un imperituro sistema patriarcale i cui confini non sono di certo delimitati da una cartina geografica.
Il migrante non è dunque il grande cattivo della storia. Il poliziotto, invece, non è il principe azzurro, come solitamente si crede.
Quando si stupra, si molesta, si manganella o ci si nasconde dietro l’impunità di una divisa ci si può definire, molto più probabilmente, principi del male.

Ilaria Fortunato

Nato a Cesena nel 1992. Ha studiato antropologia e geografia all'Università di Bologna. Direttore della Voce delle Lotte, risiede a e insegna geografia a Roma nelle scuole superiori.