Il collettivo femminista socialista “Il pane e le rose” spiega il ruolo reazionario del nuovo governo Milei anche sul fronte dei diritti delle donne. Un governo anti-popolare e amico del patriarcato che getta una sfida al movimento delle donne argentine, e non solo. Per questo manifestiamo in solidarietà allo sciopero generale in Argentina di mercoledì 24 gennaio.
Il movimento delle donne e della dissidenza di genere in Argentina è finito sulle pagine di diversi media internazionali ed è stato un esempio e una guida per migliaia di persone che iniziavano a sollevarsi contro il patriarcato, la violenza sessista e le politiche reazionarie dei governi in un mondo in crisi. Oggi si trova ad affrontare il piano di guerra di Milei e del suo governo e la sfida di proporsi come polo di attrazione per coloro che vogliono sconfiggere l’adeguamento.
Durante tutta la campagna elettorale, i movimenti delle donne e LGBT+ e i loro programmi sono stati un bersaglio permanente degli attacchi e del disprezzo di Javier Milei e dei candidati di La Libertad Avanza. Il Decreto di Necessità e Urgenza (DNU) presentato lo scorso dicembre e la Legge Omnibus sono i primi tentativi del nuovo governo di avanzare contro i loro diritti e di imporre un “discorso di Stato” reazionario, “pro-vita” e più in linea con il fondamentalismo cristiano. Allo stesso tempo, si sta preparando a sferrare un colpo decisivo alle condizioni di vita di milioni di lavoratori, lavoratrici e settori popolari, in accordo con gli interessi imperialisti e i piani imposti dal FMI.
Come denunciato da Myriam Bregman del Frente de Izquierda e da deputati di altri gruppi parlamentari, la Legge Omnibus introduce le definizioni del Piano dei Mille Giorni e della Legge Micaela, che mirano a negare l’esistenza delle persone trans; a ridurre le donne alla funzione materna; a rifiutare la nozione scientifica di “gestazione” per tornare al dibattito già sedimentato sulla concezione della vita e a eliminare il concetto di “violenza di genere”, per sostituirlo con l’eufemismo di “violenza familiare”.
Ma l’attacco non si limita alla “battaglia culturale” per bandire l'”ideologia di genere” e negare le richieste del movimento dall’agenda pubblica. Già dall’amministrazione del precedente governo, la situazione delle famiglie lavoratrici è peggiorata esponenzialmente con l’inflazione e la perdita del potere d’acquisto dei salari. Con le prime misure economiche, che comprendevano l’aggiustamento fiscale, la svalutazione, la liberalizzazione dei prezzi e il blocco dei salari nel settore pubblico, la situazione è peggiorata. Avevano promesso di aggiustare la casta, ma in realtà gli unici perdenti sono i settori popolari e operai. E tra questi, le più colpite sono le donne, perché il 64% dei redditi più bassi sono guadagnati dalle lavoratrici. Questo reddito, che non è sufficiente a coprire il paniere familiare, è l’unica fonte di sostentamento nel 12% dei nuclei familiari composti da una sola donna. E perché le giovani donne tra i 14 e i 29 anni sono in cima alla tragica classifica della povertà.
In Argentina Milei, in Italia Meloni: la solidarietà è unità nella lotta contro le destre capitaliste patriarcali
Anche in Italia il governo Meloni vuole imporre un discorso reazionario contro le donne e la dissidenza e sta attuando un aggiustamento a perdere delle nostre condizioni di vita. Con il suo slogan “Sono una donna, sono una madre, sono una cristiana” si appropria della retorica di un certo femminismo (liberale) per sfruttarla contro le donne stesse.
Sebbene la stessa Meloni avesse promesso di non toccare la legge 194 che garantisce l’accesso all’aborto, è stata attaccata incessantemente con diverse proposte di legge, con i tagli nei settori della sanità pubblica che se ne occupano e con la sua prospettiva più generale sulla “prevenzione” degli aborti.
Inoltre, ci sono state battute d’arresto nella lotta contro la discriminazione della comunità LGBT+, senza miure contro i crimini d’odio, e una diminuzione delle tutele per le famiglie di genitori dello stesso sesso, oltre a una resistenza ingiustificata alle misure antidiscriminatorie, come la procedura “carriera alias” nelle scuole.
In questo clima reazionario, la magistratura patriarcale ha colto l’occasione per emettere sentenze completamente offensive e rivittimizzanti nei confronti delle violenze subite dalle donne. Hanno liquidato le situazioni di violenza sostenendo che si erano verificate in un contesto “scherzoso” o ne hanno sminuito la gravità perché la vittima “non ha reagito rapidamente”.
Tuttavia, un punto rimane più che urgente nell’agenda femminista italiana. Per quanto riguarda la violenza di genere, il 25 novembre dello scorso anno si sono tenute manifestazioni di massa in seguito al femminicidio di Giulia Cecchettin, che ha sconvolto il Paese da un capo all’altro. Solo nei primi 15 giorni del 2024 sono state uccise sei donne.
Il 24 gennaio, il Pane e le Rose appoggia lo sciopero generale in Argentina e promuove la manifestazione solidale a Roma, in piazza dell’Esquilino, di fronte all’ambasciata argentina, dalle 17.30, insieme alla FIR-Voce delle Lotte altre realtà della sinistra.
Sono passati tre anni dalle mobilitazioni di massa che hanno portato alla conquista dell’aborto legale, sicuro e gratuito e al riconoscimento del diritto di decidere per le donne e altre identità. Di fronte a questo anniversario, le politiche del governo di Javier Milei hanno messo in allarme il movimento e l’urgenza di preparare una resistenza all’altezza. Questa resistenza è già iniziata con i cacerolazos e le assemblee che si stanno svolgendo in tutto il paese e a cui partecipano centinaia di lavoratrici e di giovani in modo autonomo.
Come affermano le compagne di Pan y Rosas Argentina, noi donne abbiamo la capacità di riunire e coordinare i settori più diversi della nostra lotta. Lo sciopero indetto per il 24 gennaio dai sindacati maggiori deve essere l’inizio di un piano di lotta per sconfiggere il DNU e la legge omnibus di Milei, le misure di austerità del ministro dell’economia Caputo e il protocollo repressivo di Patricia Bullrich, ministra della sicurezza.
Contro gli ostacoli imposti dalle burocrazie dei sindacati e dei movimenti, Andrea D’Atri, fondatrice del Pan y Rosas e legislatore eletto, è intervenuta all’assemblea di Ni Una Menos affermando che “dal nostro spazio incoraggiamo tutte le iniziative a sostenere lo sciopero e a partecipare alla mobilitazione. Ma anche a farlo in modo indipendente, esponendo le nostre richieste nel loro insieme, che non finiscono in un solo giorno, ma finiranno proprio quando riusciremo a sconfiggere il DNU, la Legge Omnibus, il Piano di Aggiustamento e il protocollo repressivo”.
Dall’Italia, come tante organizzazioni sociali, sindacali e politiche nel mondo, accompagneremo questa giornata di lotta contro i piani di affamamento dei lavoratori, contro la repressione e in difesa dei diritti e delle libertà conquistati con la lotta del movimento delle donne.
Il Pane e le Rose – Pan y Rosas Italia
"Il pane e le rose" nasce nel 2019 e riunisce militanti della Frazione Internazionalista Rivoluzionaria (FIR) e indipendenti che aderiscono alla corrente femminista socialista internazionale "Pan y Rosas", presente in molti paesi in Europa e nelle Americhe