Una categoria cinematografica in espansione (eppure terribilmente sottovalutata) è quella del cortometraggio. Cosa si intende per “cortometraggio”? Si definisce tale un video la cui massima durata massima è di 30 minuti (nell’epoca del muto, la durata massima era di 15 minuti). Oggi è protagonista di vari festival cinematografici che danno la possibilità a giovani autori di emergere.
(S)legami d’amore è un cortometraggio, prodotto in Italia nel 2014, diretto da Roberto Campili e Giovanni Lupi, il cui tema è il poliamore. Mario vede sua moglie Tiziana prepararsi per uscire. La vede truccarsi ed indossare abiti scollati: da questi elementi, capisce che sta per vedere il suo amante. Deciderà di seguirla, avendo accanto due “spiritelli”: il Dottor Epimeteo e il Dottor Prometeo. I due spiriti rappresentano l’uno le scelte puramente “borghesi” e tradizionaliste a cui l’uomo è portato a credere già dalla culla, l’altro incarna l’ideologia post sessantottina, molto hippie e dedita all’amore libero. Mario segue Tiziana, la vede entrare in casa di un uomo e restarci per almeno due ore. Finito l’atto del “tradimento”, Mario decide di incontrare l’altro uomo. Tuttavia, assisteremo ad un colpo di scena, che ribalterà il plot iniziale per mostrarci in cosa consiste l’idea di poliamore.
Un regia abbastanza lineare, personaggi alquanto felliniani e battute a sfondo socio-politico danno vita a questa piccola produzione. Il poliamore potrebbe sembrarne il tema principale: in realtà, tutto il plot sembra unicamente voler parlare di amore in termini più generali: di un tipo d’amore a metà tra l’ideologia borghese di matrimonio/fedeltà e la mancata rivoluzione sessantottina. Scena emblematica dell’intera vicenda è quella ambientata nell’ospedale psichiatrico, in cui i quattro personaggi inizieranno la discussione sul tema amore\poliamore, volutamente interrotti dai due dottori che stroncano la conversazione con un “andiamo a prenderci un caffè”. In questo preciso momento storico, siamo sia il dottore borghese, sia il malato rinchiuso in manicomio per le proprie scelte di vita, perché, in questo costante dubbio che divide da secoli pensatori, poeti e filosofi, preferiamo fare pausa e “prenderci un caffè”. Che sia tempo di far finire questo intervallo e ricominciare a vivere?
Sabrina Monno
P. S. L’appuntamento è per domenica 17 settembre per una recensione firmata da Matteo Iammarrone su un nuovo cortometraggio, “Il puro e l’impuro”, sempre dedicato al tema dei legami affettivi.
Nata a Bari nel febbraio del 1996, laureata presso la facoltà DAMS di Bologna e studentessa presso Accademia Nazionale del Cinema, corso regia-sceneggiatura. Lavora prevalentemente in teatro, curando reading di lettura e sceneggiature.