Nella metà degli anni ’90 il fondatore del carroccio Umberto Bossi lanciava le magiche parole d’ordine sul famoso federalismo fiscale.
Gli slogan puntavano il dito contro le regioni del sud, ree di sperperare denaro pubblico, contro quelle virtuose e perbene quali Veneto, Lombardia e il Piemonte .
L’ascesa della Lega Nord fu frenata da una serie di inchieste giudiziarie in cui erano imputati diversi esponenti del Carroccio, tra cui la stessa famiglia bossi. Inchieste dove la Lega faceva accordi con le cosche calabresi in cambio di voti.

La magistratura, in inchieste piu ‘ recenti risalenti al 2010, scoprì tramite foto ed intercettazioni telefoniche che gli accordi tra Lega e ‘ndrangheta risalivano agli inizi degli anni novanta, cioe’ quando i gruppi malavitosi si sono inseriti nel mercato e nella politica lombarda. Un’ondata di soldi sporchi finivano nelle casse del partito leghista, che a buon viso gridava al popolo padano la seccessione dal sud Italia, cioè il distacco dalla corruzione, ma non disdegnavano di fare affari con i malavitosi del sud.

Per queste vicende Bossi è stato costretto a passare la mano e a consegnare il trono leghista a Salvini.

Il nuovo segretario fin dall’inizio ha cercato di portare in secondo piano le ruberie del partito costruendo una massiccia campagna di odio contro gli immigrati.

Razzismo e xenofobia sono le uniche tematiche di cui Matteo Salvini puo’ avvalersi per portare il carroccio al potere politico: “ruspe” e “tutti a casa loro”, sono le sue uniche parole. Le sue idiozie non coinvolgono soltanto i suoi amati “padani”, ma prendono posto nella mente di tanti meridionali, soprattutto dei napoletani che vorrebbe far bruciare dalla lava del Vesuvio.

Il capo del carroccio approfitta di alcuni avvenimenti in Europa tra cui la Brexit, l’ascesa di Le Pen in Francia e infine l’indipendenza della Catalogna, per rilanciare il suo progetto a metà tra secessionismo e nazionalismo, lanciando un referendum consultivo, che si svolgera’ il 22 Ottobre 2017 soltanto in Veneto e Lombardia per chiedere l’ autonomia delle due regioni.

Il referendum chiede se si vuole che le due regioni abbiano minori spese verso il governo centrale. In tal caso la proposta dovrebbe passare come legge approvata dal parlamento dopo le elezioni governative. L’ennesima buffonata propagandistica senza alcuna possibilità di realizzazione.

Un referendum che se vedrà la propria realizzazione comporterà un impoverimento ulteriore dei lavoratori delle regioni meridionali, gia’ sfruttate da sempre dai capitalisti del nord attraverso il lavoro nero e da continui tagli alla spesa pubblica. Un referendum per chiedere l’indipendenza di una “nazione” che non esiste, che non ha alcuna cultura comune, che non ha una popolazione che si riconosce nella stessa lingua. Insomma una vera e propria operazione di propaganda.
A sostenere questa ipotesi reazionaria l’appoggio sul tema da parte del M5S e il silenzio-assenso di molti sindaci del PD.

 

Per non legittimare questa buffonata è giusto e necessario astenersi dalla partecipazione al voto del referendum.

Pietro Tresso

Nato a Cesena nel 1992. Ha studiato antropologia e geografia all'Università di Bologna. Direttore della Voce delle Lotte, risiede a e insegna geografia a Roma nelle scuole superiori.