In migliaia e migliaia in diverse piazze di Italia ieri ci siamo mobilitate per il diritto all’aborto sicuro, gratuito e garantito, al grido di Molto di più della 194. A soli tre giorni dalla possibile elezione della prima premier donna abbiamo voluto esprimere in massa la nostra contrarietà al governo xenofobo e conservatrice della Meloni, ma non ci stiamo nemmeno più a cadere nelle illusioni di una sinistra che non ha mai fatto i nostri interessi ma si camuffa da alleato come fa la Boldrini permettendosi di scendere nelle nostre piazze.

Ce lo ricordano bene le compagn* della periferia di Roma che, riappropriandosi degli spazi che attraversano, le hanno gridato di andare via.


Ieri, 28 settembre, siamo state in piazza per la giornata internazionale del diritto all’aborto.

A soli tre giorni dall’elezioni nazionali che hanno visto come primo partito Fratelli d’Italia e la vittoria del centro destra, anche se a fronte del più alto tasso di astensionismo mai registrato nella storia della Repubblica, le donne hanno voluto prendere posizione: migliaia e migliaia in tantissime piazze d’Italia si sono mobilitate non solo per rivendicare il diritto all’aborto sicuro, gratuito e garantito che la 194 già tutela solo in parte, ma che per come è applicata spesso diventa proibitiva per le donne di diverse regioni d’Italia a causa dell’obiezione di coscienza; sono scese in piazza anche per rivendicare la propria contrarietà ad un governo conservatore che parla di famiglia naturale, che con la retorica populista di voler rendere effettivi i diritti in realtà li attacca frontalmente -come succede per l’aborto, considerando che la Meloni è la firmataria della carta delle associazioni incontrate a Verona nel 2019 di stampo ProVita e Pro famiglia tradizionale, e non lo nasconde.

Non ci dobbiamo dimenticare però chi, ieri, ha permesso che l’oggi diventasse realtà. E a ricordarcelo ci sono le compagne della periferia di Roma che ieri in piazza hanno avuto la sfortuna, o forse la sfortuna è stata la sua, di incontrare la Boldrini, deputata del PD che da sempre ha strumentalizzato le questioni di genere in una prospettiva iper-liberale, cioè si è sempre interessata anche su questo fronte a dare possibilità a poch* e lasciare indietro molt* (qui il  video).

La Boldrini non è la prima volta che si presenta alle piazze di NonUnaDiMeno, con i suoi bodyguard al seguito ovviamente, sentendosi legittimata di rappresentare una fetta di femminismo che fino a ieri non ha avuto troppa contrarietà all’interno di un movimento che ancora definisce poco il suo obiettivo finale, che ha criticato sempre le istituzioni per i tagli, le politiche ecc., ma che non ha mai rotto fino in fondo con esse.

Di fronte alle crisi, all’avanzata della destra, alle politiche reazionarie però non si può continuare a rimanere imparziali su questo piano e la voce della ragazza che urla alla Boldrini di dover andare via sembra un chiaro indirizzo.

La questione, che la Boldrini non riesce nemmeno ad afferrare quando dice alla ragazza che la scelta è tra PD e Meloni, è che noi non pensiamo di avere governi amici. La Boldrini distorcendo la realtà storica afferma che ci sono state donne in parlamento che hanno permesso l’approvazione del diritto all’aborto, ma si dimentica che queste sono state spinte con le spalle al muro da un movimento femminista combattivo e da un movimento di massa radicale.

Questo non sarebbe stato possibile con le forze politiche parlamentari come la socialdemocrazia, rappresentata dal PCI e la Democrazia Cristiana. L’aborto è stato conquistato, come il divorzio, il diritto al lavoro salariale alle donne con paghe superiori che si potessero quantomeno ravvicinare a quelle degli uomini, con la lotta di centinaia di migliaia di donne che hanno resistito nelle piazze ai proiettili, ai manganelli e alle violenze della polizia.

Oggi, come ci insegnano le compagne della periferia di Roma, dobbiamo riconquistare quella forza e pensare che non ci sono altre possibilità che difendercele da sole i nostri diritti e lottare ancora più duramente per conquistarne altri, senza illusioni che ci possano essere governi amici né di destra né di sinistra. Perché il patriarcato non si abbatte con una legge lo si distrugge insieme al capitalismo per una società dove i più non dettano legge e morale sulla vita di tant*.

Nata a Napoli il 1997, già militante del movimento studentesco napoletano con il CSNE-CSR. Vive lavora a Roma. È tra le fondatrici della corrente femminisa rivoluzionaria "Il Pane e Le Rose. Milita nella Frazione Internazionalista Rivoluzionaria (FIR) ed è redattrice della Voce delle Lotte.