Riprendiamo la nostra analisi dello scritto di Engels L’origine della famiglia. Il secondo capitolo, a cui dedicheremo diversi articoli, offre uno sguardo abbastanza generale e vasto sulla storia della famiglia, dalle sue origini con il matrimonio di gruppo per lo stato selvaggio, il matrimonio di coppia per la barbarie per giungere infine alla monogamia nella civiltà, ed alla nascita della sua componente essenziale quale la proprietà privata. Tutte premesse fondamentali che troveranno poi il loro massimo progresso e la loro estrema libertà d’azione nella società capitalista.

La famiglia
Si pensa che l’origine della famiglia risalga alle origini dell’umanità, ma in realtà non esistono ancora fonti certe che possano provare questa tesi. Sicuramente essa deriva dall’orda, la sua controparte e il più ampio gruppo sociale presente tra le bestie. La prima forma di matrimonio di cui si è potuto attestare l’esistenza è infatti il matrimonio a gruppi, dove non esisteva la gelosia e vigeva il matriarcato (era riconosciuta solo la discendenza da parte di madre).  Anche le successive prime forme di famiglia erano assai ben diverse da come la conosciamo oggi. Numerosi studi e ricerche(1) dell’epoca hanno dimostrato infatti che le prime forme di famiglie erano poligamiche, poliandriche e, addirittura, che ancora prima di queste si possa ipotizzare l’esistenza di un commercio sessuale illimitato all’interno della tribù da parte di entrambi i sessi, cosa certamente in contrasto col modo, non certo privo di contraddizioni, in cui la nostra cultura concepisce il sesso e col suo senso del pudore. Lo stesso concetto di incesto, del resto, in quella fase storica non esisteva ancora e nemmeno lo scandalo del commercio sessuale tra genitori e figli. È solo col passare del tempo che la famiglia si è evoluta fino ad arrivare alla famiglia composta dalla sola coppia singola. Una rivisitazione storica, questa, che fa decadere la visione borghese di una famiglia intesa come da sempre monogamica e quindi stazionaria.

Tra gli Irochesi (popolazione nativa dell’attuale stato di New York), ad esempio, troviamo la famiglia di coppia, ovvero quella forma di unione dominata dal matrimonio monogamico facilmente scioglibile da entrambe le parti. Ma questo tipo di organizzazione è soltanto un proforma in quanto, in realtà, gli Irochesi con il termine figlio o figlia non si riferiscono solo ai loro figli, ma anche a quelli dei loro fratelli maschi e per costoro egli è il loro padre. Viceversa la donna irochese chiama suoi figli e figlie quelli delle sue sorelle. I figli di fratelli si chiamano tra loro fratelli e lo stesso per i figli di sorelle ma i figli di fratelli e sorelle si chiamano tra loro cugini.

Questo uso, che noi diremmo contraddittorio rispetto ai reali rapporti rapporti di parentela, non fu presente solo fra gli Indiani d’America, ma anche presso alcune popolazioni dell’India. Prova che va subito a smentire chi, per lungo tempo, ha continuato a sostenere che la famiglia fosse un qualcosa di stazionario e immutabile da sempre. Come hanno affermato sia Marx ma anche l’etnologo Morgan, la famiglia si evolve continuamente nel corso del tempo; ciò che invece non si evolve ma al contrario si ossifica sono i sistemi di parentela. Anche nella società capitalista la famiglia progredisce, in tempi diversi, al contrario dei suoi sistemi di parentela. Ma in realtà è un progresso effimero che non va minimamente ad intaccare il sistema capitalista perché, nonostante tutti i suoi progressi, essa mantiene sempre e comunque alcune caratteristiche fondamentali per la società quali, in primis, il patriarcato, da cui derivano la discriminazione e la sottomissione delle donne da parte degli uomini, l’enfatizzazione di un’immagine maschile e di un’immagine femminile che a sua volta ha portato alla discriminazione anche tra donne e donne e tra uomini e uomini, tra eterosessuali e omosessuali ma anche tra omosessuali stessi in alcuni casi e, ancora, la proprietà privata dei figli e la mercificazione del corpo della donna. Anche se in alcune forme familiari alcuni di questi meccanismi non li si riscontra esplicitamente, essi permangono come un implicito e sotterraneo riferimento culturale, ad esempio nel diverso trattamento tra uomini e donne a livello di salari e diritti del lavoro, soprattutto nelle classi lavoratrici.

Successivamente all’orda, al matrimonio di gruppo e ad un possibile commercio sessuale illimitato, nacque quello che si può veramente definire come il primo stadio della famiglia intesa come struttura, la famiglia consanguinea, ovvero quel tipo di famiglia dove i gruppi matrimoniali incominciarono a separarsi per generazioni. Tutti i nonni e le nonne nell’ambito della famiglia sono tra loro marito e moglie e lo stesso vale per i loro figli. In sintesi sono esclusi dal matrimonio solo i discendenti, padri e figli. Oggi, o meglio già al tempo di Marx ed Engels, questo tipo di famiglia non esiste più. Il secondo stadio è invece occupato dalla famiglia punalua (scoperta presso il popolo hawaiano), quel tipo di famiglia che escludeva, oltre a genitori e figli dal matrimonio, anche fratelli e sorelle. Da questo nuovo tipo di organizzazione, e non solo (pare infatti che anche presso gli australiani, che non avevano la così detta “famiglia punalua”, ma una forma antecedente al matrimonio di gruppo, ci fossero le gentes) nacque la famosa gens, un gruppo di famiglie che si riconoscevano in un antenato comune, da cui ogni famiglia primitiva si scissa dopo un paio di generazioni. Essa fu poi la base di ogni ordinamento sociale nello stadio della civiltà. La ritroviamo quindi in maniera particolare fra i Greci e fra i Romani. Ma la sua creazione è anche fondamentale, perché segnò non solo la fine del commercio sessuale tra consanguinei ma anche la fine dell’estensione massima della comunità familiare col passaggio da un tipo di organizzazione sociale ad un altro.

In seguito si ebbe poi, successivamente anche allo sviluppo dell’idea di generare una razza più forte, la famiglia di coppia, già presente in qualche caso anche al tempo del matrimonio di gruppo, dove tutti i matrimoni tra parenti erano proibiti. La troviamo in particolare tra gli Irochesi e anche tra altre popolazioni native dell’America. Questa forma di famiglia ovviamente superava, a livello di restrizioni, anche il sistema delle gentes primordiali. Questo ovviamente non significò che il matrimonio di gruppo e altre pratiche di promiscuità furono abolite. Il matrimonio di coppia infatti non va confuso con la monogamia patriarcale, in quanto questa forma di matrimonio era dissolubile da ambo le parti e i figli come in precedenza appartenevano solo alla madre. Senza contare che presso gli stati selvaggi e barbari la donna nella società aveva non solo una posizione libera, ma anche di alta considerazione. Certo, talvolta lavorava anche più degli uomini ma la stima del suo popolo nei suoi confronti era molto più alta rispetto alla donna della civiltà occidentale odierna, omaggiata di galanterie e penalizzata nel lavoro. È interessante quindi notare come in realtà l’istituzione familiare sia nata dal restringersi delle pratiche di intimità coniugale, che prima invece interessavano tutta la tribù, e che nonostante parliamo di società nello stadio superiore rispetto alla barbarie e agli albori della civiltà, la famiglia ha già raggiunto un grado di sviluppo abbastanza avanzato. Ma tuttavia la nascita della monogamia non fu dovuta tanto ad un senso di amore individuale, quanto piuttosto ad una migliore organizzazione sociale, che spesso si rifletteva anche in convinzioni religiose (il concedersi ad un solo uomo visto come un diritto da riscattare tramite la penitenza dell’antica comunanza degli uomini). E ciò è dimostrato anche dal fatto che con il matrimonio di coppia molti uomini incominciarono al darsi a pratiche e metodi per procurarsi le donne che poco hanno a che fare con l’amore individuale, come il “matrimonio per ratto” o il “matrimonio per compra”. Per molti aspetti possiamo dire che il ruolo sociale della donna in questa fase di transizione tra la barbarie e la civiltà fu molto contraddittorio e controverso, e sicuramente variò molto anche da popolazione a popolazione.

Per quanto ciò possa sembrare strano e insolito, gli antropologi, per lo meno i contemporanei di Engels, erano quasi tutti d’accordo(2) sull’affermare che la famiglia di coppia è stata voluta dalle donne. Successivamente, da ciò poi gli uomini introdussero la monogamia stretta ma solo per le donne. Con l’inizio della monogamia applicata in senso stretto venne quindi superata anche la famiglia di coppia tipica dell’impostazione americana e si passò alla civiltà, anche se con qualche eccezione e con modalità diverse ovviamente a seconda della popolazione a cui si faceva riferimento. Ma il passaggio quasi transitorio tra la barbarie e la civiltà non segnò solo l’inizio della monogamia stretta nel vecchio mondo, ma anche la nascita della proprietà privata. Anche in questo caso non è ben noto quando questa nacque esattamente, ma certo è che la sostituzione di caccia e raccolta con l’allevamento e l’agricoltura, l’istituzione della gens e l’istituzione della famiglia monogamica, che poi divenne in seguito anche patriarcale, furono sicuramente tutti fattori importanti per consentire lo sviluppo di questa importante struttura della società capitalistica, in primis presso i Semiti e gli Ariani, primi popoli pastori e sedentari. Proprietà privata e patriarcato infatti erano strettamente collegate in quanto chi era in pieno possesso della proprietà era proprio il capofamiglia (è facile dedurre che con la proprietà privata si ribaltarono i rapporti di forza tra uomo e donna nell’istituzione familiare), e con proprietà ovviamente non ci riferiamo solo al bestiame e a agli attrezzi, ma anche agli schiavi. In quella fase transitoria era infatti nata anche la schiavitù. Mentre negli stadi inferiori la forza lavoro umana non aveva avuto nessun valore – i nemici venivano uccisi –, sull’onda dei profondi mutamenti nei rapporti sociali e di produzione anche la forza lavoro umana incominciò ad assumere il suo valore, valore ovviamente non ancora inteso in termini economici e di retribuzione. Man mano, quindi, che la società progrediva in termini meramente tecnologici e strutturali, cambiava anche l’organizzazione interna e gestionale della famiglia. Ma rimaneva ancora un ostacolo assai fondamentale all’interno della famiglia. A quell’epoca, difatti, vigeva ancora il matriarcato nel diritto di eredità e gli uomini, nonostante fossero ormai diventati anch’essi padri riconosciuti e possessori di proprietà forse anche più importanti di quelle della donna, non avevano ancora tuttavia il diritto di eredità sui figli, perciò il loro patrimonio, seppur in parte accresceva il loro potere, una volta deceduti sarebbe rimasto nelle mani della gens. Per risolvere questa contraddizione fu presto abolita anche la discendenza matriarcale. E se è vero che la famiglia è la riproduzione in scala della società, da quel momento la considerazione sociale della donna subì un calo abbastanza marcato e profondo. L’istituzione del diritto ereditario patriarcale ebbe le sue ripercussioni anche sulla gens, facendo sì che da quel momento nella gens rientrassero esclusivamente i discendenti di sesso maschile. Con questi profondi e radicali cambiamenti possiamo dire che il patriarcato fu istituito a tutti gli effetti andando a sostituirsi al matriarcato, rendendo anche la donna schiava dell’uomo e dandole l’unico compito di soddisfare le sue voglie e di procreare.

Azimuth

Note

(1) Cfr. A. Giraud-Teulon, Les Origines du mariage et de la famille (1884);C. Letourneau Evolution du mariage et de la famille (1888); A. W. Howitt, Kamilaroi and Kurnai : group-marriage and relationship, and marriage by elopement : drawn chiefly from the usage of the Australian aborigines : also the Kurnai tribe, their customs in peace and war (1880).

(2) Crf J,J. Bachofen, Il matriarcato. Ricerca sulla ginecocrazia nel mondo antico nei suoi aspetti religiosi e giuridici, 1861 e M.M. Kovalevsky, Tableau des origines et de l’evolution de la famille et de la proprietè (1890).

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