“Dopo l’azione squadrista fatta a Como dal Veneto Fronte Skinheads, un grande popolo di sinistra si è riunito in un grande corteo antirazzista e antifascista. Diverse migliaia di persone hanno sfilato contro l’onda nera che sta travolgendo il paese, in nome dell’antifascismo e dell’antirazzismo.”

Questa è l’estrema sintesi della gran parte degli articoli che hanno descritto il corteo voluto dal PD. Manca tra queste analisi un concetto tanto ovvio quanto trascurato: il fascismo non è comparso due settimane fa, né tanto meno è scomparso una settimana fa a seguito della manifestazione. Non possiamo dubitare che i compagni antifascisti militanti del PD siano in buona fede, d’altronde mai nella storia hanno avuto intese con i fascisti. Sarebbe da considerare la natura poco sincera di Renzi che, alla vigilia della campagna elettorale, organizza una grande piazza in risposta di un’azione squadrista, ma solo dopo che ha avuto un enorme risalto mediatico a livello nazionale.

Ma questa è pura speculazione.

Molto concreta è invece la discesa di un centinaio di fascisti da tutto il nord Italia a Modena, città in cui la tradizione antifascista precede la marcia su Roma. Questi, mascherati dietro al comitato “Difendi Modena”, che di Modena conosce solo l’aceto balsamico, hanno organizzato un presidio contro lo Ius Soli. A lungo sono durate le polemiche, e persino il sindaco del PD, Muzzarelli, aveva richiesto il ritiro dell’autorizzazione, anche in nome della medaglia d’oro per la Resistenza attribuita alla città. Salvo poi uscirsene, con un perfetto cortocircuito mentale, con una dichiarazione a favore della libertà di manifestare, anche e soprattutto per i fascisti.

Soprattutto per i fascisti, perché il contro-presidio antifascista militante, reso possibile dal lavoro di controinformazione dalla rete Emilia Antifascista, ha a malapena ricevuto l’autorizzazione dalla Questura. Si è ottenuta una piazza composta da circa 300 persone, con compagni di realtà diverse. Un dispiegamento di forze di oltre 200 poliziotti, tutto concentrato sul presidio antifascista, ha chiuso il presidio da tutte le parti. Le provocazioni sono cominciate quasi subito, quando il questore ha negato l’arrivo del furgoncino con l’impianto audio, con il quale si intendeva svolgere un corteo per il centro, fino a riunirsi con il presidio della sinistra istituzionale.

È seguito poi circa un quarto d’ora denso di tensione, con il presidio compattato che si avvicinava piano e pacificamente al cordone di polizia. Proseguono le trattative, sembra che il questore stia per cedere e che tutto fili liscio. Poi il corteo arretra, vengono lanciate alcune bombe carta e parte la carica. Il corteo si sfalda sin da subito, ma non basta. Chi cade continua a essere colpito, fatto che a Modena non si vedeva da tempo, diversi i manganelli piegati che si vedono nelle foto. Il corteo si disperde per le vie di Modena, controllato a vista dalla polizia. Il bilancio è di due fermi e un ferito all’ospedale col braccio rotto (su cui i poliziotti si sono praticamente seduti).

Tutto questo avveniva mentre a poca distanza, al presidio voluto dalla sinistra “istituzionale”, ci si spendeva in dolci parole sui diritti, la tradizione antifascista della città, la necessità di dare voce a chiunque, sulla necessità di rimanere uniti di fronte all’avanzata delle destre.

La miopia opportunista degli zombi della sinistra borghese li ha portati a resuscitare i dinosauri della destra borghese. Solamente gli oppressi e sfruttati di ogni angolo del mondo saranno in grado di sviluppare una lotta in grado di rimettere il fascismo nella pattumiera della storia. Ma perché sia tale, questa lotta dovrà per forza di cose essere anche anticapitalista e rivoluzionaria. Pena finire come i vecchi tromboni dell’antifascismo istituzionale.

Gabriele Bertoncelli

Redattore della Voce delle Lotte, nato a Napoli nel 1996. Laureato in Infermieristica presso l'Università "La Sapienza" di Roma, lavora come infermiere.