Dopo aver analizzato la gens irochese ci occuperemo ora la gens greca, per alcuni aspetti molto simile alla prima, per altri assai diversa, ma soprattutto più prossima alla società precapitalistica nonostante il permanere di alcuni elementi arcaici come la tribù, la gens e la fratria. Del resto sarebbe impossibile pensare di passare da una società ad un’altra senza una fase di transizione. Quest’analisi della gens greca inoltre vuole anche andare a sfatare il mito che da sempre gli storici occidentali hanno attribuito alla Grecia, ovvero quello di essere la culla della democrazia.

 

La gens greca

Anche i Greci, già nello stadio superiore della barbarie (1), erano organizzati in gentes, fratrie e tribù come gli irochesi ed altre popolazioni native americane, (fanno eccezione i Dori, presso cui le fratrie non esistevano). La gens dei Greci, tuttavia, si differenziò da quella irochese in quanto venne messo in discussione il matrimonio di coppia e il diritto matriarcale venne sostituito da quello patriarcale. Questo, ovviamente, andò a snaturare tutto l’apparato organizzativo della gens così come era stata concepita. Con il diritto patriarcale infatti il patrimonio della donna sarebbe passato, una volta sposata, nelle mani del marito e quindi nelle mani di un’altra gens. E per evitare ciò, in molti casi si arrivò persino a permettere, se non ad obbligare, il matrimonio all’interno della gens in modo che la donna potesse conservare il suo patrimonio anche una volta sposata.

 

In particolare, secondo quanto riportato dallo storico inglese George Grote (A History of Greece,1846-1856) la gens ateniese godeva dei seguenti diritti e doveri:

 

•stesso culto e funzioni religiose, e riconoscimento di un dio come capostipite della gens;

•luogo di sepoltura comune;

•diritto di ereditare l’un dall’altro;

•reciproco obbligo di aiuto, difesa ed assistenza in caso di aggressione;

•reciproco diritto e dovere di sposarsi entro la gens se parliamo di orfane o ereditiere;

•possesso, per lo meno in taluni casi, di proprietà comune, amministrata da un arconte (capo) e da un tesoriere;

•discendenza secondo il diritto patriarcale;

•diritto di adozione nella gens;

•diritto ad eleggere e deporre i propri capi.

 

Ogni gens ateniese possedeva un nome derivato da un presunto capostipite di cui, alla morte, i membri della gens e i parenti ereditavano anche il patrimonio. In caso di omicidio la precedenza veniva data ai parenti. Tuttavia, col passaggio dalla famiglia di coppia a quella monogamica, l’originario sistema dell’endogamia all’interno della gens andò a poco a poco sfaldandosi. L’unica cosa che rimaneva ancora in comune e che indicava anche una stessa discendenza tra i membri di una stessa gens era il nome gentilizio. L’albero genealogico era ormai così lontano che i membri della gens non potevano più provare la loro effettiva vicendevole parentela.

 

La fratria invece, a differenza della gens, funzionava in maniera analoga a quella degli americani. Si tratta di una gens madre suddivisa in tante gentes figlie che discendevano tutte dallo stesso capostipite. E qui, stando agli scritti di Grote ma anche a varie testimonianze letterarie greche, ad esempio i poemi omerici (2), la genealogia si mescola col mito dal momento che il capostipite era un dio e i suoi discendenti quindi erano delle mezze divinità – nell’Iliade ad es. Achille figlio di Peleo e Teti (3).

 

Come la gens, inoltre, anche la fratria aveva il diritto e il dovere di vendicare un delitto di sangue commesso contro un suo membro. Aveva un culto comune, che inizialmente si basava su una sorta di personificazione di vari aspetti della natura. Al suo interno vi era un capo, che teneva assemblee e che pare avesse anche dei poteri giurisdizionali e amministrativi. Sembra che la fratria, a differenza della gens, abbia ricoperto alcune funzioni amministrative anche dopo la nascita dello stato.

 

Infine anche qui abbiamo la tribù, cioè un insieme di più fratrie imparentate tra loro. In Attica, ad esempio, vi erano quattro tribù di tre fratrie ognuna, ed ogni fratria contava all’incirca trenta gentes. Nella Grecia, visto il territorio molto piccolo rispetto a quello del Nord America, il dialetto era molto simile tra le varie tribù, anche se in generale alla fine prese il sopravvento quello della regione dell’Attica, che ebbe più tardi un ruolo unificante e portò al riunirsi delle diverse tribù in un piccolo popolo, un’organizzazione sociale molto simile alla confederazione degli Irochesi. Questo, però, portò ad un’accumulazione e distribuzione della ricchezza in maniera diseguale, il che portò alla nascita di due nuove classi sociali, l’aristocrazia e gli schiavi. Siamo già un gradino oltre la civiltà irochese, sia dal punto di vista della tecnica, sia dal punto di vista dell’organizzazione sociale. Con i Greci infatti non possiamo più parlare di amministrazione comunistica, sebbene permanessero ancora dei retaggi di organizzazioni più arcaiche. Come si è ricordato sopra, ciò è normale in tutti i processi di trasformazione sociale, anche nei più radicali e repentini. In Russia, ad esempio, dopo la Rivoluzione d’Ottobre vi erano ancora alcune tracce del capitalismo(4). 

 

Queste tribù, dal punto di vista politico, erano costituite nel seguente modo:

 

•Il consiglio dei capi delle gentes (bule – composto successivamente da un’èlite di aristocratici);

•L’assemblea popolare (agora);

•Il capo militare, sacerdotale e giudiziario (basileus – pare che fosse scelto per ereditarietà, ma non ci sono prove certe di questa rinuncia al voto popolare).

 

A tutte queste manifestazioni politiche di democrazia potevano partecipare solo i cittadini, a seconda ovviamente anche del ceto sociale a cui appartenevano e con l’ovvia esclusione degli schiavi. Siamo evidentemente lontani dalle amministrazioni comunistiche degli Irochesi e di altre popolazioni americane, certamente molto più democratiche rispetto alle civiltà della Grecia durante il periodo miceneo. L’accumulazione di ricchezza e il diritto patriarcale presero infatti il sopravvento nella gens e nell’organizzazione familiare.  La comparsa di una nobiltà e di una sorta di monarchia, si accompagnò alla  nascita della  schiavitù, ancora limitata ai soli ai prigionieri di guerra, e di una guerra fra tribù che iniziò ad avere come obiettivi la conquista di bottini e l’assoggettamento di altri popoli. Mancava ancora un’istituzione fondamentale per far sì che tutto ciò fosse un processo continuativo e progressivo, lo Stato. E in seguito i Greci inventeranno anche lo Stato.

 

Azimuth

 

Note del redattore

(1) Engels individua tre stadi di sviluppo, ovvero  stato selvaggio, barbarie e civiltà.  Per la spiegazione di queste teorie rimando al primo capitolo, ma anche per una minima contestualizzazione di questa terminologia, rimandiamo al primo capitolo e alla rispettiva nota.

(2) Per il problema, ancora dibattuto, dei poemi omerici come fonte storiografica, rinviamo al nostro articolo sulla seconda parte del secondo capitolo dell’Origine di Engels.

(3) Citiamo di proposito un caso particolare. È vero che gli alberi genealogici delle gentes iniziano con un dio che si unisce con un mortale, ma nel caso di Peleo e Teti non è la parte divina, ma quella mortale – e maschile – a dare il nome alla gens.

(4) Come riporta Gramsci nei suoi Scritti politici (vol. 2 p.688 – 689) “nessun comunista ha mai promesso ai lavoratori di realizzare il regno di Bengodi in 24 ore” e perciò è normale che all’inizio anche nella Russia post-rivoluzionaria vi fossero ancora, o si riaffacciassero, alcuni elementi della società capitalista (la famosa Nep ad es.). Bisogna ricordare che prima di tale evento la Russia era un paese molto arretrato su tutti i fronti, il capitalismo non si era ancora affermato e nelle campagne vi era una povertà di fondo che si sarebbe potuta sanare solo dopo anni e anni. Questi elementi di continuità nella discontinuità si riscontrano insomma in tutti i grandi mutamenti, anche l’affermarsi del capitalismo vide il permanere di alcuni retaggi dell’antica società feudale.

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