Abbiamo già parlato in passato di come la tecnologia, o meglio, l’avanzamento tecnologico della società, non implichi un miglioramento delle condizioni dei lavoratori. La tesi che volevamo confutare è vecchia e puzza di morto: possono i robot sostituire il lavoro umano?

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Continuando il discorso da dove lo avevamo interrotto, in questo periodo Amazon sta implementando la presenza dei suoi “robot” all’interno dei magazzini del nord Italia: già sono presenti nel magazzino di Passo Corese nel Reatino, annunciando la creazione di un nuovo magazzino di distribuzione delle merci nella città metropolitana di Torino, a Torrazza Piemonte, prendendo dal mercato della merce umana 1200 lavoratori attualmente disoccupati.

Laddove precedentemente esisteva una mansione, quella dell’operaio “runner”, che mediamente percorreva 30km a turno nello spostare le merci tra gli scaffali e le zone di lavorazione e distribuzione, a breve esisteranno anche nella penisola i robot marchiati Amazon, che sposteranno interi scaffali, sostituendo i “runner” e portando le merci alle nuove postazioni di lavorazione e distribuzione, dove l’operaio dovrà muoversi a suon di tamburello.

 

Bando al luddismo, ciò su cui vogliamo soffermarci non  è tanto il ruolo del “runner” ma quanto l’utilizzo del robot: viene a riproporsi, a circa 105 anni di distanza, dall’applicazione industriale della tecnologia della catena di montaggio di Ford, il concetto di implementazione del carico di lavoro sui lavoratori, causato dalla tecnologia stessa.
Simile alla stessa catena di montaggio, l’operaio Amazon – già oggi cronometrato in fabbrica-  non avrà neanche più la possibilità di muoversi dalla propria pedana ergonomica di lavoro, e vedrà l’aumento da circa 100 a più di 300 articoli da scansionare, riparare, impacchettare, etc…

Insomma! Nel 21° secolo si palesa, proprio grazie alla tecnologia tanto millantata e distorta negli usi da certi personaggetti inutili alla maggioranza degli esseri umani del pianeta, la necessità del superamento del sistema produttivo di questa società, che spaccia l’implementazione dello sfruttamento  per progresso, il vecchio come il male ed il nuovo come il bene, in un’ottica tanto deterministica da fare schifo persino al mitico -nel senso di mitologico, ideale e senza corrispondenza gnoseologica (ossia sconnesso dalla realtà) – Karl Popper, semidio della classe dominante per aver intentato una distorta manipolazione della scienza e delle sue leggi pur di fare una critica alle tendenze dell’andamento delle società umane, che, a suo dire, puzzano proprio di determinismo!

Ora, senza scomodare filosofi o scienziati, analizziamo la società nel concreto: Noi parliamo di lavoratori e di sfruttamento capitalistico, non delle farfalle nel giardino dell’Eden!
La concretezza delle nostre parole e la realtà che si palesa di fronte agli occhi di tutti è unica: questa società sfrutta la vita delle persone per trarne profitti.

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Per questo, ai nostri tanto amati fiduciosi del progresso tecnologico diciamo che soltanto in una società in cui non sussiste il concetto di sfruttamento potrebbe essere possibile la creazione di robot, di automi, di esseri artificiali senzienti, di qualunque cosa! Ossia, solo in una società libera dall’accumulazione di profitti l’avanzamento tecnologico e, più in generale, quello scientifico sarà veramente libero di ingranare le marce, di poter abbattere quei limiti che oggi sembrano insormontabili, come, utilizzando un termine caro non solo agli scienziati ma anche ai fantasiosi credenti nel progresso, la velocità della luce!

 

Fonti
1) https://www.reuters.com/article/amazoncom-kiva/amazon-rolls-out-kiva-robots-for-holiday-season-onslaught-idUSL3N0TL2U720141201
2) http://www.linkiesta.it/it/article/2014/12/01/come-funzionano-i-nuovi-robot-nei-magazzini-di-amazon/23707/
3) https://it.businessinsider.com/amazon-ora-si-affida-ai-robot-per-il-quarto-centro-in-italia-e-mette-i-dipendenti-su-una-pedana-vibrante-al-suono-del-tamburello/?refresh_ce
4) http://www.lastampa.it/2015/10/15/economia/amazon-porta-i-robot-in-europa-il-negozio-infinito-sempre-pi-veloce-OBzlUAMFG60EoVlYVh3eJM/pagina.html

 

Ar-Pharazôn

Redattore della Voce delle Lotte, nato a Napoli nel 1996. Laureato in Infermieristica presso l'Università "La Sapienza" di Roma, lavora come infermiere.