Una qualsiasi nazione, un qualsiasi Stato sia esso monarchico o borghese che abbia già organizzato un sistema scolastico atto a preparare ed ammaestrare le nuove generazioni; una volta impartita la conoscenza e l’uso della lingua e della scrittura, pone come elemento essenziale – condicio sine qua non, prima ancora delle conoscenze scientifiche ed umanistiche che serviranno per affrontare il mercato del lavoro – il rispetto dell’autorità, della Legge, dei principi etici e morali che sono a base dei rapporti tra gli individui per il mantenimento dell’ordine costituito.
Nelle nazioni cosiddette moderne non è possibile formare matematici, chimici, avvocati, medici, infermieri, operai, impiegati ecc, che non abbiano assimilato, prima ancora delle conoscenze scientifiche e tecniche, le regole, i valori ed il rispetto delle norme, anche di quelle non scritte, su cui tutta la società borghese si fonda.
Un qualsiasi cittadino, al di là delle sue reali capacità tecnico-scientifiche che non rispetti le regole date dalla classe dominante, non può essere di nessun vantaggio ai fini dell’attività a cui potrebbe essere destinato, anzi diventa un elemento disgregante e pericoloso e di per se stesso inservibile.
Va da se che la prima regola, i primi insegnamenti che la borghesia deve trasmettere, devono essere il rispetto della Legge e delle Istituzioni date, cioè formare onesti e bravi cittadini, realizzare forza lavoro docile e sottomessa.
Il compito della manipolazione e dell’indottrinamento è affidato a varie figure sociali, dagli insegnati ai filosofi del libero pensiero, dagli intellettuali ai sostenitori delle regole democratiche, dai legalitari manettari ai preti.
In questo compito di modificazione delle coscienze hanno facoltà di intervenire, con metodi anche coercitivi, poliziotti, padroni, psichiatri e la stessa autorità familiare se necessario.
Prima ancora di ogni altro elemento di educazione ed istruzione è proclamato il principio del rispetto della Legge e di tutte le norme che sono a base dell’autorità costituita senza questo principio ogni cittadino si potrebbe trasformare in un ribelle o peggio ancora in un rivoluzionario.
La Legge per essere accettata, senza che la borghesia debba ricorrere ogni qual volta a strumenti di coercizione e violenza, deve essere assunta come sinonimo di giustizia, cioè di ciò che è considerato onesto, probo ed equo e, l’organo che sovraintende al rispetto della Legge e delle norme dovrà configurarsi non tanto come lo strumento che amministra la legge ma strumento che gestisce la giustizia, cioè che realizza ciò che è giusto.
Ed è per tal motivo che maestri, professori, docenti, intellettuali, politicanti di varia natura, poliziotti e magistrati, scrittori e filosofi, da illustri scienziati ad onesti cittadini, dalle associazioni che lottano contro le mafie fino a quelle umanitarie, dai Rettori delle Università ai pennivendoli della carta stampata e delle TV, tutti diventano fieri paladini della legalità e delle Istituzioni tessendo gli elogi delle forze dell’ordine e degli organi giudiziari.
Che la Legge sia qualcosa di diverso rispetto al concetto di Giustizia e, non di rado addirittura contrapposto ad esso, risulta evidente non solo da un semplice studio dei governi che si sono succeduti nell’ambito del modo di produzione capitalistico, ma anche all’interno dei moderni Stati che oggi si richiamano ai principi di legalità e giustizia.
Nelle attuali democrazie non è strano trovare nei vari Stati nazione oppure in piccoli e grandi Comuni leggi apertamente razziste che evidentemente nulla hanno a che vedere con il concetto di giustizia.
Giusto per citare un esempio di come il razzismo sia diventato Legge in alcune realtà nel nord Italia evidenziamo il caso del Comune di Turbigo nel milanese che ha approvato un provvedimento che prevede un rincaro delle tasse anche oltre il 600 per cento per chi accoglie nei propri alloggi famiglie immigrate, ma anche le leggi nazionali discriminatorie nei confronti di cittadini richiedenti asilo politico e la carcerazione di parecchi mesi nei fantomatici CIE per coloro sfuggono da miseria e guerre, finanche alle multe o la carcerazione contro chi distribuisce cibo ai migranti.
Bambini nati in Italia considerati stranieri senza diritti e senza tutele, solo perché uno Stato riconosce il principio razzista dello Jus sanguins.
Allargando la visione, troviamo nel democratico Stato di Israele l’applicazione dei sistemi di segregazione razziale sia contro il popolo palestinese che contro la minoranza araba israeliana, il tutto nel pieno rispetto delle regole e delle leggi.
La schiavitù di qualche secolo fa, nella civilissima America, era perfettamente legale con varie norme e disposizioni che regolavano la tratta e la compravendita di schiavi.
Il colonialismo fu per l’epoca assolutamente legale e le ingiustizie commesse contro i popoli del Terzo Mondo furono ampiamente e tranquillamente accettate e considerate legittime dalle popolazioni occupanti.
Il razzismo è stato per secoli legale e supportato anche da false teorie scientifiche ad uso e consumo dei regimi reazionari.
Le leggi che la Borghesia approva nel suo interesse sono da ritenersi legali anche quando cancellano qualsiasi diritto per i proletari, quando tagliano servizi, sanità, trasporti, salari, pensioni. Tutto ciò è perfettamente legale ma anche tremendamente e profondamente ingiusto.
Le leggi che la borghesia approva per i suoi interessi e che dispone siano rispettate lo fa attraverso l’uso della forza. Senza l’uso della coercizione poliziesca, nessuna norma borghese resterebbe in piedi più di due giorni.
Quell’insieme di norme che la borghesia chiama Diritto, non è altro che il diritto del più forte, cioè il diritto di quella classe che è economicamente e politicamente più forte rispetto alle altre.
Quel Diritto che sancisce che la proprietà privata è sacra ed inviolabile e che garantisce lo sfruttamento e l’oppressione di una classe nei confronti di un’altra.
E’ del tutto evidente che per eliminare le ingiustizie e lo sfruttamento a cui sono soggetti miliardi di individui sul pianeta bisognerà abbattere non solo la classe dominante ma anche tutte quelle leggi che essa ha realizzato a tutela dei suoi interessi. Sarà necessario violare la legalità per affermare la Giustizia.
Nessun cambiamento sostanziale avverrà mai nel rispetto delle regole date o delle istituzioni falsamente democratiche e nè tantomeno con la benedizione dei preti che invocano la giustizia divina.
Salvatore Cappuccio