Nei prossimi anni il problema fondamentale e sempre più pressante di ogni lavoratore sarà riuscire a mantenere il proprio posto di lavoro, cercare di mantenere nel migliore dei modi la propria famiglia e non farsi sfruttare nel peggiore dei modi, in una frase: resistere all’assalto (ormai pluridecennale) dei padroni ai diritti e ai salari.

Alla GM Industry di Prato, il 14 giugno scorso, è accaduto proprio questo. I lavoratori, assunti dalla cooperativa Tutto servizi , con un regolare contratto di subfornitura, quindi con il vincolo lavorativo tra committente (GM Industry) e forza lavoro gestita dalla cooperativa, per svolgere lavori di logistica.

I lavoratori hanno denunciarono di effettuare turni anche di dodici ore, sei giorni su sette, il mancato rispetto del CCNL logistica e trasporto merci e di essere pagati 4 euro e 20 centesimi l’ora. Tutto questo sfruttamento, non risulterebbe nelle buste paghe dei lavoratori, risultano invece effettive settimane di quaranta ore. I lavoratori vengono sfruttati ma i padroni, sulla carta, fanno risultare le 168 ore mensili, omettendo quindi le effettive ore lavorate dagli operai pagando una miseria. La coscienza e la voglia di più tutele maturata nei lavoratori hanno portato quest’ultimi ad organizzarsi nel sindacato Si Cobas, per cercare di porre un freno al dilagante sfruttamento nel magazzino.

La risposta dei padroni è stato il licenziamento di 4 lavoratori, “mascherata” da un calo lavorativo. Il lavoro al GM Industry non è calato, perché vengono presi al posto dei quattro licenziati, lavoratori con contratto interinale (maggiormente ricattabili e pagati generalmente anche peggio degli operai diretti di cooperativa), quindi appare subito evidente che quella dell’azienda è una falsa motivazione: si tratta solo di un attacco politico ai lavoratori iscritti al Si Cobas da poco meno di un mese.

Il sindacato scende subito in sciopero e grazie alla mobilitazione unitaria dei lavoratori e anche di altri solidali venuti al picchetto fuori i cancelli dell’azienda, riesce dopo svariati tentativi di contatto con la cooperativa, sempre evitati dalla controparte, a ottenere il reintegro dei 4 licenziati.

I lavoratori, con la lotta, sono riusciti a far riassumere i 4 lavoratori iscritti da poco al sindacato, il cui licenziamento aveva evidente carattere punitivo e configurava condotta antisindacale da parte dell’azienda. La riammissione nel posto di lavoro con un nuovo contratto che conferma tutti gli istituti contrattuali del precedente, è la vittoria per antonomasia di ogni lavoratore che lottando vede tutelati i propri diritti, e migliorata la propria condizione di lavoro e quindi di vita.

Non dobbiamo però, da lavoratori coscienti del sistema di sfruttamento capitalistico, abbassare la guardia e abbandonare la lotta pur avendo ottenuto un risultato. Il Si Cobas, ha già annunciato un nuovo incontro con l’azienda per discutere di salari e di orario di lavoro. Lo sciopero e l’organizzazione dei lavoratori sono le armi della classe operaia per cercare di migliorare la propria condizione lavorativa all’interno di questo sistema di sfruttamento brutale e con sempre meno tutele formali e reali, e sono prerequisiti necessari per mettere in discussione tutta la macchina di sfruttamento capitalista.

di Vanjia