La prossima riforma costituzionale che probabilmente sarà varata in Francia ricorda il “renzismo decadente” di quello che fu il tentativo di riforma costituzionale in Italia. Se Renzi intendeva abolire il bicameralismo perfetto della democrazia borghese per accelerare la legiferazione a scapito di un maggior controllo dei parlamentari della borghesia sulle proposte di legge stesse, Macron ha svelato direttamente il velo: non interessa il numero delle camere parlamentari, va semplicemente tolta la possibilità di emendare le proposte di legge del Presidente.
Questa deriva antidemocratica segue quasi lo stesso filo rosso del continente europeo: dall’Italia all’Ungheria, l’avanzamento di governi apertamente di destra, palesemente reazionari, si è aperta la strada ad una nuova fase della politica capitalistica, di attacco generalizzato ai lavoratori, ai loro diritti, alle donne, ai migranti, alle identità lgbt, e non solo.
Un rischio reale, visibile anche in queste modifiche che la classe dominante applica alla propria sovrastruttura statale, segno lampante di questa ritorno della reazione nella “civile e democratica Europa”, quando la borghesia cambia a proprio uso e costume le proprie regole del gioco.


È questo il punto forte del quinquennio del presidente dei ricchi: riformare la Costituzione. Emmanuel “Giove” Macron non può assumere la sua posizione di riformatore della Francia senza modificare la Costituzione nella direzione di una maggiore “efficienza” che favorirà dell’esecutivo. Dopo aver presentato la minaccia di un referendum sui parlamentari per quasi un anno, è iniziata la revisione del testo, ma tutti sembrano determinati a metterlo in discussione.

Dopo quasi un anno di trattative, il progetto di riforma istituzionale arriva ai parlamentari. Macron è riuscito ad evitare il referendum che è rimasto come una spada di Damocle sulle teste dei parlamentari, per mesi, ma che rischiava anche di mettere in difficoltà il presidente dei ricchi, che non era -e che non è ora più che mai- al sicuro da un voto di sanzione da parte degli elettori. La sconfitta dello scorso settembre alle elezioni del Senato, dove il gruppo parlamemtare di Macron, En marche, non è riuscito, per un soffio, ad avere la maggioranza sul centrodestra di Les Republicaines nell’istituzione più conservatrice della Quinta Repubblica, ha costretto Macron a delle alleanze con gli eletti del MoDem per ottenere la famosa maggioranza (due terzi dei parlamentari dell’Assemblea e del Senato) e quindi poter riformare senza problemi.

Dal momento che il progetto di riforma costituzionale avverrà sicuramente attraverso la via parlamentare, ogni membro potrà presentare un proprio emendamento, di cui 1300 sono stati archiviati, dalla richiesta di passare da cinque anni ad otto della durata dell’esecutivo fino alla rivendicazione della Sesta Repubblica. Oltre a queste proposte di vari gruppi politici all’Assemblea e al Senato, En Marche ha anch’esso proposto numerosi emendamenti su diversi aspetti del testo, ciò ha costretto Sacha Houlié, responsabile di En Marche, a richiamare all’ordine le sue truppe contro la dispersione al fine di “avere un insieme coerente”.

In effetti, la coerenza fa parte del progetto di Macron. La riforma della Costituzione intende applicare la “razionalizzazione” alla creazione della legge. Questo è il motivo per cui il Presidente si concentra in primo luogo sull’accelerazione dei tempi di esame dedicati alle leggi. In altre parole, “l’andare e venire” dall’Assemblea e dal Senato, che dovrebbe garantire la conformità della legge con i grandi principi della Repubblica, ma che secondo la democrazia del regime, impiega troppo tempo. Vediamo qui che uno degli imponderabili della democrazia, il tempo del dibattito, infastidisce il membro più alto dell’esecutivo, che non pensa ad altro che “all’efficienza” e “alla razionalizzazione” del suo potere. In quanto tale, uno dei punti più spinosi di questa prima parte della riforma potrebbe essere il progetto di limitare il diritto di emendamento dei parlamentari, al fine di evitare “ostruzioni”, come afferma l’esecutivo.

La Riforma è accompagnata da una serie di misure che probabilmente non saranno discusse, come l’abolizione della Corte di giustizia della Repubblica o il riconoscimento della specificità della Corsica nella Costituzione. Ma è in sospeso l’altra parte della riforma, prevista per settembre, che si concentrerà sulla riduzione del numero dei parlamentari, sulla limitazione dei mandati nel tempo, e sull’introduzione di una dose proporzionale al legislativo. Queste misure mirano a rendere l’esecutivo sempre più forte in un regime già troppo presidenziale e segnato dal bonapartismo sin dalle sue origini. Quindi, con un minor numero di parlamentari, non sarà difficile rendere la maggioranza egemonica e di condurre il parlamento in linea con le politiche del Presidente.

Chiaramente, questa riforma della Costituzione intende modificare ad un livello più profondo le istituzioni ed il presidenzialismo che caratterizza così bene la cosiddetta democrazia della Quinta Repubblica. E’ anche un modo per il presidente dei ricchi di accelerare ulteriormente il ritmo già frenetico delle riforme neo-liberali con le quali ha attaccato il nostro campo sociale per oltre un anno.

 

Courante Communiste Revolutionnaire

Traduzione da Révolution Permanente

La Voce delle Lotte ospita i contributi politici, le cronache, le corrispondenze di centinaia compagni e compagne dall'Italia e dall'estero, così come una selezione di materiali della Rete Internazionale di giornali online La Izquierda Diario, di cui facciamo parte.