Secondo quanto riportato dall’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economici) l’Italia si attesta tra i primi posti nel mondo tra i Paesi di origine dei migranti. Al primo posto c’è la Cina, segue la Siria, la Romania, la Polonia e altri. Questo dato dovrebbe essere in sé sufficiente per demolire ogni argomentazione “salviniana” usata contro i migranti: per prima cosa serve a “riavvicinare” sia sul piano emozionale che su quello razionale la condizione del migrante a quella di chiunque altro ricordandoci che, non solo i nostri nonni e bisnonni si sono trovati in condizioni analoghe, ma anche i giovani e i lavoratori dell’Italia della crisi si trovano sempre più ad essere essi stessi migranti economici (la stessa categoria che la vulgata razzistica, nelle sue versioni più “moderate”, cerca di respingere operando una netta distinzione invece dai rifugiati di guerra).

In secondo luogo, questo dato contribuisce a demolire la logica dell’invasione, basata su argomentazioni molto vicine alle stesse usate dalla Germania nazista per la difesa dello “spazio vitale” (pericolo di sostituzione etnica, impossibilità di accogliere tutti, etc…). Non vi è alcuno spazio vitale da “difendere” se non quello dell’umanità intera. Ci sono invece diritti che possono essere estesi a tutti e le risorse possono essere trovate nella misura in cui la società verrà livellata e le classi sociali abolite. In caso contrario, la retorica salviniana dello “spazio vitale” sarà vittoriosa perché le “briciole” date ai proletari dei singoli Paesi durante alcune fasi (come quelle di crisi) potrebbero essere insufficienti. In una situazione di scarsità è facile che nascano conflitti ed è ancora più facile che questi conflitti vengano deviati nella direzione sbagliata, perché più immediata o più emozionale.

Il dato dell’OCSE, tuttavia, mostra come la retorica dello “spazio vitale” risulti assurdamente falsa e propagandistica anche in un contesto di “scarsità”: migliaia di immigrati entrano in Italia, ma migliaia di italiani emigrano in altri Paesi, e ancora (il quadro è alquanto complesso): alcuni italiani ritornano, e molti dei migranti che arrivano in Italia vogliono in realtà raggiungere altri Paesi. Non sono numeri, ma esseri umani che si muovono. Il punto è che gli esseri umani che si muovono presi e trattati come numeri non sono e non possono essere il problema. Il problema è come è organizzato il mondo entro cui si muovono. La scienza, la tecnica e una grande dose di buon senso possono garantire un mondo migliore dove la logica dell’invasione non ha senso di esistere e dove ciascuno potrà vivere nella parte del mondo che preferisce. Come primo passo in quella direzione dobbiamo, alla logica fuorviante della difesa dello spazio vitale e del conflitto delle nazioni, opporre quella della difesa e dell’estensione dei diritti e dell’emancipazione di tutti coloro accomunati da simili condizioni e interessi, la lotta di classe!

Matteo Iammarrone.

Nato a Torremaggiore, in Puglia, nel 1995, si è laureato in filosofia all'Università di Bologna. Dopo un master all'Università di Gothenburg (in Svezia), ha ottenuto un dottorato nella stessa città dove tuttora vive, fa ricerca e scrive come corrispondente de La Voce delle lotte.