Il ministro dell’interno Piantedosi, all’indomani dell’ennesima tragedia in mare dove sono morti 59 migranti tra cui un bambino di sette anni, ha rilasciato alcune dichiarazioni che di fatto colpevolizzano chi fugge da guerre e crisi. Le dichiarazioni sono un’ulteriore dimostrazione di quanto i rappresentanti del governo operino all’interno di un progetto politico che miri ad alimentare la guerra tra poveri e dividere la classe lavoratrice.


All’alba di domenica 26 febbraio un’imbarcazione proveniente dalla Turchia con 250 persone a bordo è naufragata al largo delle coste calabresi. Nel naufragio sono morte 59 persone, tra cui un bambino di 7 anni.

L’ennesima tragedia in mare che si consuma a largo delle coste europee che sempre più sono diventate muri invalicabili per persone che fuggono da guerre e carestie, che scoppiano spesso per responsabilità delle stesse multinazionali e dei loro Stati imperialisti occidentali che poi respingono i migranti.

Il naufragio ha generato diverse reazioni: dalle dichiarazioni ipocrite delle istituzioni europee (Von der Leyen e Metsola) a quelle dei rappresentanti del PD e della neo-segretaria Schlein.

Ma a destare polemica sono state le dichiarazioni del ministro dell’interno Piantedosi che ha commentato la tragedia affermando che “la disperazione non può mai giustificare condizioni di viaggio che mettono in pericolo la vita dei propri figli”.

Le parole del ministro, al di là del chiacchiericcio dei vari partiti dell’opposizione, sono di fatto l’espressione della posizione del governo, che nega le cause delle morti nel Mediterraneo e scarica tutto sugli individui, proprio come ha fatto sulla questione del reddito di cittadinanza. Cause che sono da ricercare sia negli accordi bilaterali che i vari governi italiani hanno stretto con i principali paesi di origine e transito (Libia, Tunisia ed Egitto), sia quegli accordi stretti dalla democratica Unione Europea (tra cui spiccano finanziamenti miliardari al governo di Erdogan).

A questo va aggiunta la militarizzazione e l’esternalizzazione delle frontiere europee che ha portato, nell’ultimo decennio, a rendere lo Stato italiano e l’Europa tutta un muro invalicabile.

Infatti, nonostante le grida scomposte dei vari democratici e progressisti contro i muri anti-migranti dei nazionalisti e reazionari come Orban, le coste degli gli Stati rivieraschi come Italia, Grecia e Spagna sono diventate cimiteri a cielo aperto.

Il Mediterraneo è una fossa comune nella quale giacciono ormai centinaia di migliaia di persone che cercavano di fuggire verso un mondo apparentemente migliore.

Gli accordi europei, che oggi Piantedosi rivendica a gran voce, esistono già e hanno provocato una carneficina nelle acque mediterranee. Le politiche europee, così come quelle italiane, sono state stilate all’interno di un framework emergenziale che ormai dura da almeno un decennio.

Infatti, nonostante si ripeta che la migrazione sia un fenomeno strutturale (di fatto non riconoscendo le responsabilità dell’imperialismo occidentale nel causare guerre e povertà nei paesi di origine), di fatto non vi sono leggi atte all’accoglienza dei rifugiati né azioni strutturali per un allargamento reale dei cosiddetti ‘canali regolari’.

Oggi, le principali forze della sinistra riformista e neo-riformista (come Unione Popolare), in reazione alle parole di Piantedosi, rivendicando l’aumento dei corridoi umanitari dell’associazionismo cattolico e delle organizzazioni non governative.

Tali azioni, per quanto utili nell’immediato, non rappresentano una soluzione veramente strutturale al fenomeno migratorio e soprattutto alle morti in mare.

Tornando alle parole di Piantedosi, esse di fatto seguono un piano ben stabilito di propaganda anti-migranti e anti-ONG. Infatti, la tragedia di Crotone ha sollevato diversi dubbi rispetto alla mancata prontezza dei soccorsi da parte della Guardia Costiera (si parla di assenza di mezzi e di mare troppo mosso) e alla necessità, per salvare vite in mare, della presenza delle ONG (in quel tratto di mare non vi sono mai stati interventi di questo genere).

In questo contesto nel quale rimbalzano accuse alle forze marittime italiane e all’azione del governo, è riemerso all’interno del dibattito proprio la criminalizzazione delle ONG.

E il governo, come era successo per i rave, ha fatto subito ricorso a un decreto legge che secondo l’esecutivo ‘regolarizza’ l’intervento dei soccorsi in mare. Ancora una volta la destra getta fumo negli occhi dell’opinione pubblica e della sua base elettorale e alimenta, ancora una volta, la narrativa xenofoba e razzista.

L’unico obiettivo di questo governo, rispetto alla migrazione, è quello di respingere centinaia di migliaia di migranti e sfruttare il fenomeno migratorio per mantenere un certo grado di consenso.

Lo scopo è quello di alimentare la guerra tra poveri e dividere la classe lavoratrice tra nativi e immigrati, tra bianchi e no, così da poter più facilmente peggiorare le condizioni dei primi, continuando a dire loro che li sta difendendo da orde di barbari pronti a sottrargli il poco che hanno, che invece è precisamente quello che stanno facendo i capitalisti e il loro governo di destra.

A questa propaganda reazionaria e alle rivendicazioni della sinistra riformista che rimane “moderata” su questi temi per apparire “ragionevole”, opponiamo un reale programma di cambiamento delle politiche migratorie. In questo senso rivendichiamo un movimento solidale e internazionale che abbia come primo obiettivo l’accoglienza dei migranti nel nostro continente e che non ceda alla burocratizzazione dell’accoglienza e dell’inclusione. In questo senso è necessaria  l’abolizione delle norme che restringono gli ingressi ‘regolari’ nel nostro paese, come il sistema delle quote, che sempre più rappresenta il collo di bottiglia che riduce le entrate dei lavoratori nel nostro paese. Per far ciò, è sempre più necessaria la riduzione dell’orario di lavoro a parità di paga per la creazione di posti di lavoro per tutt* a prescindere dalla cittadinanza. 

La libertà di movimento delle persone viene prima della libertà delle merci, non il contrario!

Rivendichiamo la fine degli accordi bilaterali con la Libia, con lo scopo di combattere realmente i trafficanti di esseri umani, così come lo stop degli accordi miliardari con la Turchia.

Contro i programmi di riarmo e di vendita di armamenti a regimi autoritari partner dei paesi imperialisti che opprimo e affamano intere popolazioni!

Contro la discriminazione e per una vera lotta al razzismo per politiche sociali espansive, e per il rafforzamento e adeguamento dei servizi pubblici che tengano contro delle differenze!

Per un’unità della lotta, dalle campagne fino ai magazzini della logistica: contro lo sfruttamento dei caporali e delle cooperative all’interno dei posti di lavoro.

Contro il ricatto dei permessi di soggiorno legati alla residenza e al lavoro!

Per una classe operaia unita e combattiva.

Mattia Giampaolo

Laureato in storia contemporanea dei paesi arabi alla Sapienza di Roma, nel 2018 ha conseguito il master in Lingue e Culture orientali alla IULM University.
Dottorando alla Sapienza presso il Dipartimento di Scienze Politiche, con una tesi su Gramsci, la rivoluzione passiva e la Primavera Araba.