Ieri, Sabato 25 Agosto, quella che consideriamo la parte migliore della capitale svedese, cioè lavoratori, alcuni studenti, migranti e attivisti politico-sindacali, è scesa in piazza nel corso di due appuntamenti distinti (uno a Norrabantorget alle 12 e l’altro a Kungsholmen alle 16), ma legati tra loro dal filo rosso della contro-offensiva di classe a due attacchi provenienti da parti apparentemente contrapposte ma inserite all’interno del medesimo “gioco”: la limitazione del diritto di sciopero proposta dall’attuale governo a guida socialdemocratica e la minaccia fisica, corporale, ma sopratutto ideologica e propagandistica di una marcia nazista scesa in città (per quanto i militanti neonazisti di NM siano “solo” qualche migliaio nel Paese, gli elettori di SD, il partito anti-migranti con idee simili, sono molti di più, specie nelle aree rurali, e secondo alcuni sondaggi potrebbero diventare il secondo partito alle prossime elezioni di Settembre).

*”Vi är folket”(“Noi siamo il popolo”)

La limitazione del diritto di sciopero nasce come contromisura alle mobilitazioni salariali dei lavoratori della logistica del porto di Göteborg. Tale misura può essere vista come parte dell’intensificarsi di di un attacco globale nei confronti della classe lavoratrice e come solo l’ultimo di una serie di attacchi (si pensi al Jobs Act in Italia o alla Loi Travail in Francia). La proposta, come se non bastasse, è frutto di un accordo tra la “Confindustria” svedese e LO (il sindacato confederale controllato dal partito socialdemocratico) e  viene propagandata come misura di protezione nell’interesse collettivo. In Italia avrebbero detto “interesse delle nazione”, in entrambi i casi si tratta di un “misticismo” per ammantare il riferimento agli interessi dei capitalisti di quella nazione, in questo caso della Svezia. Ed infatti i blocchi messi in atto da Hamn4an, il sindacato indipendente dei lavoratori del porto, nei confronti della Maersk/APM-TErminals negli scorsi mesi hanno causato non pochi danni all’azienda stessa e “all’economia della città portuale” e non poche preoccupazioni al governo e alla borghesia nazionale e transnazionale. Il comitato d’affari della borghesia con questa legge vorrebbe:

  • Vietare ogni sciopero che non abbia come fine esplicito quello di raggiungere una pace sociale con il datore di lavoro (qualora tale accordo non sia pre-esistente).
  • Costringere i lavoratori non iscritti ad alcun sindacato a sottomettersi al sindacato che ha un accordo con il datore.

Come fa notare a ragione l’articolo di transnational-strike (una rete per la difesa del diritto di sciopero), il fatto che in Svezia il compromesso sociale capitale-lavoro sia riuscito negli anni a dare frutti meno acerbi ai lavoratori che quindi godono di condizioni migliori rispetto ai loro compagni di altri Paesi, non deve dispensarci dall’essere preoccupati per gli attacchi e le restrizioni che vengono messe in atto. Infatti, il peggioramento delle condizioni della classe operaia in un Paese ha quasi sempre un effetto domino per gli altri, mentre il miglioramento non equivale a un miglioramento generale.

Fonti: 

http://www.scb.se/hitta-statistik/statistik-efter-amne/demokrati/partisympatier/partisympatiundersokningen-psu/pong/statistiknyhet/partisympatiundersokningen-psu-i-maj-2018—val-idag/

https://www.transnational-strike.info/2018/08/23/strike-back-in-sweden-not-a-national-matter/

Matteo Iammarrone

Redattore della Voce delle Lotte, nato a Napoli nel 1996. Laureato in Infermieristica presso l'Università "La Sapienza" di Roma, lavora come infermiere.