Riceviamo e volentieri pubblichiamo un appello, redatto e sottoscritto da lavoratori e militanti sindacali di più settori e sigle, per un’assemblea operaia nazionale, sulla scia dell’appello per un fronte unico intersindacale lanciato l’anno scorso.


Le condizioni di vita e d’impiego dei lavoratori sono da anni in continuo peggioramento, sotto attacco del padronato – nazionale ed internazionale – e dei suoi governi d’ogni colore, sempre fedeli al sistema capitalista.

L’onda delle conquiste del secondo dopoguerra – ottenute grazie a dure lotte operaie – si fermò già al finire degli anni settanta, a fronte dell’esaurirsi del ciclo di crescita economica postbellico del capitalismo e dell’aprirsi di quello di lunga crisi attuale.

La Cgil reagì consolidando l’unità con Cisl e Uil, per gestire assieme il pompieraggio delle lotte operaie e la ritirata sindacale, abbracciò la cosiddetta “politica dei sacrifici” sostenendo la necessità di sacrificare gli interessi dei lavoratori in nome del preteso comune e superiore “interesse nazionale”, e sancì così il tradimento del sindacalismo di classe.

A seguito di quella storica svolta, la reazione che ne scaturì fu da un lato il delinearsi di una corrente di opposizione all’interno della Cgil denominata “sinistra sindacale” e dall’altro la formazione di nuove organizzazioni sindacali, dette “di base”, che si posero fuori e contro la Cgil, da esse ritenuta definitivamente inservibile alla difesa della classe lavoratrice.

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Nel tempo, sull’onda di movimenti di lotta generalmente di categoria (ospedalieri, ferrovieri, aeroportuali, INPS, Vigili del fuoco, insegnanti, tranvieri, metalmeccanici, logistica), sono nati vari sindacati di base che, attraverso fusioni e divisioni, sono oggi riconducibili a quattro organizzazioni maggiori – Usb, SI Cobas, Confederazione Cobas, Cub – , altre minori (Adl Cobas, Slai Cobas, Sgb, Usi Ait), altre di settore o categoria (Orsa, Cobas Sanità Università e Ricerca), altre più piccole a carattere locale (Adl Varese, Sial Cobas, Soa, Usi).

In un arco temporale di ormai quasi quaranta anni, il sindacalismo di base ha condotto alcune importanti battaglie a livello aziendale o categoriale ma non è mai riuscito ad organizzare e dirigere un movimento di lotta generale della classe lavoratrice in grado di contrastare i gravi attacchi operati dal padronato e dai suoi governi. Quando le grandi offensive padronali sono state messe in atto – ad esempio con le successive riforme previdenziali e del lavoro – il controllo delle mobilitazioni è sempre rimasto in mano ai grandi sindacati confederali (Cgil, Cisl, Uil).

Uno dei fattori che ha contribuito a determinare tale incapacità del sindacalismo di base è stata certamente la condotta della maggioranza delle dirigenze di questi sindacati che, con grave miopia, hanno sempre anteposto l’obiettivo del rafforzamento della propria organizzazione a quello dello sviluppo di un movimento di lotta dei lavoratori, conducendo una continua lotta le une contro le altre.

In tal modo non solo hanno impedito una fusione organizzativa dei sindacati di base tale da giungere alla costituzione di un unico grande sindacato di classe ma – a fronte dei drammatici attacchi antioperai – nemmeno hanno perseguito l’unità d’azione nella lotta. Ciò non di rado ha condotto a indebolimenti ed arretramenti in quelle stesse categorie dove il sindacalismo di base era nato sulla iniziale onda di entusiasmo dei lavoratori più combattivi.

Anche questo autunno, ad esempio, è stato organizzato uno sciopero generale sostenuto da una sola parte del sindacalismo di base, in modo analogo a quanto oramai avviene da anni.

Dal canto suo, la cosiddetta “sinistra sindacale”, in questo arco temporale di quasi quattro decenni, non solo non è riuscita a fermare lo spostamento su posizioni di sempre più aperto consociativismo della Cgil – arrivata a promuovere insieme a Cisl e Uil, ad esempio, la previdenza e l’assistenza sanitaria integrative – ma si è addirittura sfaldata, andando la sua parte maggiore – le aree di “Democrazie e Lavoro” e “Lavoro e Società” – a sostenere, in modo aperto o appena velato, le linee direttive della maggioranza di quel sindacato. Dato palesatosi con ulteriore chiarezza nell’ultimo congresso, ancora in corso, in cui le lotte in seno alla maggioranza per la successione alla Segreteria Nazionale nulla hanno a che vedere con la linea sindacale consociativa, collaborazionista, antioperaia, che è condivisa da tutte le forze che sostengono il documento di maggioranza.

Fuori da questa dinamica, le forze della opposizione di sinistra – riorganizzatesi perlopiù nell’area “Il sindacato è un’altra cosa” – pur consapevoli di come sia tramontata ogni speranza di cambiare la Cgil restano al suo interno, da un lato per la persistenza di realtà di lavoro conflittuali, in cui spesso sono presenti, ancora legate alla Cgil, dall’altro lato in conseguenza delle divisioni del sindacalismo di base. E, fatto ancor più grave, esitano ad aderire a mobilitazioni generali che portano la stimmate della contrapposizione fra un fronte e l’altro dei sindacati conflittuali, anche se, nelle manifestazioni del 26, ci sono stati segnali incoraggianti in senso opposto, ad esempio a Firenze.

Da questo quadro emerge il dato ineluttabile per cui nessuna organizzazione o corrente sindacale conflittuale, classista, può oggi pensare di poter far fronte da sola alla condizione sempre più ardua della nostra classe.

Questo dato però è tanto evidente quanto è ignorato da gran parte delle attuali dirigenze dei sindacati di base le quali, invece di impegnarsi nella organizzazione di movimenti di lotta sindacale unitari, spesso preferiscono unirsi in fronti misti sindacali-partici, con cui poi muovere guerra le une contro le altre.

Noi crediamo che la strada per uscire da questa situazione incresciosa e dannosissima per la classe lavoratrice possa essere intrapresa solo dai militanti e dagli iscritti di tutti i sindacati di base e della opposizione di sinistra in Cgil disposti a farsi carico in prima persona di una BATTAGLIA PER L’UNITÀ D’AZIONE DEL SINDACALISMO DI CLASSE E DEI LAVORATORI.

 

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Promuoviamo a questo scopo una ASSEMBLEA NAZIONALE AUTOCONVOCATA con gli obiettivi di:

sostenere in ogni lotta dei lavoratori – sia essa aziendale, territoriale, di categoria o generale – l’unità d’azione dei lavoratori e delle organizzazioni sindacali conflittuali, come già avviene o è avvenuto in alcuni settori (ad esempio: sciopero nazionale dei lavoratori della scuola del 22 febbraio scorso; sciopero nazionale dei lavoratori postali del 25 maggio; piattaforma unitaria del sindacalismo di base nell’ultimo rinnovo del Ccnl dei ferrovieri; lotte contro le ritorsioni padronali agli ospedali Spallanzani a Roma e Galliera a Genova);

discutere la definizione di una piattaforma rivendicativa generale per la classe lavoratrice di pochi punti rivendicativi in grado di sintetizzare e contrastare efficacemente i molteplici problemi ed attacchi che affliggono la classe lavoratrice (bassi salari, frammentazione contrattuale, licenziamenti, carichi ed intensità del lavoro, infortuni e vittime sul lavoro, elevamento dell’età pensionabile).

Intenzione dei promotori dell’Assemblea non è costituire una nuova organizzazione sindacale ma unire i militanti delle organizzazioni e correnti del sindacalismo conflittuale nel rispetto di ciascuna di esse, per condurre con più forza la battaglia per l’unità d’azione delle rispettive organizzazioni, affinché questa possa imporsi e divenire completa, conseguente, capace di spezzare il sistema di potere del sindacalismo collaborazionista, fondato sul rispetto delle compatibilità economiche del capitalismo nazionale ed internazionale e sulla complicità con il padronato.

Affinché l’unione dei lavoratori nella lotta non sia solo uno slogan ma la prima conquista di noi tutti.

Martedì 6 novembre 2018

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ASSEMBLEA NAZIONALE AUTOCONVOCATA

DOMENICA 2 DICEMBRE A FIRENZE

Dalle 9.30 presso il CPA Firenze Sud in Via Villamagna, 27/A

 

Iscritti e delegati di Usb, SI Cobas, Confederazione Cobas, Cub, Cobas Sanità Università Ricerca, Il sindacato è un’altra cosa (Cgil), Orsa

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