Circa due ore fa fa le unità militari del PKK kurdo in Siria, le YPG, hanno confermato la triste notizia della caduta in combattimento del compagno Lorenzo “Orso” Orsetti, 33 anni, conosciuto in Kurdistan col nome di battaglia Tekoser. L’ISIS aveva annunciato poco prima che”un crociato italiano è stato ucciso negli scontri attorno alla città di Baghuz” insieme ad altri quattro combattenti YPG.

Uno dei servizi video in italiano più recenti sulla battaglia di Baghuz.

Orso era impegnato da circa un anno e mezzo nella milizia YPG del Rojava (Kurdistan siriano), ancora oggi schierata nella lotta quartiere per quartiere per liberare le ultime zone sotto il controllo dell’ISIS, ufficialmente già battuto giorni fa con la presa di Deir el-Zor, al confine con l’Iraq, ma ancora in grado di sostenere un’ultima disperata resistenza nella zona di Baghuz Proprio in questi combattimenti continuano a cadere miliziani, non solo kurdi, ma anche di tutte le altre etnie radunatesi nella Federazione Democratica della Siria del Nord, così come coloro, come Orso, provenienti da tutto il mondo per sostenere la lotta di liberazione contro l’ISIS, e che eroicamente pagano con la propria vita la solidarietà internazionalista agli sfruttati e agli oppressi degli altri paesi.

Un’intervista rilasciata solo pochi giorni fa da Orso.

Due settimane fa avevamo sentito questo compagno, Tekoser, che accanto all'YPG stava lottando per restituire la libertà a tutti e a tutte. Era una situazione molto difficile e precaria. Ma ci aveva tenuto a fornire agli ascoltatori della radio una testimonianza diretta. La trovate di seguito. Che la terra ti sia lieve compagno Lorenzo e che il tuo sacrificio possa stimolare mille battaglie contro lo sfruttamento e la sopraffazione ovunque collocati nel mondo!Ettore Davoli Orso Dellatullo Carletto Enrico Marchese Matthias Moretti

Pubblicato da Vengo anch'io – Radio Onda Rossa 87.9 su Lunedì 18 marzo 2019

A fronte della ritirata in Turchia di molti dei personaggi più in vista dell’ISIS rimasti in vita, e dunque della fine della campagna militare contro il sultanato in Siria, rimane la questione della difesa delle popolazioni della Confederazione Democratica della Siria del Nord dall’esercito turco, che ancora costituisce una minaccia di politica di annessione coloniale dell’area, così come da quello di Assad, che potrà reclamare, con il supporto russo, la vecchia porzione nord-orientale dello Stato siriano. In questo scenario, le poche truppe USA che rimarranno nel teatro siriano, il cui contributo militare ai combattimenti delle YPG è limitato ormai ad attacchi aerei mirati (come in questa ultima campagna) e rappresenta ancora un pericolosissimo cappio al collo alla causa della liberazione nazionale kurda in tutta la regione (il Kurdistan si estende anche in territorri oggi sottomessi da Turchia, Iran e Iraq), la quale sta ponendo con chiarezza cristallina la necessità di rompere con le classi dominanti locali (anche quelle che si dichiarano a spron battuto “antimperialiste”, che sono sempre pronte a sviluppare le proprie politiche di potenze, in appoggio a questa o quella potenza maggiore) e con i partiti kurdi loro alleati. La liberazione del Kurdistan ha bisogno di una strategia rivoluzionaria che rompa l’oppressione secolare fino in fondo, se non vuole rimanere un’utopia irrealizzabile.

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