Dopo il bollettino della protezione civile che certificava la strage per via del covid-19 e il discorso del presidente Conte di ieri, quest’ultimo che lascia comunque aperti enormi spiragli su cosa sia “essenziale” e cosa no nella produzione e distribuzione delle merci, arrivano le prime risposte da parte dei padroni.

Confindustria si ribella, chiedendo alle istituzioni di stare attente a non meno precisate conseguenze se venissero chiuse alcune aziende addirittura dicendo che potrebbero “non riaprire più”, che più di un grido di allarme, sembra suonare come una minaccia.

Anche Confetra (la Confindustria della logistica) si è esposta dicendo che il trasporto delle merci è essenziale (senza specificare altro, a quanto pare trasportare cosmetici, vestiti, cuffiette, cellulari e televisioni è essenziale anche con una pandemia in corso). Poi ha, come era prevedibile, esposto il proprio disappunto verso i lavoratori che stanno in astensione in massa per difendere la propria salute, in questo sostenuta dal Viminale che nella giornata di ieri ha chiesto ai prefetti di fare in modo che tutto funzioni come deve.

Le uniche cose sicure dopo le dichiarazioni di Conte e alla luce dei millecinquecento deceduti nelle ultime due drammatiche giornate è che le migliaia di lavoratori e lavoratrici dei servizi non essenziali che si stanno astenendo da settimane dal lavoro chiedendo il salario per tutti hanno ragione e devono continuare la loro coraggiosa lotta in difesa di se stessi e della salute pubblica e che le associazioni datoriali sono ormai schierate apertamente in maniera criminale contro ogni possibilità di limitare la diffusione del virus.

La prossima sarà una settimana cruciale per capire quanto Confindustria e Confetra vogliono portare avanti la propria linea e quanto la classe operaia e i lavoratori riusciranno ad opporsi a questa tendenza. Da una parte c’è chi difende i profitti di pochi, dall’altra c’è chi difende la salute di tutti.

CM