Un rapporto pubblicato da Oxfam rivela che il megaprogetto Tilenga (Total) verrà presto realizzato in Uganda; la regione del Lago Albert verrà distrutta a seguito dell’accordo firmato con i Paesi Bassi. Un grossolano esempio dell’estrema crudeltà dell’imperialismo.


Il 1° ottobre l’ONG Oxfam ha pubblicato il rapporto di ricerca che fa riferimento al megaprogetto di TOTAL in collaborazione con la China National Offshore Oil Company (CNOOC), il quale prevede la costruzione di un oleodotto lungo 1.445 km tra Uganda e Tanzania e che consentirebbe l’estrazione di 1,4 miliardi di barili di petrolio dalle rive del lago Albert, uno degli affluenti del Nilo.

 

Un progetto che distrugge il sistema idrico, le terre e i raccolti

Questo mega-progetto TOTAL, in fase di sviluppo dalla scoperta della fonte petrolifera nel 2006, si situerebbe nel cuore di un parco naturale in Uganda e comporterebbe la costruzione di un oleodotto quasi interminabile che attraverserebbe 1.445 km in Uganda e Tanzania, rappresentando una vera e propria minaccia diretta per gli ecosistemi, le popolazioni e il lago Albert, uno degli affluenti del Nilo. Basta immaginare 1.445 chilometri di condutture riscaldate fino in fondo con l’elettricità per permettere il flusso del petrolio, che è troppo viscoso.

Ma questo non avrebbe solo un impatto sull’ecosistema: colpirebbe anche decine di migliaia di persone che si guadagnano da vivere con l’agricoltura e la pesca e che verrebbero sfrattate dalla loro terra, perdendo la loro terra e i loro raccolti. Per evacuare le famiglie, le minacce e le molestie sono costanti, e il risarcimento che ricevono per aver lasciato la loro terra è più che scarso, insufficiente per acquistare terreni altrove.

Alla manifestazione del 15 settembre scorso, gli attivisti ambientali ed i giornalisti, hanno subito una forte repressione con alcuni arresti.

 

Un brutale saccheggio imperialista

TOTAL e CNOOC hanno concentrato gli investimenti in Uganda tramite filiali dei Paesi Bassi, che risultano essere i maggiori investitori in questo paese africano. Nel rapporto intitolato “Oil Money”, l’ONG Oxfam rileva che il trattato fiscale firmato tra questi due paesi consente a grandi aziende come TOTAL di avere rilevanti vantaggi fiscali. Il principale consiste nella detassazione dei dividendi sugli utili realizzati in Uganda per le società olandesi che possiedono più della metà delle azioni.

Questo priverà l’Uganda di gran parte delle sue future entrate petrolifere: il rapporto stima che l’Uganda potrebbe perdere fino a 287 milioni di dollari nei 25 anni di attività del progetto, solo per uno dei quattro blocchi o zone di esplorazione.

Questa terribile evasione fiscale è semplicemente criminale, soprattutto nel contesto di una pandemia in cui il settore sanitario dell’Uganda è tristemente sottofinanziato. Secondo il rapporto, nel paese, “il rapporto tra debito pubblico e PIL era già aumentato dal 38% dell’anno fiscale 2016/2017 al 45,7% previsto per l’anno fiscale 2018/2019, e potrebbe salire a più del 50% entro l’anno fiscale 2021/2022 a causa dell’ingente spesa pubblica dell’Uganda. Allo stesso modo, la Banca Mondiale ha espresso la sua preoccupazione rispetto all’aumento del deficit di bilancio del paese, che potrebbe situarsi tra il 7 e l’8,9 % del PIL nell’anno fiscale 2020/2021.

L’ipocrisia di TOTAL

Ma se c’è una cosa che caratterizza il grande business è la propensione al doppio gioco, e TOTAL non fa eccezione. Nel mentre il gigante francese sta realizzando un progetto che devasterà un parco nazionale e la vita di migliaia di persone in Uganda, distrugge pure posti di lavoro in Francia in nome dell’ecologia. La scorsa settimana, infatti, la società ha annunciato l’intenzione di chiudere le unità di raffinazione di Grandpuits, riaffermando il suo piano di porre fine a tutte le attività di raffinazione nel paese.

Di fronte a un simile attacco, la CGT Grandpuits ha pubblicato un comunicato stampa che denuncia l’ipocrisia di TOTAL: “Siamo convinti della necessità di abbandonare un modello economico strutturato intorno ai combustibili fossili. D’altra parte, sappiamo che, lasciata alle grandi multinazionali affamate di profitto, una simile prospettiva non potrà mai realizzarsi, se non sotto forma di menzogne volte a giustificare gli attacchi ai lavoratori”.

Per tutti questi motivi, è essenziale mobilitarsi per evitare i tagli dei posti di lavoro a Grandpuits e allo stesso tempo denunciare i progetti Total che saccheggiano il sottosuolo in Africa e devastano gli ecosistemi e la vita delle popolazioni! La battaglia di Grandpuits deve essere la battaglia di tutti!

 

Carla Biguliak

Traduzione di Valentina Tienghi da Révolution Permanente

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